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Giovedì, 25 Aprile 2024
Arrivate altre denunce della polizia / Castel San Giovanni

«Noi lavoratori del blocco G di Geodis vittime di fanatismo repressivo»

Tramite una nota ufficiale del sindacato Si Cobas, intervengono alcuni lavoratori impiegati nell'hub di Castelsangiovanni

«Come lavoratori del blocco G di Geodis teniamo a comunicare a tutta la cittadinanza che sono numerosi gli esposti e le segnalazioni di pericolo per mancanza di sicurezza e in riferimento a minacce ricevute dai datori di lavoro all’ispettorato del lavoro, alla Prefettura e alla Questura. Ricordiamo che proprio in giugno si è sfiorata la tragedia con un lavoratore scampato per miracolo alla caduta di un frigorifero da quattro metri di altezza. Il risultato di tutte queste segnalazioni non è stato altro che venire demansionati e spostati dal nostro posto di lavoro come reprimenda antisindacale».

Così, tramite una nota ufficiale del sindacato Si Cobas, intervengono alcuni lavoratori impiegati nell'hub di Castelsangiovanni.

«Il messaggio è chiaro - scrivono - “chi denuncia alle istituzioni avrà vita impossibile”. D’altra parte, le istituzioni non muovono un dito e anzi ci denunciano. Ci troviamo quindi fra l’incudine e il martello: se scioperiamo veniamo denunciati, se non scioperiamo dobbiamo subire ogni violazione della legalità del lavoro e sanzioni punitive. Chiediamo solo una vita e un lavoro sereno, libero da discriminazione e repressione, guadagnando la paga corretta che ci spetta. Non ci pare di chiedere troppo, solo ciò che ci è dovuto. Invitiamo tutti ad aprire gli occhi e annunciamo che anche se i nostri sindacalisti sono colpiti dalle misure repressive noi ci difenderemo e non ci faremo mettere in piedi in testa da nessuno, perché il sindacato siamo noi».

«A poche ore dalla decisione del Tribunale di Bologna che ha portato a decadere l’accusa di associazione a delinquere contro il S.I.Cobas - scrive la nota del sindacato - la Questura di Piacenza ha comminato ad alcuni di noi e ad altri lavoratori Geodis altrettante denunce relative a uno sciopero del mese di giugno. Le accuse sono le medesime, letteralmente un copia e incolla, che si sono viste in tutti gli scioperi dei lavoratori della logistica in questi anni. Manifestazione non autorizzata (in assenza di manifestazioni) e “violenza privata” in riferimento al pacifico sedersi di fronte ai cancelli. In una precedente nota ai giornali abbiamo definito questo “vendetta” contro chi lotta per i propri diritti. Solo cinque giorni dopo la liberazione dei sindacalisti arrestati e questo ulteriore incresciosa dimostrazione di fanatismo repressivo, ecco che anche l’azienda interviene per opprimerci ulteriormente, proprio noi che già abbiamo ricevuto la denuncia a nostro carico».

«Questo - conclude la nota - è il modello che il sistema capitalista, supportato dalle operazioni repressive come quella a cui il territorio piacentino ha assistito con rabbia in luglio, vorrebbe disegnare per il futuro dei lavoratori piacentini: sfruttamento e impossibilità di difesa dei diritti elementari».

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