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«La valle del silenzio»: alla scoperta della Valtolla

Dall’ex monastero dei frati benedettini ai monti Lama e Menegosa: l’escursionista, blogger e fotoamatore Sergio Efosi racconta da anni le bellezze di questa poco conosciuta fetta di Alta Valdarda

SENTIERI

I boschi del piacentino, per Efosi, dal colle al monte, versano in una condizione di gravissimo abbandono con una devastazione tale da rischiare la loro definitiva scomparsa in vasti tratti. Così, nel 2017 e 2018, con alcuni amici, ha provveduto alla tracciatura, sistemazione e “informazione” di 14 percorsi escursionistici in Alta Valdarda. «Quando ci sveglieremo sulla valorizzazione delle risorse naturali…sarà DSC_0346-2tardi. I sentieri vanno tenuti bene, resi fruibili, tutto l’anno. Non è un capriccio. Vanno mappati e geolocalizzati. Il turista che viene a Castellarquato o Vigoleno, o in Valtrebbia a Bobbio, ci mette un giorno per vedere bene i borghi, poi sente la necessità di fare altro, se vuole stare qui l’intero weekend». E che cosa abbiamo da offrire al turista? «Le nostre vallate. La Valtrebbia è stupenda. L’Alta Valnure ha residui ben visibili delle ere glaciali. La Valdarda è la culla della terra del Piacenzano, qua ci sono le testimonianze precise del golfo padano, di quando c’era il mare, con resti fossili di balene e cetacei».

LE VETTE DELLA VALTOLLA

Un luogo che merita di essere visitato? «Direi i monti Lama e Menegosa, soprattutto il secondo è uno spettacolo a 360°. Se c’è una bella giornata di sole, da lì puoi vedere la Valnure a sud e una parte della Valtrebbia. A nord, tutta la Valdarda. Compresi tutti i monti piacentini». «Questa per me – riflette guardando dall’alto verso il basso, poiché durante la nostra chiacchierata siamo arrivati in cima alla Rocca dei Casali di Morfasso - è la “valle del silenzio”. Siamo lontano dai rumori, poche auto per le strade. È disinquinante, non c’è caos. Solo pace». La rocca è la falesia calcarea più importante dell’Emilia occidentale. Oggi è anche una palestra di arrampicatori, sopra il torrente Arda. «Era una terra di briganti, i frati ti proteggevano, ma dovevi versare a loro un dazio per attraversare il territorio». Ma anche il parco del monte Moria, nonostante il gelicidio, merita una menzione. la valle-2

TERRE D’EMIGRAZIONE

Difficile fare una classifica, ma la Valtolla potrebbe essere tranquillamente la zona che ha visto andarsene la percentuale più alta di emigrati. «Era una terra di miseria. E quindi di grande emigrazione. Basta leggere il diario del capitano Antonio Boccia dei primi dell’800. DSC_0363-3I residenti sono andati nel mondo perché facevano letteralmente la fame». Inizialmente America del Nord e del Sud. Poi, Francia e Gran Bretagna. Timidi segnali di ritorno ci sono. «A Vezzolacca conosco cinque famiglie che hanno figli adolescenti o bambini. Sono artigiani e agricoltori che ritengono possibile stare lontani mezz’ora dalla via Emilia. Si può fare. Certo, nella parte più alta della Valdarda è più dura, la distanza aumenta». Per il nostro accompagnatore è essenziale mantenere «decenti» le strade. «E curare le frane. Non si può tamponare, bisogna sistemare il dissesto dove si presenta. Altrimenti la gente non ci sta a vivere in una zona considerata abbandonata, perché il timore di essere isolati – anche qualche giorno all’anno in inverno - fa scappare».

AI CONFINI DELLA PROVINCIA

A Efosi chiediamo quale sia il confine più estremo della “sua” Valtolla. «Sicuramente Teruzzi, a sessanta chilometri da Piacenza, è il paesino più lontano, insieme a Santa Franca. Sono zone dove lavorano soprattutto gli allevatori di cavalli bardigiani, tutti iscritti al libro per il Monte Menegosa-2genealogico della razza. Teruzzi è costruito sulla roccia, è l’ultimo paese della Valdarda: sono molto legato a questa frazione perché è la base di partenza di tante camminate. Si lascia l’auto al cimitero e si parte a piedi, tra il Lama e il Menegosa».

UNA ZONA DA NON DIMENTICARE IL RESTO DELL’ANNO

Da qualche tempo il blogger trova molti non piacentini lungo i sentieri. Finita l’estate, però, ridiventano luoghi un po’ desolati. «L’escursionismo si deve fare anche nelle altre stagioni, a maggior ragione quando c’è più ancora più “pace”. Questi luoghi sono meravigliosi soprattutto in autunno, quando le vallate perdono il “verde” e si colorano di fogliame. Il popolo degli escursionisti sta aumentando in maniera esponenziale così come chi pratica mountain bike. L’obiettivo è aumentare la platea, non solo in estate». A furia di discutere di Appennino e Valtolla, siamo arrivati sotto le pendici del Menegosa. Ma è tardi e lo affronteremo un’altra volta. L’escursione, per oggi, è finita. Qui montagna, a voi città.

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i sentieri di Morfasso-2

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