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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il sogno

«La Madonna Sistina di Raffaello non tornerà mai più a Piacenza»

Il Comune più volte ha chiesto il ritorno (in prestito) dell’opera a Dresda. La dirigente Gigli: «È il cuore della loro collezione museale. Se fosse rimasta a Piacenza avrebbe cambiato le sorti della città»

Far ritornare a Piacenza, per una mostra, la Madonna Sistina di Raffaello? «Eh, purtroppo è impossibile…». Le parole della dirigente comunale alla cultura, Antonella Gigli, non lasciano molte speranze. A sottoporre la questione del ritorno (provvisorio) del noto dipinto è stato, durante una seduta della commissione 1, Stefano Cugini (Alternativa per Piacenza).

LA STORIA DEL DIPINTO

Fino al 1754 Piacenza ospitava nella chiesa di San Sisto uno dei più grandi capolavori del Rinascimento italiano. Si tratta de la "Madonna Sistina", dipinta da Raffaello Sanzio nel 1512-1514 per iAntonella Gigli monaci benedettini della chiesa di San Sisto. Il quadro, eseguito su tela e non su tavola com’era consuetudine per l’artista urbinate, raffigura tre soggetti principali: la Madonna, San Sisto e Santa Barbara. La figura della Vergine, in particolare, è certamente la più maestosa tra tutte quelle dipinte da Raffaello. Si tratta dell’unica Madonna raffigurata a tutta altezza e quasi a grandezza naturale. Celeberrimo è diventato nel corso dei secoli il particolare dei due angioletti che Raffaello ha inserito alla base del dipinto. I due bambini alati si affacciano sulla scena da un davanzale, osservando stupiti e pensosi la visione celeste che accade sopra i loro – e i nostri – occhi. Questo dettaglio degli angioletti è diventato in tempi recenti anche una celebre icona pop, celebrata da artisti contemporanei e stilisti. Nel 1754 i monaci furono costretti per motivi finanziari a vendere il quadro ad Augusto III, re di Polonia ed Elettore di Sassonia, per la cifra record di 12.000 zecchini. Oggi il dipinto rappresenta il pezzo più pregiato della Gemäldegalerie Alte Meister (Pinacoteca dei Maestri Antichi) di Dresda, in Germania, dove ogni anno centinaia di migliaia di persone fanno la fila per ammirarne lo splendore.

POCHE SPERANZE

«Più volte abbiamo chiesto il dipinto - ha precisato la dirigenti Gigli, che a breve lascerà l’ente per andare in pensione - e in passato il direttore del museo di Dresda venne anche a Piacenza. Al ritorno a casa, ci scrisse una lettera sottolineando che sicuramente la nostra città aveva le condizioni per esporlo e valorizzarlo, ma “non ci avrebbero mai lasciato il quadro” e di “non chiederlo più”. Il dipinto è il “cuore della collezione” pinacoteca di Dresda e all’epoca arrivavano ogni settimana aerei di turisti dalla Russia per ammirare la Madonna di Raffaello».

«È un peccato – rileva la dirigente -, perché se la Madonna Sistina fosse rimasta a Piacenza avrebbe cambiato le sorti culturali della nostra città, e non solo». «Si può sempre riprovare con la richiesta – conclude Gigli -, ma non ce la daranno mai. Le nostre proposte, in passato, erano per un prestito di due mesi». Ma Dresda se la tiene ben stretta.

Madonna Sistina di Raffaello-2

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