Nuove prospettive nella cura del Parkinson e dei disturbi della sessualità correlati
I temi trattati dal professor Manfredi Saginario, Primario emerito di Neurologia e dal dottor Antonio Saginario, Psichiatra e Psicoterapeuta del Dipartimento Salute Mentale dell'Ausl di Piacenza
Questo il titolo di un recente incontro informativo promosso dalla Unione Parkinsoniani di Piacenza che ha ospitato illustri relatori, nella Sala Svep di Via Pallastrelli, aperto dal saluto e dall'introduzione del Presidente della Associazione, Enrico Bettinotti che ha fornito interessanti aggiornamenti sulla malattia, ai pazienti, ai loro familiari e alle persone interessate a questa patologia.
Il professor Manfredi Saginario, Primario Emerito e libero docente a Parma, ha parlato delle nuove prospettive nel trattamento del Parkinson che, diversamente dal passato, hanno determinato risultati più efficaci e la diminuzione degli effetti collaterali.
La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale, caratterizzata dalla progressiva compromissione di neuroni che producono un neurotrasmettitore, la dopamina, necessaria per la corretta gestione del movimento. In Italia, sarebbero circa 600.000 i malati di Parkinson, mentre nel mondo il numero di persone affette sono circa 6 milioni e mezzo, dato destinato a salire, secondo gli esperti, per l'invecchiamento e i fattori nocivi ambientali. Le ipotesi sulle cause della malattia sono varie: genetiche e ambientali e recenti studi epidemiologici hanno mostrato una netta correlazione tra l'esposizione a fattori inquinanti, quali pesticidi e metalli pesanti.
La malattia è caratterizzata da tre sintomi classici: tremore, rigidità e lentezza dei movimenti (bradicinesia). A tali sintomi si associano disturbi dell'equilibrio, postura curva (cifosi), andatura impacciata, blocchi improvvisi di movimento (Freezing della marcia) e nella fase avanzata, acinesia (assenza totale di movimento). Il tremore è un disturbo del movimento, caratterizzato da oscillazioni ritmiche di una o più parti del corpo, e a riposo. Nelle mani è tipicamente presente il tremore d'azione, cioè quando il paziente è intento a fare qualcosa. Inizia da un solo lato del corpo, per poi interessare entrambi i lati.
Una accentuazione di sintomi di base può essere interpretata come segno di progressione della malattia. Le situazioni cliniche sono tipicamente quelle della sindrome da trattamento a lungo termine con levodopa (fluttuazioni motorie, acinesia, discinesia). Il Professore raccomanda di utilizzare sempre la levodopa con molta attenzione, tenendo presente che, se il paziente la assume precocemente, ne dovrà assumere sempre di più, nel tempo. Se invece, il paziente, assume la levodopa rispettando la dieta ipoproteica, eliminando o riducendo al minimo le proteine, migliora l'efficacia terapeutica, senza la necessità di aumentarne il dosaggio. Si deve, invece di ridurre il dosaggio della levodopa, l'associazione alla terapia di altri farmaci, abbinati in modo da ritardare l'insorgenza di effetti collaterali, tra i quali: l'Amantadina (Mantadan), gli inibitori delle MAO (selegilina e rasagilina), inibitori delle COMT (entacapone e tolcapone) e i dopaminoagonisti (bromocriptina, pergolide, lisuride, cabergolina, pramipexolo, ropinirolo, apomorfina, rotigotina). Si possono usare anche congiuntamente dei farmaci agonistidopaminergici, ad esempio la rotigotina (cerotto Neupro), associato al pramipexolo o al ropinirolo. La variante della malattia di Parkinson "rigida" è quella più difficile da trattare, è più impegnativa e può causare maggiori disturbi declino-cognitivi. Per contrastare in modo significativo il numero di cadute dei pazienti parkinsoniani con avanzata instabilità posturale, oltre che al decadimento mentale può essere dato dalla somministrazione di piccole dosi di Donezepil (dose massima 10 mg al giorno), cioè un inibitore della colinesterasi che agisce a livello del sistema nervoso centrale. Nel Parkinson c'è la tendenza alla ipotensione ortostatica dovuta a complicanze derivanti dalle ripercussioni della malattia sull'apparato cardiovascolare, ma anche al trattamento farmacologico. La levodopa e i farmaci dopaminoagonisti, possono causare un eccessivo calo della pressione arteriosa ed in tali casi, occorre apportare delle variazioni alla terapia. L'ipotensione aumenta il rischio di cadute ed è un fattore di rischio di mortalità nelle persone anziane.
Il dottor Antonio Saginario, Psichiatra e Psicoterapeuta del Dipartimento di Salute mentale della Ausl di Piacenza, ha affrontato in modo specialistico il difficile e delicato tema della sessualità, con le possibili disfunzioni, correlate alla malattia.
La sessualità è parte essenziale di una vita sana e un diritto umano, così viene definita dalla World Association for Sexual Health. La capacità di condurre una vita sessuale soddisfacente, sicura e responsabile, si associa a buona soddisfazione generale e qualità di vita. Esiste un circolo vizioso: la disfunzione sessuale causa demoralizzazione e la depressione provoca perdita della libido. Il controllo neurale è un pre-requisito per una corretta funzione sessuale. Le disfunzioni sessuali nella malattia di Parkinson sono un aspetto importante, finora trascurato e poco studiato e riguardano circa il 60-80% dei pazienti, in stato medio - gravi e sono prevalenti nel sesso maschile.
Sono correlati e aggravati da depressione, dalla durata e dalla gravità della malattia, all'età, al fumo. Compaiono dopo l'esordio del Parkinson, causano demoralizzazione e problemi alla coppia. Le cause delle disfunzioni sessuali nel Parkinson sono varie: lesione neurobiologica, sintomi motori (vegetativi, fatica, sonno), frequente comorbidità, psichiatriche (depressione, apatia), fattori psicologici, effetto farmacologico (dopamino-agonisti, antidepressivi), da farmaci non specifici etc. Tra i fattori psicologici emergono l'immagine corporea e sessuale, la difficoltà di comunicare, la passività sessuale, la ridotta autostima ed autoefficacia, sfiducia e difficoltà relazionali. I consigli rivolti ai pazienti sono di cercare informazioni dal medico di famiglia e dallo specialista, adottare uno stile di vita sano, non fumare, ridurre alcolici, abolire sovrappeso, esercizio fisico, sonno ristoratore, terapia psicologica, buona comunicazione, essere positivo e aperto. I problemi devono essere affrontati di routine dai sanitari. I farmaci sono qualche volta efficaci, ma la comunicazione è fondamentale.