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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Le fontane e il pero di San Rocco a Sarmato

È il santo invocato per eccellenza contro la peste e le epidemie: nel Piacentino fu protagonista di due miracoli

È il santo invocato per eccellenza contro la peste e le epidemie, vissuto all’inizio del 1300 secondo le notizie di due quotati storici: il Diedo e anche il piacentino Pietro Maria Campi. Sappiamo che visse in un luogo desolato cioè in un “tugurium quoddam Sarmati” oltre il fiume Trebbia. Qui la devozione nei secoli è certamente attestata, siamo nel tempo nel quale San Rocco il francese di Montpellier “portò le insegne del Terzo Ordine dei Minori” come il suo fratello d’abito Corrado Confalonieri santo eremita. E per il tempo e gli anni non si esclude anche un loro possibile incontro nell’ospizio per pellegrini di Calendasco che era servito da una piccola comunità di questi uomini pii e terziari fedeli alla regola papale detta Supra Montem del 1289.

Ma di San Rocco ricorrono nella tradizione storica e religiosa anche due miracoli particolari che sono effettivamente poco conosciuti e che quindi meritano d’essere messi in bella mostra e che sono avvenuti proprio nel territorio piacentino.

Nell’antico importante manoscritto Belfortiano, citato nel volume "Storia di S. Rocco" del 1860 dello storico Enrico Mandarini si può leggere che presso il suo tugurio, dove abitava appestato nei pressi di Sarmato, miracolosamente “aquae fontem sub ipsis Rochi pedibus profudit” cioè sotto ai piedi di Rocco scaturì una ricca fonte d’acque.

Anche nel libro sulla "Vita di S. Rocco" di Alfonso Fiore del 1820 si legge chiaramente che “presso la sua capanna, la quale fu poi ridotta in una divota Cappella, sorgesse prodigiosamente una sorgente di acqua limpida” e questo miracolo “è poggiato soltanto alla popolare tradizione dei Piacentini”. Ma pure un’altra fonte miracolosa saltò fuori a Croara nei pressi del Trebbia “la quale ancor di presente si vede vicino alla chiesa di S. Maria di questo luogo, e chiamasi la Fontana di San Rocco”.

Non è comunque una novità che dove sostino particolari santi e sante compaia una fonte con proprietà miracolose, lenitive e curative, anzi solitamente nelle chiese del medioevo era immancabile il “pozzo” nella cripta o nelle sue adiacenze. Ed i pellegrini ed i devoti usavano dissetarsi, lavarsi e portarsene a casa dosi in piccole boccette, che poi è la cosa che ancor oggi è in auge nell’uso cattolico quando ci si reca ad esempio a Lourdes. Ma l’acqua è un elemento chiave nella storia umana di S. Rocco, infatti era indispensabile, fresca e pulita, per sanare le piaghe della peste, un primo e indiscusso disinfettante per gli uomini dei secoli passati quando l’igiene era praticata molto “a giorni alterni”.

L’altro miracolo di S. Rocco è molto particolare, abbastanza fuori dalle righe per quei secoli, ma questo si tramanda e questo va oggi reso alla cronaca così come è arrivato alle nostre orecchie. Trascritto e ricordato in alcuni degli antichi libri che storici dei secoli passati si son presi la briga di dar alle stampe con minuziose e precise note. Anzi il miracolo è addirittura riprodotto in un affresco del pittore di Piacenza Giuseppe Fornaroli realizzato circa a fine ’700 nell’oratorio dedicato al santo che si trova in città.

Leggiamo che “avendo il Santo piantato in terra un suo bastoncello, nel luogo di Sarmato vicino a Piacenza, subito rinverdì” cioè attecchì, mise radice e nel giro di pochi giorni “divenne un grand’albero di peri, e per molti anni produsse ottimi frutti”. Ma come s’addice ad un frutto piantato da un uomo di Dio, ecco "che questi peri servivano di rimedio efficace contro ogni sorta di infermità”, una medicina per il corpo. La cosa però ancor più prodigiosa è che “maturavano in poche ore soltanto la notte prima della Festa del Santo”, quindi ad esser precisi la notte tra il 15 ed il 16 agosto.

Ma purtroppo per il fatto che certi uomini commisero “scelleraggini in quel luogo proprio durante la notte” della maturazione prodigiosa dei peri mentre si facevano preghiere al Santo, “quella pianta miracolosa si seccò e più non diede frutti” e la notizia è data nientemeno che dai Bollandisti che sono gli studiosi per antonomasia delle carte storiche dei santi e relativi miracoli.

Tradizione popolare, religiosa e devozione si fondono dentro alla storia di S. Rocco che i piacentini sempre e comunque da secoli onorano in modo significativo. Sono tante le chiese e gli oratori dedicati nella nostra provincia al santo della peste, che solitamente s’accompagna al cane che gli portava la quotidiana pagnotta quando era solo e piagato nel tugurio presso Sarmato.

E anche le sagre e le fiere che questa terra gli dedica nel giorno della sua festa agostana, fanno ormai pienamente parte della tradizione locale rocchiana. Così anche quelle belle pitture affrescate del santo nell’oratorio di Piacenza meriteranno un’occhiata più attenta che ci permetterà di capire come mai S. Rocco regga un bordone da pellegrino fiorito e ricco di piccole pere ben mature accanto ad un corso d’acque.

Umberto Battini

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