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Alta Valnure / Farini

Quindici abitanti e un nuovo bar: «Serviva una “scossa” al paese, voglio far rivivere Le Moline»

Adelina Stoyanets, dal 1999 in Alta Valnure, il 2 luglio ha aperto un locale che porta il nome della frazione, paese natio del fidanzato. «Dicono che ho molto coraggio e mi augurano di lavorare»

Una follia aprire un bar a Le Moline di Farini? Non la pensa così la titolare, Adelina Stoyanets, dal 1999 in Alta Valnure, dove vive con il compagno Luca Lusardi. La vulcanica “Lina”, di origine ucraina, ha aperto, lo scorso 2 luglio, un bar che porta il nome della frazione, paese natio del fidanzato.

Diversi decenni fa Le Moline era un paese di carbonai e boscaioli, una località cruciale per lo smistamento del legname. Era noto anche per la fiera del bestiame, una delle più importanti per la Valnure. Molti abitanti di questa zona, nel corso del Novecento, sono emigrati verso Parigi e la Francia: tra loro anche Giuseppe Figoni, divenuto un designer d’auto di fama mondiale. Qua vi erano anche diverse osterie, poi chiuse e mai più riaperte. In inverno può contare al massimo su una quindicina di residenti effettivi.

Ora c’è il bar “Le Moline”. Davvero si può tenere aperto, tutti i giorni, un bar da queste parti, dove risiedono una decina di persone? «Anche undici anni fa - spiega Lina - quando decisi di aprire un centro estetico nel capoluogo Farini, mi davano della matta. Eppure ero sempre piena di clienti. Ora l’ho chiuso, due settimane prima di inaugurare questo bar, perché non avevo più la disponibilità degli spazi». Nel 2019 Lina si era già trasferita da Farini a Le Moline. A qualche compaesano, poi, è scappata una frase che ha fatto scattare la scintilla: «Lina, perché non apri un bar qui, non c’è un posto dove stare assieme?».

Lina rileva un locale ampio, che era adiacente all’albergo “dell’Isola”, gestito fino all’ultimo da Piero Bracchi, detto “Pieron”, scomparso nel 2006. All’albergo si ballava e si banchettava anche per i matrimoni. Era una meta di fungaioli e pescatori, quando il torrente Lardana era ricchissimo di pesci. «Dagli anni Sessanta e Settanta - ricorda il compagno Lusardi – Le Moline è diventata meta di villeggiatura. Veniva anche eletta la più bella dell’estate, con l’organizzazione di “Miss Forestiera”». Invece, ai tempi nostri, la festa del paese non viene più organizzata. Insomma, serviva una “scossa” al paese.

«Volevo farlo rivivere - aggiunge la donna - era triste, un paese di passaggio, dove nessuno si ferma. Ne ho parlato con il mio compagno e si è deciso di aprire il bar, per tutto l’anno, anche in autunno e inverno».

Si riesce a tenere in piedi anche in quei mesi? «Beh, anche con il centro estetico la situazione era la medesima: ci sono periodi nei quali si lavora moltissimo, come l’estate e le festività, e altri dove si lavora meno». Lina apre presto il bar, alle 5.30 di mattina. «Lo faccio per i lavoratori che da questi paesi si spostano verso Piacenza a lavorare, qua la gente si sveglia presto. Ho una decina di persone che fanno la colazione così presto».

Com’è vivere a Le Moline? «Mi sono abituata, all’inizio è stata un po’ dura. Abitando a Farini, e vedendo sempre gente ed essendo abituata alle sue comodità, non è stato semplice trasferirsi in un paesino isolato».

I messaggi che Lina raccoglie dai clienti sono più o meno simili. «Mi dicono che ho molto coraggio ad aprire un bar qui, mi augurano di lavorare, anche se nutrono qualche dubbio. Per ora sono felice, sta andando bene. Chiaro, è estate, la gente non manca. Però credo che verrà qualcuno anche nei prossimi mesi: fungaioli, cacciatori, pescatori, camminatori, giocatori di carte. E continuerò ad organizzare eventi e feste nel weekend. Insomma, penso che si lavorerà comunque». I clienti vengono anche da Farini. «Ho coltivato molte amicizie negli anni, dal capoluogo si spostano per venirmi a trovare, fanno un saluto, mi fa piacere».

Una donna ucraina lontana dal suo Paese da 23 anni, come vive la guerra a casa propria? «Tutti i giorni, anche in questa fase, telefono ai miei cari che vivono a Konotop, la mia città, come mia madre, che è anziana. Mio figlio 32enne, invece, non lo sento da molto tempo. Credo che sia andato a combattere».

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