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Nell’ex albergo San Marco l’arte del ferro battuto mostra di essere all’altezza della tradizione piacentina

Dai lettori contributi alla conoscenza dell’edificio

Presentiamo alcune altre testimonianze di interesse documentale a integrazione dei recenti articoli che hanno riacceso le luci sulla situazione dell’ex Albergo San Marco, il palazzo nel cuore della città all’angolo tra via Cittadella e l’omonima via, un tempo fiore all’occhiello dell’ospitalità cittadina, oggi abbandonato e malridotto. Il maestro Giuseppe Verdi vi alloggiava spesso quando passava da Piacenza; proprio in quell’epoca l’albergo toccò l’apice del suo splendore e venne dotato di alcuni elementi architettonici in stile “Liberty” di notevole pregio, quali lo scalone interno con ringhiera in ferro battuto, così come la pensilina esterna. Il libro “Lyberty in Emilia” (Autori vari, Modena 1988) - dal quale abbiamo tratto la fotografia dello Scalone che figura sulla “cartolina SoS” realizzata da Oreste Grana - annovera la pensilina e la scala dell’Albergo quali importanti testimonianze del Liberty a Piacenza. Nella scheda descrittiva, tra l’altro, è detto: “Già nel 1903 l’albergo S. Marco era con l’Hotel Croce Bianca e l’Italia, uno degli alberghi principali della città. Ai primi del Novecento è da far risalire la sistemazione dell’ingresso e del vano scale la cui pensilina e la scala rappresentano le realizzazioni più vistose. L’arte del ferro battuto mostra qui di essere all’altezza dell’antica tradizione piacentina, riscontrabile nei palazzi della città fin dal Settecento. I motivi Liberty e floreali si integrano nella struttura ardita e moderna della scala, la cui soluzione tecnica a scalini a vista, è ingentilita dagli stucchi, che ne seguono l’andamento. L’architrave a sostegno del pianerottolo superiore è animata dai due lumi a bulbo in cui i motivi a colpo di frusta si ricorrono tutt’intorno”.

L’edificio divenne di proprietà del Comune di Piacenza nel 1912 che lo trasformò successivamente in Stabilimento Bagni e Albergo diurno. Negli anni Sessanta fu sede prima dell’Ufficio Igiene del Comune, poi del Comando dei vigili urbani. La proprietà passò quindi parzialmente nelle mani dell’Ausl che per diversi decenni v’insediò i Servizi di vaccinazione dei bambini, poi i Servizi veterinari e di Medicina del lavoro. La struttura è oggi per circa 2/3 di proprietà ASL e 1/3 del Comune. Italia Nostra ha incluso il fabbricato nella Lista rossa dei 45 luoghi da salvare in quanto patrimonio storico e culturale italiano. L’elegante prestigiosa costruzione di ispirazione Liberty  - dove Giuseppe Verdi amava soggiornare - è anche edificio di particolare interesse storico artistico ai sensi dell’articolo 2 D.L. g.s. 490/99 e con decreto regionale Ministero per i Beni e le attività culturali.

DAI NOSTRI LETTORI

CONTRIBUTI ALLA CONOSCENZA DELLA STORIA DELL’EDIFICIO

- ROSANNA C.  Nel Palazzo di Via S. Marco, ho trascorso i miei primi anni di lavoro nel settore Profilassi delle Malattie Infettive (ed era anche sede delle vaccinazioni infantili e della Veterinaria) era molto signorile, particolari di pregio: quelle bellissime finestre bifore e trifore... sul recupero e conservazione dovrebbero esserci identità di vedute; quando si tratta di salvaguardia dei beni storici è la cultura a diventare protagonista assoluta. Di questo Comune e Ausl devono essere consapevoli.

- PAOLO P. - Per l'albergo  San Marco sarebbe davvero importante che l'Ausl aprisse il portone e poter considerare lo stato dell'immobile. Certe strutture sono forti e stabili. Si intervenga prima di farci rimanere con poche macerie e tutto da ricostruire. Dell’ex hotel non può rimanere solo un pugno di mosche.

- ADRIANA P. - Ho trovato in una pagina di Giana Anguissola: “L’hotel San Marco poteva considerarsi internazionale: vi correvano gli ultimi soldi di molti antichi signori ed i primi soldi nati con la guerra, ma i bei palazzi erano sempre dei conti, marchesi e duchi di cui portavano da secoli il nome“. Conosco queste altre notizie: il Molossi nel 1832 elenca l’albergo fra i migliori della città. Da Libertà del 15 aprile 1782.: “Sono ospiti di Piacenza prendendo alloggio all’Albergo San Marco, il figlio dell’Imperatrice Caterina 2° di Russia e la consorte Sofia Dorotea di Wurtemberg, che sono in Italia per divertimento”. Ancora da Libertà 24 giugno 1885; ieri sera con il treno delle 9,45, arrivarono nella nostra città, provenienti dal Piemonte, i figli del principe Amedeo, Emanuele Filiberto e Vittorio accompagnati da numeroso seguito. Presero alloggio all’Hotel San Marco. Oggi si intratterranno presso di noi, per visitare tutto ciò che è degno di essere visitato.

- “CITTADINI ATTIVI”. Se Comune e ASL continuano ad essere sordi occorre che i Cittadini alzino il volume con tenacia consapevoli di lottare per la conservazione di un bene comune.  Non si deve aspettare altro tempo di fronte al decadimento costante e continuo di un monumento come il nostro, lasciato per troppo tempo nell’incuria e nel menefreghismo più totali. E’ diventato un atto dovuto. Questo monumento con la sua storia va conservato: per quelli che ci hanno preceduti, ma soprattutto per quelli che seguiranno e che dovranno, a loro volta, conservarne la memoria.

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