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«L’Appennino è bellezza e sacrificio, un posto per resistenti che offre tanto»

L’escursionista piacentino Davide Galli, presidente nazionale delle guide ambientali: «La nostra montagna non è di serie “B”, abbiamo milioni di persone che abitano sopra il Po che non vedono l’ora di scappare». «Le scuole di montagna sono intoccabili: se smette di suonare una campanella, perdiamo il battito del cuore dei nostri paesi»

APPENNINO PARMENSE E PIACENTINO

L’Appennino parmense è diverso da quello piacentino? Più vivo? «Non ci sono grosse differenze – risponde - se non nel modo di “sentire” la montagna. A Piacenza si crede meno nei progetti (anche se adesso da Ferriere qualcosa si sta muovendo), mentre a Parma c’è un grande orgoglio, che spesso si trasforma in un “gasamento” esagerato. Però questo “nazionalismo parmense”, valorizza maggiormente i escursioni del ferrierese-2paesi. La montagna piacentina, però, non teme confronti: Valtrebbia, Alta Valdarda, Valdaveto, Alta Valnure, Valtidone hanno una bellezza unica. E al pubblico di milanesi piacciono questi territori. Abbiamo milioni di abitanti sopra la testa che non vedono l’ora di scappare e vivere un po’ di Emilia, di stare nei nostri polmoni verdi, di mangiare la nostra cucina».

GLI ESCURSIONISTI DA ATTRARRE

La Lombardia è un bacino d’utenza importante per noi o per loro siamo marginali, rispetto ad altre mete? «Il potenziale di crescita è enorme. I milanesi che vengono nella nostra provincia rimangono stupiti dalle nostre montagne, tutti dicono che “non se lo aspettavano” un Appennino così. C’è la tendenza a giudicare di serie “B” l’Appennino in relazione alle Alpi, invece abbiamo un fascino nascosto e paesaggi più intatti e meglio conservati». La riflessione è a tutto campo. «Sta funzionando per ora molto bene il turismo “di una giornata”, escursione (2)-2ma dobbiamo iniziare a parlare di pernottamenti e fare un salto di qualità. Intanto facciamo il corso per le guide per potenziare l’offerta. I sentieri sono in ottima salute, ben segnalati e curati da volontari in gamba, soprattutto del Cai. Poi si dovrà pensare a fornire più pacchetti per l’escursionismo». Ad esempio Davide punta molto sulla Via degli Abati, da Bobbio a Pontremoli, quattro volte all’anno. «È un prodotto turistico maturo, che funziona e mi tiene impegnato per un mese. È un percorso di 7-8 giorni di camminate che dà vigore a paesi piacentini come Coli, Mareto e Groppallo, che vedono arrivare turisti che mangiano e dormono sul posto».

«L’ITALIA PUNTA A DIVENTARE UN’IMMENSA BRIANZA…»

La scomparsa dell’Italia rurale, per Davide, è un dramma dimenticato. «Il territorio italiano intorno alle città punta a diventare un’immensa Brianza: geograficamente, economicamente, socialmente e culturalmente. Con immensi concentrati di case, prefabbricati, ponti, Davide Galli (2)-2autostrade, cemento. Senza più la possibilità di distinguere il territorio e le sue aggregazioni. Dove tra un paese e l’altro non c'è più nemmeno campagna e solo un cartello stradale ti annuncia dove saresti, quando in realtà sei sempre nell’unico e immenso luogo senza identità». E la politica non si fa più vedere a certe latitudini, a meno che non sia Cortina d’Ampezzo o Courmayeur. «Finito un numero decente di voti per poter essere utile a qualcuno, l’Appennino è stato dimenticato».

IL FUTURO PASSA DA ALCUNE SCELTE: SCUOLE INTOCCABILI

Fra vent’anni esisterà ancora l’Appennino? «Alle proiezioni attuali – risponde all’indelicata domanda – avremo molte frazioni che Il monte Lama-2scompariranno. Serve un colpo di reni, servono sindaci battaglieri e vivaci, con l’orgoglio di appartenenza e la voglia di rilanciare. A Berceto di Parma l’attivismo ha portato a invertire il trend demografico, non ci si è limitati a fermare l’emorragia. Se si indovinano i progetti e ci si mette passione…». Anche lui spera che sempre più giovani famiglie facciano la sua stessa scelta. «La qualità di vita nella pianura sta crollando vertiginosamente, se continua così qualcun altro ci penserà. La politica può intanto fare il suo: dobbiamo pensare meno alle strade e più ai servizi. Scuole e asili sono intoccabili, se smette di suonare una campanella, perdiamo il battito del cuore dei paesi. Altrimenti le famiglie scappano. Non è più tempo per le grandi infrastrutture, dieci minuti in auto in più si possono fare, ma la scuola e i presidi sanitari non possono mancare». C’è tempo ancora per un paio di riflessioni. «L’Appennino – conclude Davide - è un paradiso in cui vivere, se si ha un lavoro. Io ho avuto la fortuna di trovarlo e ho scelto di crescere qui i miei figli, in una situazione di benessere, in un contesto privilegiato. Il nostro Appennino è bellezza e sacrificio, un posto per resistenti, che sa offrire tanto».

"MONTAGNA VIVA", L'APPENNINO PIACENTINO MERITA UN FUTURO - TUTTE LE RIFLESSIONI E LE INTERVISTE

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