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Il 40esimo anniversario / Morfasso

«Dai soccorsi con barelle in legno improvvisate all’elisoccorso. Morfasso pioniere della Pubblica Assistenza»

È festa a Morfasso per Avis e per la locale Croce Verde. Il ricordo di Gian Francesco Tiramani, fondatore e segretario della prima Pubblica Assistenza nata in provincia

È festa a Morfasso per i quarant’anni di Avis e stesso traguardo per la locale Croce Verde, la prima Pubblica Assistenza nata in provincia. Morfasso è stato pioniere anche per la protezione civile e per l'impiego degli elicotteri nel soccorso. Oggi, sabato 20 luglio, è ricco il programma della festa che prevede alle 18 la Santa Messa con il saluto delle autorità e a seguire, alle 20.30, cena con paella, musica e danze (la locandina con le info nella galleria di foto in fondo all’articolo). Di seguito vi proponiamo il racconto di Gian Francesco Tiramani, fondatore e segretario della Croce Verde di Morfasso, inaugurata il 24 luglio 1982.

1981: in quegli anni non vi erano ancora Pubbliche Assistenze nella nostra provincia, non c’era ancora il 118 e non esisteva ancora il concetto del soccorso “extraospedaliero” perché il tutto (salvo qualche eccezione) iniziava dalla porta dell’ospedale. Nel piacentino esistevano solo i mezzi dei 4 ospedali (Piacenza, Fiorenzuola, Castel S. Giovanni e Bobbio), quelli della CRI (solo in città), uno dei vigili del fuoco e uno dell’Impresa Maccini. Nessun coordinamento ma le chiamate di soccorso arrivavano direttamente all’ospedale, al 113 o ai carabinieri. A Fiorenzuola il pronto soccorso era gestito solamente da un infermiere ed i medici venivano chiamati di volta in volta dai reparti. Quando l’ambulanza interveniva per un soccorso, oltre all’autista usciva proprio l’infermiere del pronto soccorso che veniva sostituito al momento da un infermiere di un altro reparto. Stiamo parlando di 40 anni fa, non del medioevo.

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Senza dubbio la nascita della prima Pubblica Assistenza in provincia ha significato un punto determinante nell’evolversi del sistema di soccorso piacentino ed è stata concomitante con la grande rivoluzione iniziata a livello nazionale. A Morfasso abbiamo avuto lo stimolo da alcuni amici della confinante Bore (PR) che ci spronarono a costituire un’associazione “di ambulanza” e così – pur giovanissimo – mi diedi da fare e con l’aiuto di un gruppetto di amici arrivammo a costituire la nostra associazione all’inizio del 1981 (appena dopo nacque la PA Valdarda con il Prof. Cattani). Come prima ambulanza comprammo, per un milione di Lire, un mezzo usato della PA di Langhirano, un FIAT 850 dove, quando eri steso sulla barella, avevi il tetto ad una spanna dal viso. Proprio perché l’ambulanza aveva le insegne della “Croce Verde” parmense (dipinte a mano con pennello perché non esistevano ancora le decalcomanie adesive) e noi non avevamo fondi per ridipingere il mezzo, decidemmo di chiamarci “Croce Verde”: armati di pennellino sostituimmo Langhirano con Morfasso sulle fiancate. La sirena era ancora con motore a ventola sul tetto e (visto il suo grande assorbimento di corrente) quando l’accendevi si abbassava drasticamente la luce emessa dai fari per cui di notte si era costretti a decidere se usare la sirena per farci strada o vederci.

L’equipaggiamento di “soccorso” era costituito da una semplicissima barella con telo in PVC, dalla bombola di ossigeno con erogatore e da una cassetta in legno (fatta nella nostra falegnameria e Cesare si impegnò particolarmente, vista la destinazione d’uso) che portavamo grazie ad una tracolla realizzata con un pezzo di cinghia da tapparella: dentro solo cotone, qualche garza, l’acqua ossigenata e alcuni cerotti. La prima “formazione” vide 4 o 5 di noi trovarsi una volta nell’ambulatorio del medico del paese, che ci insegnò semplicemente a fare qualche medicazione. Non esistevano tute luccicanti ma solo 3 o 4 camici bianchi si diversa taglia (con colletto verde) che venivano lasciati sull’ambulanza e che indossavano i 2 volontari che uscivano in servizio.

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Le chiamate arrivavano direttamente dai richiedenti ai nostri numeri di casa che avevamo pubblicizzato e da lì a breve acquistammo qualche attrezzatura in più come la barella a cucchiaio e le stecco-bende gonfiabili (poi vietate) per immobilizzare le fratture. Ci capitava di intervenire su tutto, anche su pazienti gravi o politraumatizzati e ci adeguavamo con mezzi di fortuna come quella volta per soccorrere un murature caduto da un’impalcatura nella frazione di Monastero, non avendo barelle adeguate, con la motosega tagliammo sul posto una tavola di legno che era sul ponteggio e con 2 pezzi improvvisammo una barella per immobilizzare il malcapitato.

