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Venerdì, 19 Aprile 2024
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“Littorina”, rimpianto valnurese: «Proviamo almeno a riportare a casa “Giuditta”»

Da servizio lungimirante allo stop del 1967: la “littorina” trasportava passeggeri e merci da Piacenza a Bettola. La Valtrebbia disse no a una sua linea ferroviaria. Il sogno dell’associazione “Culture per lo sviluppo locale”: riportare a Vigolzone “Giuditta”, la locomotiva del tramvai conservata da un rottamaio del reggiano

DAL TRAM A VAPORE ALLA FERROVIA

Di tutta la rete tramviaria della provincia la linea Piacenza-Bettola (detta “La Littorina”, da “littorio”, eravamo in epoca fascista), fu l’unica ponte-1916-2ad essere trasformata in ferrovia ed elettrificata dalla “Sift”. Ma in Valnure i percorsi non combaciarono: la prima entrava nel cuore dei paesi, al centro. L’altra, no: ne è una dimostrazione proprio il tratto di ciclopedonale, che oggi passa per le viti delle cantine Romagnoli di Villò. «Inaugurata il 21 aprile 1932 – hanno spiegato Pizzamiglio e Rossi - iniziò le sue corse il 27 settembre 1933: fu la prima linea in Italia ad adottare criteri di metropolitana di superficie, con luci notturne, semafori luminosi e passaggi a livello». «La partenza era dalla vecchia stazione di Piacenza, di fianco a quella ferroviaria, che sfruttava poi la sede stradale – passando da via Colombo a via Europa – per poi immettersi in Valnure». Le fermate erano Piacenza Lupa, San Bonico, Gariga, Podenzano, Grazzano Visconti, Vigolzone, Villò, Albarola (con una fermata alle cave), Pontedellolio, Riva, Molino Croce, Biana, Recesio, Roncovero e Bettola. «A Grazzano la stazione rispettava lo stile medievale del paese, mentre dal punto di vista ingegneristico l’opera più ardita fu il ponte in curva sul Nure a Pontedellolio, progettato dall’ing. Arturo Danusso del Politecnico di Milano. La ferrovia trasportava anche merci, soprattutto il materiale estratto dalle cave e dalle miniere destinato ai cementifici di Piacenza». In città passava vicinissima alle più importanti fabbriche. La littorina subì molti danni durante la II Guerra Mondiale, che bettola_1949-2costrinse a diverse modifiche: la più significativa fu lo stop al ponte di Pontedellolio. La tratta si divise in due per qualche tempo. Il servizio non era esente da disservizi: pare che le prime locomotive fossero piccole e poco potenti. Qualcuno sostiene che in salita, con tanto carico, un po’ di gente era costretta a scendere e spingere tra Ponte e Bettola. Inoltre un vagone, un giorno, si sganciò a Pontedellolio in salita e scese verso la pianura cittadina in solitudine, prima di essere recuperato.

«Giancarlo Anselmi, testimone pontolliese scomparso di recente, ricordò invece che la vendita dei biglietti a Pontedellolio fu affidata alla madre di Tullio Solenghi, noto personaggio televisivo del trio comico con Anna Marchesini e Massimo Lopez», precisano i due ricercatori. «Grazzano Visconti – continuano il racconto sempre Pizzamiglio e Rossi - aveva ben tre stazioni: davanti all’accesso attuale del parco del Castello, dalla tabaccheria che si affaccia sulla Provinciale e la terza passava al centro del paese, ma di questa non c'è rimasto neanche un piccolo segno». «A Bettola la stazione-capolinea era nell’area dell’ex Consorzio Agrario (oggi sede Coldiretti), poco prima del ponte (in città si partiva da Borgo Faxhall-rimessa Berzolla). Nel tragitto si fermava ad Albarola nelle cave per caricare e scaricare materiali. Anche tra Pontedellolio e Biana, il convoglio si fermava in una galleria e caricava materiali da una miniera». Questo servizio però ebbe una fine. Il 30 aprile 1967 è il giorno dell’ultima corsa e della morte del trasporto sui binari in Valnure, collegamento da molti rimpianto.

IL RIMPIANTO E UN SOGNO: «RIPORTARE QUI LA “GIUDITTA”»

Perché la ferrovia venne smantellata? Gli ultimi bilanci Sift relativi a questa linea erano "in rosso". Alcune testimonianze dell’epoca sembrano però suggerire che dietro questa scelta ci fu la spinta della “Fiat”. La più importante azienda italiana premeva sulle istituzioni e sui Governi per favorire il trasporto su gomma e su strada. La politica italiana ha dato molto ascolto a questa esigenza “protezionistica” e la Piacenza-Bettola è stata smantellata. «La protesta piacentina – ricordano i due ricercatori, Pizzamiglio e Rossi - arrivò anche in Parlamento, senza successo. E oggi, purtroppo, non c’è rimasto quasi niente di quell’opera». Dov’è finì la littorina? «Una parte in Calabria, alcune vetture a Benevento. Ma oggi là non vi è più nulla». L’associazione “Culture per lo sviluppo locale”, però, culla un sogno. «A Reggio Emilia, da un rottamaio, è rimasta l’ultima locomotiva del “tramvai” ancora esistente. È un vero rottame, però sarebbe bella riportarla a Vigolzone e posizionarla da qualche parte e creare un piccolo museo dei trasporti su rotaia. I tramvieri e ferrovieri amavano dare i nomi delle proprie mogli ai mezzi: quella ritrovata dovrebbe essere - anche se manca l'assoluta certezza - proprio “Giuditta”, la locomotiva valnurese».

 

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