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Il parere dell'assessore regionale

«I bilanci in rosso non compromettono il nuovo ospedale di Piacenza»

L’assessore regionale alla sanità: «Tutti chiedono più risorse al Governo». Sulla mancanza di medici: «Aumentiamo i posti per le specializzazioni ma l’“emergenza-urgenza” è meno appetibile». Regione al lavoro per riorganizzare i Ps

La sensazione è che la sanità locale, regionale e nazionale sia arrivata ad un momento importante. I periodi peggiori dell’emergenza Covid sono alle spalle, ma molti nodi vengono ora al pettine, a partire dalla mancanza di sanitari: sul territorio lavorano sempre meno medici di famiglia, guardie mediche, infermieri, anestesisti.

Negli ultimi tempi si sono aggiunte anche questioni economiche, non di poco conto: molte spese delle Regioni e delle Ausl legate al Covid non sono state rimborsate dallo Stato. Infine i rincari energetici hanno rappresentato una vera e propria mazzata per i bilanci delle Ausl. L'azienda sanitaria di Piacenza. nel 2022. ha registrato un passivo di 46 milioni di euro, che verrà coperto dalla Regione. In visita a Piacenza per l'importante rinnovo degli accreditamenti nazionali e internazionali per il trapianto di cellule staminali emopoietiche, abbiamo posto all’assessore regionale alla salute, Raffaele Donini, un paio di quesiti sulla delicata situazione attuale.

  • Assessore, i bilanci in rosso di tutte le aziende sanitarie locali possono compromettere il percorso verso la realizzazione del nuovo ospedale di Piacenza?

No, quei bilanci non possono compromettere nulla sugli investimenti decisi e finanziati. Possono però renderci la vita difficile, anzi, difficilissima, in termini di sostenibilità del sistema sanitario nazionale e regionale. Per questo anche ieri nella Commissione nazionale salute, che coordino, tutti gli assessori regionali alla sanità hanno chiesto urgentemente un incontro al Governo – in particolare ai ministri della Salute e del Tesoro – per presentare una situazione ormai insostenibile. Parlo di carenza di personale sanitario, soprattutto nell’ambito dell’emergenza-urgenza, sia per il mancato rimborso alle regioni delle spese sostenute per il Covid e per i rincari energetici. Non dimentichiamoci che nel 2023 i soldi per la sanità saranno ancora meno di quelli a disposizione nel 2022. L’inflazione sta mangiando i nostri fondi. Occorre un incontro tra Governo e Regioni per mettere la sanità tra le priorità.

  • Manca il personale sanitario. Oltre all’allargamento dei posti a disposizioni per specializzazioni e per le borse di studio, la Regione può perseguire altre strade? Ad esempio quella del reclutamento all’estero?

Quella del reclutamento all’estero non è la strada. La soluzione è continuare ad investire per la riduzione dell’imbuto formativo, come stiamo facendo. Nel giro di 3-5 anni coglieremo i frutti delle specializzazioni. C’è un problema, invece, per quanto riguarda le borse di studio per l’emergenza-urgenza. Lì non stiamo andando bene, c’è meno partecipazione. Quell’ambito necessita di una riorganizzazione e revisione profonda. Non ci sono medici, nei prossimi tre anni a livello nazionale andranno in pensione circa 5mila medici di medicina emergenza-urgenza e ne arriveranno solo 1500, su un totale di 12mila presenti. Quindi occorre mettere in campo delle innovazioni di sistema, che stiamo già studiando per il 2023.

  • Ovvero?

Separando l’emergenza dalle altre situazioni che coinvolgono i cittadini. Ci stiamo lavorando. Nelle prossime settimane cercheremo di mettere a terra una riorganizzazione che dia al cittadino la sicurezza di essere preso in carico nei tempi più brevi possibili e essere collocato nei luoghi più idonei. Per la “marea” di prestazioni che si svolgono all’interno dei pronto soccorso e che non sono appropriate per quei luoghi, dovremo lavorare insieme a tutte le professionalità. A queste esigenze bisogna dare risposta sul territorio, perché nei prossimi 3-5 anni i medici mancheranno.

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