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«Piacenza deve decidere se vuole essere una meta turistica»

«Palazzo Farnese, Musei Civici, Galleria Ricci Oddi, Alberoni sono da valorizzare. Invece si punta a novità di basso profilo, a nuove piccole manifestazioni rionali, a ipotetiche visite di Napoleone, a strane proposte operative senza una corretta informazione». L'intervento del Consorzio Servizi Infrastrutture Logistica (Cosil) di Federico Scarpa

Come abbiamo più volte avuto modo di dire pubblicamente Piacenza deve decidere se vuole essere una meta turistica. L’occasionalità, l’opportunismo estemporaneo dell’assessore di turno, le iniziative unilaterali, le presentazioni esternate da terzi che non fanno parte della amministrazione comunale, i “consigli” mai disinteressati delle categorie di settore, le catastrofi soggettive o oggettive tipo quelle di Expo 2015 con tutti i collaterali senza alcun seguito, costosi e buttati, dalla zolla all’uovo, dal brand anonimo alle troppe app create da tutti e tutte di basso profilo e dalle agenzie beneficiarie di fondi per la propria gestioni e inutili per lo sviluppo turistico…sono un cartellone espressione di indecisione, di non certezze, di non strategia, di non investimento. Meglio pensare solo a un nuovo Guercino, un nuovo Pordenone. Ci sono a Piacenza, e dintorni, alcune entità-strutture esistenti da secoli che non sono valorizzate, seguite, promosse come meritano, come palazzo Farnese, musei Civici, galleria Ricci Oddi, Alberoni. Invece si punta a novità di basso profilo, a nuove piccole manifestazioni rionali, a ipotetiche visite di Napoleone, a strane proposte operative senza una corretta informazione, indagine.

Piacenza è quindi città in grado di attrarre turisti? E’ corretto disquisire e dibattere su biglietti venduti e incassi dei vari musei, scaricare colpe su amministrazioni precedenti o attuali, piuttosto che vedere perché dal 2011 Piacenza Turismi non è stata più ricostituita, perché la politica si è dimenticata del turismo, perché dirigenti pubblici fanno i burocrati e passa carte per compiacere la politica di turno e non vanno a cercare fondi, sponsor, finanziamenti pubblici e privati, locali ed europei. Meglio seduti dietro una scrivania con megagalattico ufficio sperando in qualche soldo dal comune. La vicina e piccola Cremona (60mila abitanti) ha il doppio di turisti, genera una plv turistica doppia, trova finanziamenti privati da 3-5 milioni di euro l’anno per migliorare la attrazione e la gestione economica della cultura, della istruzione, dell’arte. L’uscita o le uscite recenti dell’assessore Polledri fanno pensare a qualcosa ancora di peggiore.  Oltre alla mancanza di una strategia turistica, ci si aspettava un cambio di rotta almeno, giusto o sbagliato, invece sembra solo un gioco delle parti, spesso al ribasso: sembra tutto orientato a dare nuovi incarichi. Piacenza ha bisogno di una strategia di lungo periodo. Deve salire gradino x gradino in modo di arrivare poi a fare un grande salto magari di capitale con qualche stelletta già acquisita. Parma insegna. Non si può sperare di vincere cambiando solo qualche dirigente, anche se la cultura, il turismo, l’arte a Piacenza ha bisogno di nuove persone. Abbiamo visto i risultati di qualche “foresto” messo a capo dei principali musei italiani quali successi hanno riportato, come il bolognese diventato direttore di Caserta.

Se il cambio di dirigenti o direttori o presidenti vuol dire anche eliminare festicciole sotto i portici, buffet in piazza, sporcizia sotto i cavalli, scelte banali dell’ultimo minuto sollecitati da qualche compaesano, allora cambiamo anche figure. Ma in ogni caso Piacenza deve rispondere alla domanda iniziale, deve puntare su eventi eclatanti, su mostre e meno musei, eventi sportivi almeno nazionali, creare una cittadella dell’arte post-moderna nell’ospedale militare , un polo dell’arte contemporanea fra Stradone Farnese e Ricci Oddi, un percorso fra i grandi oratori-refettori romanici e rinascimentali cittadini e del circondario, una valorizzazione del rapporto diretto-ambientale-commerciale fra palazzo Gotico e un fronte fiume Po di altissimo valore, coerente e non assegnato al primo che passa.

Il Consorzio Co.Sil

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