Ci toccò anche un soccorso in acqua molto impegnativo, per un escursionista che si era fratturato una gamba dentro il torrente Arda, in zona molto impervia. Noi eravamo di servizio sportivo a S. Michele e la sua compagna impiegò ore per uscire dal torrente e raggiungere le case abitate per dare l’allarme. Quando arrivammo nei pressi del luogo la signora non era più in grado di individuare esattamente il punto in cui si trovava l’infortunato così dovemmo cercarlo a lungo (non esisteva la disponibilità del Soccorso Alpino o altro). Una volta avvistato e rassicurato da lontano, gli abitanti di Oneto, muniti di roncole e falcetti, aprirono un passaggio sulla riva scoscesa del torrente e ci fornirono anche delle corde per calare noi e la barella. Qui ci toccò toglierci i calzoni ed immergerci nella corrente gelida per raggiungere il ferito che aveva trovato riparo su un grosso masso proprio in mezzo al corso dell’Arda. Ricordo bene che prendevo il respiro e poi andavo sott’acqua con la testa per applicare le stecco bende. Potete immaginare la difficoltà della risalita e nessuno di noi aveva mai fatto corsi approfonditi di soccorso ma qualcosa dovevamo inventarci e fare. In quell’occasione scoprii per la prima volta che quando ti trovi in situazione di estremo bisogno il nostro fisico e la nostra mente hanno disponibili potenzialità che normalmente non ci sono. Finito il servizio – completamente esausti – il mio compagno di avventura (Pietro) mi abbracciò in silenzio con gli occhi lucidi e scoprii qualcosa che non avevo mai visto: l’abbraccio tra uomini che “non devono chiedere mai!”

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Non esisteva ancora la protezione Civile come la conosciamo oggi perché furono un movimento ed una cultura che partirono proprio l’anno prima a seguito del terribile terremoto dell’Irpinia ma avevamo la percezione che dovevamo comunque preparaci ad affrontare soccorsi in zone impervie e consci che nessuno ce lo avrebbe insegnato, nelle settimane successive con alcuni volontari abbiamo iniziato ad addestrarci affrontando zone difficili nei pressi della cava di marna di Morfasso. Mi capitò pure di aiutare un’amica a partorire (credo fossero 17 anni che non nasceva qualcuno nel nostro comune) e quando quella notte mi chiamarono e capii di cosa si trattasse pensai “allora devo portare con me una volontaria donna che ne saprà certamente più di me” (Corinna, la moglie dell’allora Presidente Carlo Secchi). Io avevo solo visto qualche filmato illustrativo sul parto e quando arrivammo sul posto Dio volle che il bambino facesse quasi tutto da solo; misi in pratica quello che ricordavo di aver visto (lo aiutai ad uscire, pulii la cavità orale mettendolo a testa in giù, mi assicurai che respirasse e piangesse, cucii i due nodi sul cordone ombelicale). Ricordai anche che mi avevano detto che era importante mettere il neonato quanto prima sul grembo della mamma. Arrivata finalmente l’ostetrica Vanda (che aveva fatto nascere tutto il comune) potemmo rientrare e, per completare l’opera, io che lavoravo in comune allo Stato Civile, andai in municipio a redigere l’atto di nascita.

Quella voglia di apprendere e le difficoltà dei nostri territori ci hanno stimolato a metterci subito in contatto con chi stava pensando ad un sistema di Protezione Civile e così la Croce Verde di Morfasso, pur piccolissima e neonata realtà di volontari, creò un nucleo di protezione civile al suo interno (con orribili e pesanti tute verdi) e l’anno successivo alla sua nascita organizzò una delle primissime esercitazioni di protezione civile (in occasione della sua inaugurazione ufficiale il 25 luglio del 1982) durante la quale diverse organizzazioni provenienti da varie province realizzarono proprio a Morfasso un campo base con ospedale da campo, cucina in grado di preparare pasti per 450 persone, servizi di riprese fotografiche con aerei, unità cinofile, unità fuoristrada, coinvolgendo anche paracadutisti e radioamatori (40 anni fa). Non solo, ma proprio in quell’occasione ci fu storicamente il primo impiego di un elicottero civile per portare soccorso: feci, infatti, arrivare un elicottero da Fidenza (grazie alla disponibilità del pilota Marco Bisagni dell’azienda Condomet) e con una barella appoggiata esternamente sui suoi pattini, simulammo un soccorso sulla cima di una montagna (pionierismo puro)

E non sarà un caso che poi, quando ebbi l’onore di co-progettare il sistema di elisoccorso (che non esisteva ancora in Italia e che oggi è invece una realtà più che affermata), scelsi proprio la piazza di Morfasso per atterrare per la prima volta nella storia italiana con un elicottero (Ecureil AS355, messo a disposizione dalla famiglia Tanzi di Parma) destinato al soccorso e per presentare ai tanti sindaci presenti le potenzialità di tale servizio che stavamo mettendo in piedi (partimmo nel 1985 a Viareggio); mi accompagnava il prof. Zuccoli che era primario di rianimazione a Parma.

Personalmente proprio grazie alla straordinaria e pionieristica esperienza con la Croce Verde morfassina aiutai a fondare altre associazioni a Piacenza (Ferriere, Cortemaggiore, Monticelli, rifondazione Croce Bianca PC, Misericordia di PC, ecc.) ma soprattutto posi le basi non solo per 40 anni di volontariato (che mi hanno visto anche come il più giovane presidente Regionale di ANPAS nel lontano 1985) ma per la mia attività professionale nel campo del soccorso che mi ha dato l’opportunità di progettare le prime centrali del 118, diverse basi di elisoccorso, una delle prime automediche (proprio a PC, nei primi anni ’90) e di gestire basi di aeroambulanze in diversi Paesi del mondo.

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