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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Le “forbici genetiche” premiate con il Nobel per la Chimica

Speciale Premio Nobel 2020. Oggi il riconoscimento per la Chimica è andato alle studiose Emmanuelle Marie Charpentier e Jennifer Anne Doudna. Commenta l’assegnazione del premio il professor Luigi Lucini

Nato nel 1901, il Premio Nobel è arrivato alla sua 119° edizione. Dal 5 al 12 ottobre vengono proclamati rispettivamente i Nobel per la Medicina o Fisiologia, per la Fisica, per la Chimica, per la Letteratura, per la Pace e per l’Economia. Sui più importanti riconoscimenti a livello internazionale, attribuiti a personalità che si sono distinte nei diversi ambiti della conoscenza umana e che hanno portato benefici all’umanità con le loro ricerche, Cattolicanews pubblica i commenti dei docenti dell’Ateneo.
 
Il professor Luigi Lucini, docente di Biochimica alla facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della sede di Piacenza dell’Università Cattolica commenta il Nobel per la Chimica che oggi è stato assegnato alla biochimica e genetista francese Emmanuelle Marie Charpentier e alla chimica statunitense Jennifer Anne Doudna per la loro scoperta delle “forbici genetiche”, uno strumento tecnologico di alta precisione che permette di modificare il DNA di animali, piante e microorganismi. 

«Le ricercatrici hanno scoperto un sistema di scrittura del genoma che sfrutta la capacità che hanno alcuni batteri di difendersi dai virus e hanno adattato questo sistema immunitario di difesa per poter modificare in modo selettivo una porzione di DNA di un organismo qualsiasi», ha commentato Luigi Lucini. 

«Si è aperta, così, un’enormità di possibilità di futuri sviluppi in ambito biologico, biochicmico, medico, di produzioni agroalimentari - ha continuato Lucini -. Questo può voler dire contrastare in modo efficace alcune malattie, soprattutto di base genetica, oppure interagire con i meccanismi alla base dell’infezione da parte dei virus, o, in pianta, migliorare la resistenza alla siccità o a un patogeno, potendo utilizzare meno pesticidi». 

Il professore ha sottolineato anche l’attenzione alle questioni etiche che si aprono a fronte di questa scoperta «perché nel momento in cui parliamo di umani c’è un’implicazione enorme da considerare, ossia l’opportunità che queste tecniche siano effettivamente utilizzate o meno».

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