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Venerdì, 19 Aprile 2024
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«Microcredito, incentivo all’imprenditoria ed importante strumento di inclusione sociale»

Alla residenza “Gasparini” dell’Università Cattolica di Piacenza si è svolto un seminario nel corso del quale sono stati presentati i risultati di tre anni di ricerca sviluppata nell’ambito del progetto Memi Measuring Microfinance Impact in the EU, realizzato dal CeSPEM

L’Unione Europea sta investendo in modo crescente nel microcredito allo scopo di sostenere la creazione di imprese tra coloro che non hanno accesso ai circuiti del credito bancario classico. Per questo mette a disposizione strumenti finanziari come le garanzie, ma anche risorse per l’attività di assistenza tecnica che le imprese trattate necessitano per realizzare i loro piani di investimento.

Alla residenza “Gasparini” dell’Università Cattolica di Piacenza si è svolto un seminario nel corso del quale sono stati presentati i risultati di tre anni di ricerca sviluppata nell’ambito del progetto Memi Measuring Microfinance Impact in the EU, realizzato dal CeSPEM (centro di ricerca dell’Università Cattolica di Piacenza guidato dal prof. Francesco Timpano), insieme all’Università di Parma e a Microfinanza per conto della Banca Europea degli Investimenti e del Fondo Europeo degli Investimenti.

Il progetto «Misurare l'impatto della microfinanza nell'UE. Raccomandazioni politiche per l'inclusione finanziaria e sociale (Memi) » è un progetto di ricerca triennale finanziato dall'Istituto della Banca europea per gli investimenti (BEI) nell'ambito dell'invito alla sponsorizzazione della ricerca universitaria della BEI per proposte sull'impatto della microfinanza sull'inclusione finanziaria e sociale in Europa ». Il progetto è supervisionato dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI) .

Lo strumento principale è il ritorno sugli investimenti sociali (SROI) utilizzato per quantificare e misurare l'impatto della microfinanza nei casi studio analizzati. L'impatto generato dalle attività di microfinanza (tradotto in un valore monetario) viene quindi confrontato con la quantità di risorse investite per generarlo, per quantificare il rendimento sociale per unità di denaro investito. Lo SROI è utile per spiegare quali attività / risultati determinano l'impatto e consente il confronto tra diversi modelli di microfinanza e diversi strumenti di welfare.

«Una valutazione corretta dell’impatto di queste azioni non può essere sintetizzata dagli indicatori tradizionali della finanza di impresa (il ritorno dell’investimento), ma deve essere estesa agli impatti sociali, derivanti spesso da effetti di natura non strettamente monetaria- chiarisce il professor Timpano. La valutazione è relativa all’inclusione di piccoli prestiti a soggetti per attività imprenditoriali che non possono tradizionalmente beneficiare dei tradizionali “circuiti” bancari; una metodica molto diffusa nei paesi in via di sviluppo».

Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, colui che ha ideato il microcredito, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali, per i suoi sforzi in questo campo ha vinto il premio Nobel per la pace 2006.

«Può essere- chiarisce Timpano- uno strumento alternativo di welfare attivo, soprattutto per i giovani che possono contare su operatori specializzati che gestiscono il sostegno attivandosi con servizi complementari. La nostra ricerca- sottolinea il prof. Timpano- ci ha consentito di sviluppare una metodologia che permette di considerare gli impatti sull’occupazione, sulla qualità della vita e sulla diminuzione del rischio di esclusione sociale, nonché sull’aumento della probabilità di accesso al credito tradizionale».

Grazie allo sviluppo di strutture microfinanziarie (istituzioni microfinanziarie specializzate, alleanze tra banche e organizzazioni non governative o di autoaiuto, banche commerciali dotate di strutture dell’offerta specifiche per clienti poveri) è possibile integrare nel ciclo economico anche i gruppi di popolazione poveri. 

Lo scopo della microfinanza è, pertanto, quello di mettere a disposizione un ampio e differenziato ventaglio di prodotti e prestazioni relativi a importi piccoli o minimi, tra i quali crediti, servizi di risparmio, assicurazioni e pagamenti senza contanti. Poter contare su possibilità di risparmio sicure è molto importante soprattutto per le economie con redditi bassi e irregolari. I crediti, uniti al risparmio, facilitano la partecipazione alla vita economica, rendono possibile l’avvio di attività commerciali o l’ampliamento di attività commerciali già esistenti. L’accesso ai servizi finanziari può in tal modo spianare la strada verso una vita autodeterminata ed economicamente indipendente. 

«In questo supporto- spiega Timpano- ci sono le Fondazioni ed anche la Regione Emilia Romagna con Confidi ha autorizzato la proroga del periodo di erogazione dei finanziamenti fino al 31 dicembre 2020 sul Fondo Microcredito istituito ai sensi dell'art 6 della legge regionale 23/2015 (Legge di stabilità regionale 2016) che promuove l'accesso al credito dei liberi professionisti, degli artigiani e delle imprese artigiane, delle micro imprese operanti sul territorio regionale. La dotazione finanziaria assegnata dalla Regione e in gestione a Unifidi ammonta a 2 milioni di euro. A Piacenza è necessario concretizzare meglio questo strumento perché offre grandi potenzialità di sviluppo per il nostro territorio.

Giuseppe Torluccio vicepresidente della Fondazione Grameen Italia ha spiegato che «i programmi di microcredito investono sul valore della persona, sulle sue capacità e sulla sua utilità personale e mirano alla sua autonomizzazione economica e finanziaria. La profonda rivoluzione del microcredito consiste nel costituirsi come strumento multidimensionale di sviluppo della persona e della sua capacità di dare un contributo alla comunità di appartenenza. Nel farlo, il microcredito pone l’accento non solo sulla mera azione di concessione di fiducia, sotto forma di credito monetario, ma anche e soprattutto, sull’importanza della dimensione educativa e promozionale della persona, attraverso un coinvolgimento concreto da parte dei diversi attori di quello che è un vero e proprio processo produttivo».

Ora la sfida in Europa, come in Italia, è di aumentare l’efficienza e ridurre i costi per rendere i servizi più sostenibili e garantire la copertura delle spese. E’ necessario altresì sviluppare nuovi prodotti che tengano conto dei molteplici bisogni dei gruppi poveri della popolazione. Offerte di risparmio diversificate e sicure, crediti a lunga scadenza, assicurazioni o capitali di rischio sono soltanto alcuni esempi in tale contesto. «Se si considera- spiega Timpano- che in Europa sono stati stanziati oltre 2 miliardi per 22 paesi Ue o candidati all’ingresso nella Ue, con la creazione di 270mila posti di lavoro- ci si rende conto dell’importanza per lo sviluppo sociale operato dal microcredito».

Dopo le relazioni nella mattinata di Simone Uccheddu, di Giuseppe Torluccio, di Salome Gvetadze, è seguita la presentazione dei risultati della ricerca Memi coordinata da Timpano quindi, nel pomeriggio, si è svolta una tavola rotonda con la partecipazione di una serie di esperti provenienti da istituzioni di microfinanza, da fondazioni e da esperti del settore. Un ricco parterre che ha messo in evidenza le implicazioni e gli impatti economici e sociali delle politiche di microcredito.

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