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Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità Ottone

«Niente vincoli per la caccia a Zerba e Ottone»

Le due comunità hanno inviato un documento alla Regione

Le richieste più urgenti che arrivano dalle comunità di Ottone e Zerba in merito alle gravi problematiche connesse al moltiplicarsi del numero di cinghiali sono state riassunte in una lettera che è stata inviata alla Regione Emilia-Romagna (al presidente Stefano Bonaccini e all’assessore ad agricoltura, caccia e pesca Alessio Mammi), al Commissario straordinario alla peste suina africana Angelo Ferrari e al prefetto di Piacenza Daniela Lupo.

Le sintetizza Giampaolo Maloberti, consigliere provinciale con delega ai Rapporti con la Regione in materia di Agricoltura, Caccia e Pesca: «L’esigenza primaria, già manifestata via telefono allo stesso commissario straordinario PSA Angelo Ferrari, è - spiega Maloberti – che le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Liguria anticipino, in attesa di risorse statali, i fondi necessari (circa 1,7 milioni di euro) per completare i lavori di recinzione delle aree a rischio PSA: a quel punto anche i territori comunali di Ottone e Zerba non saranno più inclusi nella zona di restrizione “1”, in cui la caccia è attualmente vietata, e il territorio potrà ottenere la soluzione che concordemente auspica».

«Occorre anche – prosegue Maloberti - autorizzare con decorrenza immediata tutte le forme di caccia tradizionali in coerenza col calendario venatorio regionale anche nei territori comunali di Ottone e Zerba, sciogliendoli da ogni attuale vincolo (tranne quello della sorveglianza attiva), perché non si può pretendere di controllare o eradicare il cinghiale con regole cervellotiche ed impraticabili come alcune di quelle definite nel GPG/2022/1428 del 27/07/2022».

La missiva è stata firmata dai sindaci di Ottone e Zerba Federico Beccia e Piero Rebolini, dal consigliere provinciale con delega ai Rapporti con la Regione in materia di Agricoltura, Caccia e Pesca Giampaolo Maloberti, dall’ATC Piacenza 10, dall’Azienda Faunistico Venatoria Alta Val Trebbia, dall’Azienda Faunistico Venatoria Gramizzola, dall’Azienda Faunistico Venatoria Campi, dal Consorzio Forestale per la tutela del bosco e sottobosco dell’Alta Val Trebbia, dal Consorzio Forestale Gramizzola, dal Consorzio per la tutela del Monte Alfeo-Campi e dalle associazioni sindacali agricole.

Il documento è l’esito di una serie di contatti avvenuti in questi giorni e dell’incontro che domenica scorsa a Ottone, nella sede dell’ATC 10, ha riunito Giampaolo Maloberti (consigliere provinciale con delega ai Rapporti con la Regione in materia di Agricoltura, Caccia e Pesca), Federico Beccia (sindaco di Ottone), Luigino Mondani (presidente ATC 10), Domenico Campanella (presidente del Consorzio per la tutela del Monte Alfeo-Campi), Giampiero Saiani (presidente Azienda Faunistico Venatoria Gramizzola), Enrico Pisotti (presidente Azienda Faunistico Venatoria Alta Val Trebbia) ed Emiliano Zanardi (titolare azienda agricola Campi).

«Attualmente - aggiunge Maloberti - per consentire l’attività di prelievo del cinghiale è necessario che gli istituti faunistici ATC e le aziende faunistico-venatorie si dotino di un Piano, da trasmettere alla Regione per l’approvazione, che prevede regole che sono di fatto impossibili da rispettare. Nel frattempo, mentre nei territori comunali confinanti della Liguria la caccia è consentita, viceversa nei comuni di Ottone e Zerba la caccia resta proibita anche se non si sono registrati casi di peste suina. Gli effetti, evidentissimi, sono la devastazione di prati e pascoli, con enormi danni per le attività agricole, con una drastica riduzione dell’attività per gli esercizi pubblici e commerciali della zona, molto frequentati dai cacciatori provenienti anche da altre province, e con crescenti rischi per la sicurezza stradale. Raccogliere le istanze del territorio è indifferibile: auspichiamo una rapida soluzione per una situazione che è ormai insostenibile».

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