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Giovedì, 28 Marzo 2024
I riconoscimenti

«Amavano Piacenza e l’hanno valorizzata», la Primogenita ricorda Sforza e Bianchini

Alle famiglie dell’avvocato Sforza e del professor Bianchini consegnate le benemerenze civiche di “Piacenza Primogenita”. I ricordi di due personalità che hanno cambiato la nostra comunità

Nella giornata in cui tradizionalmente si celebra “Piacenza Primogenita”, il 10 maggio, la giornata del 1848 nella quale il territorio votò con un plebiscito l'annessione al Piemonte, la nostra città ha ricordato due figure politiche e sociali che hanno fatto la storia recente della comunità locale. Alla memoria di Giancarlo Bianchini e Corrado Sforza Fogliani, entrambi scomparsi a dicembre, sono andate le benemerenze civiche, assegnate dal Comune.

Al professor Bianchini «per la costante ricerca del bene comune, la generosa testimonianza di solidarietà e servizio alla collettività, l'impegno politico e civile sempre teso a promuovere inclusione e coesione sociale». All’avvocato Sforza «per il generoso e costante contributo alla crescita della comunità, la fondamentale opera di tutela e valorizzazione del patrimonio storico e culturale, la visione lungimirante mai disgiunta dal profondo legame con le radici della tradizione, espressione del suo amore per il territorio». A ricevere a Palazzo Gotico le due benemerenze dalle mani del sindaco Katia Tarasconi, le rispettive famiglie, capeggiate dalle mogli Rosetta Casali e Maria Antonietta De Micheli.

Rosetta Casali Maria Antonietta De Micheli

«Questo è un omaggio sentito e carico di significato - ha detto il sindaco in apertura -, l’impegno di queste due figure per il bene comune è una testimonianza luminosa, una eredità civile e morale. Entrambi hanno saputo mettere al servizio del Paese e del territorio competenza, etica e passione. Riconosciamo a loro con gratitudine questo servizio, portato avanti rivestendo ruoli istituzionali di grande rilevanza. Sforza e Bianchini hanno dimostrato grande capacità di ascolto e dialogo istituzionale. Si sono spesi con lungimiranza. Ho avuto il privilegio di condividere un pezzo di strada con loro. Il filo conduttore tra i due è la sensibilità che li ha guidati per portare avanti progetti in diversi campi. Ringrazio i familiari per la generosità con la quale hanno condiviso il tempo e le doti straordinarie dei propri cari. Sforza e Bianchini amavano la propria città e il territorio».

Anche il prefetto Daniela Lupo conosceva i protagonisti di questa commemorazione. «Siamo qui a ricordare due grandi piacentini, che hanno dato un grande contributo allo sviluppo morale e civile. Ricordo la passione e lo spesso culturale di entrambi».

«Gli amici di Giancarlo – ha detto Michele Marchini, suo successore alla guida dell’Assofa - oggi si rallegrano e fanno festa pensando a questa benemerenza, abbiamo il cuore pieno di gioia. È stato un grande amico, un compagno di strada per 40 anni. Ha sempre mostrato attenzione ai più piccoli e ai più bisognosi».

«Sforza amava più di tutti il titolo di avvocato - lo ha ricordato così Antonino Coppolino, presidente dell’associazione dei Liberali Piacentini -. Ha difeso la proprietà, la banca, ha innestato principi di libertà, uniti al grande amore per Piacenza. La amava troppo, voleva rimanere radicato a questo territorio, poteva stare a Roma e ricevere qualsiasi incarico ma questa città era il fulcro della sua vita. Ancora oggi facciamo fatica a non averlo qui con noi. La benemerenza a Sforza e Bianchini sono centrate, erano due grandi personaggi». Anche padre Secondo Ballati di Santa Maria di Campagna ha voluto condividere un ricordo personale di Sforza Fogliani, impegnato con tutte le sue forze per tutelare e valorizzare la basilica. 

Andrea Fossati, capogruppo del Pd in Consiglio, ha tracciato un profilo umano di Bianchini. «Aveva un motto, che ripeteva spesso anche ai suoi studenti all’università: “1+1 deve fare almeno 3. Tradotto: un rapporto, se è vero, sa valorizzare le potenzialità dell’altro. Così si arriva a fare cose che da soli non si sarebbero mai immaginate”. Bianchini è stato davvero un uomo da prima linea in ogni attività della vita, che si trattasse del lavoro o della politica, del volontariato e dell’educazione, della città di Piacenza o della dignità della persona, del Parlamento o della parrocchia. La politica sa fare anche molte cose buone. Giancarlo lo ha dimostrato, da cattolico impegnato nella comunità piacentina e nella società. Ha cercato di guardare in faccia i problemi e dare una risposta all’interno della Dc, ha portato il suo “mattone” per costruire il futuro».

Toccanti le parole delle due mogli. Rosetta Casali, al fianco di Bianchini per tutta la vita, ha voluto sottolineare «la testimonianza di un uomo, un marito e un padre che ha lasciato segni indelebili nella nostra vita. Una sorgente pura e trasparente». Maria Antonietta De Micheli ha evidenziato l’amore per la città di Sforza. «Corrado non volle entrare in Parlamento, per non lasciare Piacenza. Era orgoglioso di essere piacentino. Difendeva le cose buone e ottime che abbiamo. Ha difeso la piacentinità di Verdi e la tradizione enogastronomica, le opere, le chiese, il dialetto, la cultura e la storia. Se Piacenza fosse stata una bella signora, io ne sarei stata sicuramente gelosa. Era orgoglioso dei valori piacentini, conservava gli elogi di chi passava di qui e sottolineava la cortesia dei piacentini. E Piacenza gli ha voluto bene».

famiglia Bianchini-2

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