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Martedì, 26 Settembre 2023
Attualità San Pietro in Cerro

«Più indebitamento e aumento della pressione fiscale: dal Comune nessuna prospettiva e visione strategica»

I consiglieri di minoranza di San Pietro in Cerro commentano le scelte dell'Amministrazione, «incapace di tenere conto delle esigenze concrete della popolazione»

«II DUPS 2022-2024 del Comune di San Pietro in Cerro riporta una programmazione di nuovi investimenti che comporta l'accensione di mutui per 210.000 ? a cui si aggiungono mutui residui per 155.255,67 ? (al 31/12/2021). Un programma che aumenta l'indebitamento per abitante da 193,59 ? a circa 455,00 ? pro capite, indebitamento, di fatto, più che raddoppiato. Se l'aumento programmato dell'indebitamento indica un dato inquietante, la decisione di incrementare l'addizionale IRPEF che passa dallo 0,5% allo 0,7%- indica la precisa scelta di aumentare la pressione fiscale e rappresenta un indirizzo ancora più nefasto tanto più che appare privo di ogni capacità di leggere la realtà e reagire con decisioni caratterizzate da un minimo di prospettiva e visione strategica». E? la nota dei consiglieri comunali di minoranza Fabio Tavazzani, Valter Piersimoni, Gabriele Bellingeri, che spiegano i motivi che li hanno spinti ad esprimere voto contrario all'aumento dell'addizionale regionale IRPEF ed all'aggiornamento del DUPS 2022-2024.

Il Consiglio comunale si è riunito nei giorni scorsi e i consiglieri ora intendono chiarire alcuni aspetti. «La popolazione residente a San Pietro in Cerro è in continua diminuzione: nel 2011 i residenti erano 926 persone, nel 2020 erano scesi a 806 individui e nel 2021 siamo diminuiti ancora arrivando a 787 residenti. La gestione corrente del comune presenta spese fisse incomprimibili a cui è difficile rispondere solo con i trasferimenti dello Stato che, di norma, ammontano a circa 80.000 ? all'anno. Nel 2020, causa covid, i trasferimenti arrivati dallo Stato erano più che raddoppiati (180.000 ?) e nel 2021 avevano visto un incremento del 40%. Dal 2022, le previsioni indicano un ritorno all'importo normale pre-covid, cioè 80.000 ?. L'aumento momentaneo dei trasferimenti aveva consentito di sostenere una gestione caratterizzata da costi ed investimenti superiori alle reali possibilità di spesa del comune senza ricorrere all'incremento dell'imposizione fiscale esercitabile a livello locale. Il ritorno ad entrate "normali" cioè allineate agli importi dei consueti trasferimenti pre-covid, ha generato un fabbisogno incrementale che si è deciso di "caricare" sui residenti con un aumento del 40% dell'addizionale IRPEF. Gli aumenti a carico dei cittadini non sembrano destinati a concludersi infatti nel documento di programmazione traspare la concreta possibilità di dare corso ad ulteriori aumenti dell'IMU nonostante, già nel 2021, avessero subito un aumento. Gli investimenti individuati e riportati nel documento di programmazione sono sostanzialmente orientati a sostenere interventi di manutenzione della cosa pubblica ma non esprimono una strategia e progettualità finalizzate ad attrarre nuovi residenti e creare le condizioni indispensabili per indurre l'insediamento di nuove attività economiche».

«Stante la riduzione numerica e l'invecchiamento della popolazione residente, è evidente che l'amministrazione ha scelto di aumentare l'addizionale IRPEF per rispondere al trend di contrazione del numero dei contribuenti. Dunque, l'extra gettito perseguito con l'incremento dell'aliquota servirà per "compensare" le minori entrate create dalla riduzione della numerosità dei contribuenti. Appare evidente che l'attuale amministrazione ha deciso di adottare la soluzione più ovvia e banale cioè quella di aumentare la pressione fiscale sulla popolazione residente. E mi sia consentito un minimo di ironia se affermo che è una vera fortuna che il limite superiore dell'addizionale sia fissato per legge allo 0,8% per cui, arrivati a questo limite massimo, non ci saranno più spazi per continuare ad incrementare l'aliquota».

«Da parte nostra ? prosegue la nota -, siamo convinti che le modalità e le conseguenze di questo modello di gestione dovranno essere chiarite a tutti i cittadini. Tanto più che si tratta di una soluzione che sembra non tenere conto della realtà, non si colloca in una prospettiva strategica e rappresenta una condotta incapace di tenere conto delle esigenze concrete della popolazione che, in una fase di incertezza post-covid e con la necessità di sostenere gli incrementi dei costi dell'energia e dei prodotti alimentari, deve affrontare sacrifici aggiuntivi per sostenere le scelte poco lungimiranti dell'amministrazione. La realtà dei fatti e la concretezza dei numeri dimostra che è necessario un cambiamento del modello di governo per adottare soluzioni utili a contenere i costi e, soprattutto, finalizzate a sviluppare politiche di rilancio del territorio, indirizzare ed effettuare investimenti capaci di aumentare il numero di residenti ed accrescere le attività economiche operati nel Comune. In conclusione, vogliamo chiarire che gli eventuali errori del passato non possono costituire alibi per il futuro: oggi un modello di gestione orientato a procedere per opportunità non appare più esercitabile e deve essere sostituito da strategie e programmi a medio/lungo termine in cui azioni ed investimenti sono funzionali ad invertire un declino che, senza cambi di rotta, si preannuncia tanto evidente quanto inevitabile».

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