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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Nel Piacentino aumentano gli infortuni: +12,1%. Cgil: «Strage insopportabile»

Conclude il suo primo anno di attività l’“Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna” costituito dal sindacato: i dati della nostra provincia

Conclude il suo primo anno di attività l’“Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna” costituito dalla CGIL Emilia Romagna per monitorare, attraverso i dati resi disponibili dall’INAIL, quanto avviene nella nostra regione riguardo alla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Nel 2022 l’Osservatorio ha registrato:

  • 81.170 infortuni denunciati (+9,6% rispetto ai 74.066 del 2021);
  • 5.703 malattie professionali denunciate (+2,2% rispetto alle 5.578 del 2021);
  • 88 denunce di infortunio con esito mortale (nel 2021 sono state 110).

I settori che nel 2022 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia-Romagna sono:

  • trasporto e magazzinaggio (21 infortuni mortali denunciati);
  • agricoltura (11);
  • costruzioni (7);
  • commercio e riparazione (7)
  • alloggio e ristorazione (5).

Nella nostra provincia nel 2022 sono stati denunciati 4.730 infortuni, contro i 4.220 del 2021. Nel 2022 sono stati 9 quelli con esito mortale, 13 l’anno prima. Crescono invece le malattie professionali: 189 nel 2022 contro le 153 nel 2021.

«Dopo la crisi economica del 2020 a causa della pandemia, il 2021 ed il 2022 hanno rappresentato il tentativo di agganciare la ripresa, pur risentendo degli effetti della guerra in Ucraina - spiega Cgil Emilia-Romagna -. Purtroppo, però, per il secondo anno consecutivo continuiamo a registrare un aumento preoccupante degli infortuni sul lavoro (+9,2% nel 2021, +9,6% nel 2022), che continuano a colpire in maniera più dura le lavoratrici e i lavoratori dei settori più fragili ed esposti (donne, migranti, precari, il sistema degli appalti e dei subappalti)».

«Basta osservare i dati dei settori in cui si registrano il maggior numero di denunce di infortunio - prosegue la nota -: 7.359 denunce nel settore del trasporto e magazzinaggio, 6.904 denunce nella sanità (in cui si evidenziano ancora gli effetti del Covid-19), 5.279 denunce nel commercio, 4.496 denunce nel settore delle costruzioni, 3.904 denunce in agricoltura e agroindustria. I dati consegnano un imperativo: il tema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro deve tornare a essere una priorità assoluta per le istituzioni a tutti i livelli».

«Si tratta di una strage insopportabile - è il commento del sindacato -. Nel 2022 in Italia hanno perso la vita sul lavoro 1.090 lavoratrici e lavoratori (una media di tre al giorno), dei quali 88 in Emilia-Romagna. Un dato che in questa regione, seppur in lieve calo, resta ancora tragicamente alto. Per queste ragioni abbiamo condiviso con la Regione e i soggetti firmatari del “Patto per il lavoro e il clima”, il protocollo “Tutela della Salute e della sicurezza sul lavoro” al quale bisogna ora dare piena operatività. Chiediamo quindi che, a tutti i livelli, vengano realizzati investimenti sulla prevenzione e per sviluppare la cultura della sicurezza sul lavoro nelle scuole, sul rafforzamento dei controlli e degli organismi ispettivi, sulla formazione, e sulla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla definizione dei modelli organizzativi che garantiscano la loro sicurezza».

«Il governo - è la richiesta di Cgil - assuma come priorità la tutela della salute e sicurezza sul luogo di lavoro e dia risposta alle rivendicazione delle organizzazioni sindacali. Allo stesso tempo devono essere istituiti in tutti i territori i tavoli provinciali e gli osservatori che garantiscano, da parte degli enti locali e da tutte le istituzioni preposte la presa in carico delle problematiche legate a: sicurezza sul lavoro, sfruttamento e legalità, gestione dei siti, delle filiere e dei distretti più complessi. Per fermare la strage nei luoghi di lavoro bisogna ricostruire il legame tra sicurezza legalità e qualità del lavoro, con il protagonismo di lavoratrici e lavoratori e la responsabilità di imprese e istituzioni».

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