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Venerdì, 19 Aprile 2024
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«Le attuali urgenze sono la distribuzione ospedaliera a livello provinciale e la medicina territoriale»

Il coordinamento dei comitati sulla salute dopo la polemica relativa ai 20 milioni di Speranza: «Livelli essenziali di assistenza per visite e ricoveri non rispettati, incognite sulle Case della Salute e sempre più ricorso alla sanità privata»

«È di questi giorni la sorpresa sui 20 milioni che, inizialmente promessi per integrare la sanità territoriale in provincia, sarebbero stati invece dirottati sul futuro nuovo ospedale. Prontamente l'assessore regionale Donini è intervenuto promettendo che i 20 milioni saranno rimessi a disposizione anche se, per trovarli, sarà necessario aprire un mutuo. I sindaci si sono alla fine dichiarati soddisfatti. Tutto risolto? No». Così il Coordinamento provinciale dei comitati su salute e medicina territoriale interviene per esprimere la sua posizione sulla querelle scoppiata in Conferenza socio-sanitaria tra i sindaci e i vertici di Ausl.

«Quei 20 milioni – spiega il coordinamento - promessi in pompa magna più di un anno fa, oggi sono ancora oggetto di discussione e dipendono dall’apertura di un mutuo i cui tempi e costi sono tutti da verificare».

«Si parla di pronto soccorso a Castel San Giovanni e  Fiorenzuola senza chiarire però se saranno funzionanti 24 al giorno e dotati di tutti i servizi correlati per tale gestione e senza chiarire inoltre quali prestazioni offriranno i due ospedali che, ricordiamolo, nel piano sociosanitario votato nel 2017 sono stati Castelsangiovanni ridimensionato e Fiorenzuola indicato soprattutto a specializzazione riabilitativa».

«Per Bobbio si parla di messa in sicurezza antisismica e nuovo parcheggio, ma più nulla si dice riguardo al suo potenziamento tanto sbandierato dietro lo slogan di “ospedale di montagna”».

«Ancora si promettono Case della Salute in tutti i distretti, ma ancora non è dato sapere (sia per quelle già esistenti che quelle nuove) quali prestazioni offriranno e quali investimenti, in organico e dotazioni diagnostiche Ausl intende fare. Per ora  quel che si sperimenta  nelle poche Case della Salute in provincia non  può essere considerato coerente con gli obiettivi che il piano regionale del 2016 aveva indicato, anzi».

«Riteniamo sia urgente fare chiarezza sulla destinazione di questi 20 milioni. A parte le promesse su muri da innalzare qua e là, Ausl faccia chiarezza sul modello di sanità provinciale che intende realizzare.

•          Fiorenzuola e Castel San Giovanni manterranno la loro capacità di risposta ospedaliera, evitando così di dirottare sempre maggiori prestazioni sull'ospedale del capoluogo?

•          Bobbio manterrà, come indicato nel piano sociosanitario, la sua condizione di Osco o finalmente si può pensare ad un ritorno alla sua precedente funzione ospedaliera?

•          L’ospedale attuale di Piacenza che per i prossimi 10 anni sarà ancora l’unico ospedale polifunzionale del capoluogo avrà adeguato l’organico e le dotazioni oggi in sofferenza ?

•          Le Case della Salute avranno (tutte) dotazioni coerenti con quella sanità che la regione aveva indicato nel suo piano di medicina territoriale?».

«Ciò significa,  come da mesi chiediamo come Coordinamento provinciale dei comitati su salute e medicina territoriale, che Conferenza Socio Sanitaria ed Ausl, prima di mettersi a spendere questi 20 milioni, aprano ad una profonda verifica del Piano Socio Sanitario, per rispondere alle esigenze che il territorio esprime. Perché una cosa è chiara. Quel Piano Socio Sanitario e le azioni conseguentemente adottate in questi anni, non stanno migliorando la sanità piacentina. Livelli essenziali di assistenza (Lea) per visite e ricoveri non rispettati, territori periferici della provincia sempre più sguarniti, Case della Salute che non si sa quali prestazioni offrano e,  in questo vuoto, aumento preoccupante del ricorso alla sanità privata. Non ci si può aggrappare all’idea che il nuovo ospedale di Piacenza risolverà tutto, perché intanto non c’è, e non ci sarà per almeno 10 anni. Le urgenze di adesso sono la distribuzione ospedaliera a livello provinciale e la medicina territoriale. E   non possono aspettare».

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