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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Donne e amministrazioni

Nei comuni piacentini le sindache sono un terzo dei sindaci, ultimi in regione per consigliere e assessore

Partecipazione alla vita pubblica, le percentuali raccolte nel bilancio di genere 2021 pubblicato dalla Regione. Il punto sul territorio locale

Nei comuni piacentini le sindache sono un terzo dei sindaci, ancora più ridotta la quota di consigliere e assessore che siedono nei banchi dei municipi della provincia, la più bassa dell’Emilia-Romagna. Una fotografia scattata il 31 dicembre 2021, data a cui fa riferimento il bilancio di genere pubblicato dalla Regione, nel focus “Partecipare alla vita pubblica e convivere in una società equa”.

Il 24% di donne che rivestono il ruolo di "prima cittadina" sul territorio locale - a fronte di un 76% di colleghi uomini - pone comunque Piacenza tra le province con la fetta più consistente, al di sotto solo del 37% di Forlì-Cesena. Resta un'eccezione, a confronto con le percentuali di vicesindache (34%) e assessore - 43%, a parimerito con Rimini - e consigliere (33%), tutte al di sotto della media regionale.

Nel confronto con il panorama nazionale «l’Emilia-Romagna - evidenzia il rapporto - è la prima regione per percentuale di donne in Consiglio Regionale (42%) e ben al di sopra della media italiana misurata in 22,3% di donne elette». Guardando invece al livello comunale, «per tutte le cariche si osserva una maggiore rappresentanza maschile, ad eccezione della percentuale di assessore che raggiunge una quasi parità con una rappresentanza del 48%. Le sindache sono invece ancora una minoranza, con il 21% di rappresentanza contro il 79% di sindaci».

                                                Donne Piacenza tabella

L'analisi del contesto - «La partecipazione alla vita sociale e politica - analizza lo studio - offre la possibilità di creare relazioni, esprimere il proprio punto di vista e influenzare i processi decisionali ed in tal senso la partecipazione riveste un ruolo determinante nell’accrescere il ben-essere di una persona. Impattano su questa dimensione sia le politiche mirate alle pari opportunità sia le politiche volte ad aumentare la partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla vita sociale del territorio. La partecipazione civica e politica delle donne è inferiore rispetto a quella degli uomini, così come la partecipazione sociale. Infatti, il 68,9% delle donne svolge almeno un’attività di partecipazione civica e politica (contro il 75,4% degli uomini) tra le seguenti: parlare di politica almeno una volta a settimana; informarsi dei fatti della politica italiana almeno una volta a settimana; partecipare online a consultazioni o votazioni su problemi sociali o politici almeno una volta nei 3 mesi precedenti l’intervista; esprimere opinioni su temi sociali o politici attraverso siti web o social media almeno una volta, nei 3 mesi precedenti l’intervista. Anche la percentuale di donne attive nella partecipazione sociale è inferiore rispetto agli uomini (14,9% vs 22,2%); tra le attività di partecipazione sociale si considerano partecipazioni a riunioni di associazioni (culturali/ricreative, ecologiche, diritti civili, per la pace) o a riunioni di organizzazioni sindacali, associazioni professionali o di categoria, riunioni di partiti politici o attività gratuite prestate per partiti politici, aver pagato una retta mensile o periodica per un circolo/club sportivo. L’attività di volontariato registra nel 2021 una contrazione sia per le donne che per gli uomini: 8,4% delle donne (-2,7% rispetto al 2020) e 9,3% degli uomini (-3,8% rispetto al 2020)».

«Il grado di fiducia espresso sia dai cittadini che dalle cittadine di 14 anni e più nei confronti delle istituzioni resta ridotto, e manifesta una certa stabilità negli anni con qualche lieve incremento nell’ultimo triennio e sostanzialmente nessuna differenza di genere. Come a livello nazionale, il voto medio più basso è quello della fiducia nei partiti politici: il punteggio medio espresso dalle donne è di 3,5 punti in una scala da 0 a 10. Il voto medio più elevato è quello espresso dalle donne (7,7 in una scala da 0 a 10) e dagli uomini (7,6 in una scala da 0 a 10) per la fiducia nelle Forze dell’ordine e nei Vigili del fuoco. Gli interventi legislativi adottati in Italia nell’ultimo decennio hanno contribuito a mitigare lo squilibrio di genere nella rappresentanza politica. La rappresentanza femminile in Parlamento ha continuato a crescere sino alla XVIII Legislatura, con il 36,8% di elette alla Camera dei deputati ed il 34,7% al Senato. Nella legislatura appena inaugurata, la XIX, vi è invece un calo in entrambe le camere. Tra le due, il valore più alto viene riportato a palazzo Madama, con un 34,47% che si discosta leggermente rispetto al risultato della legislatura precedente. A Montecitorio invece si registra un 32,25% di donne elette, un dato più basso di tre punti percentuali e mezzo rispetto alla XVIII legislatura».

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