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Polizia Mineraria e Protezione Civile: «Regolare l’utilizzo della cava di Albarola»

L’ispezione dopo un esposto del comitato di cittadini: «Le attività estrattive e il taglio delle alberature avvenute nel perimetro della cava». Ma le cantine vitivinicole presentano un altro esposto: «L’allargamento della cava porta inquinamento e rovina il territorio»

Il comitato di cittadini che da mesi sta seguendo la vicenda della concessione per l’estrazione minerarie della cava di Albarola, qualche tempo fa aveva presentato un esposto che voleva far luce sulla questione. La cava di 797 ettari si estende anche su parte del territorio rivergarese, oltre che su quello della frazione di Vigolzone, e la concessione è scaduta lo scorso luglio. Il comitato aveva mosso alcuni rilievi. Nell’esposto, ad esempio, si era detto preoccupato per l’abbattimento di aree boschive fuori dal perimetro della cava.

Un rapporto tecnico-ispettivo sul cantiere estrattivo della cava è stato redatto, dopo un’ispezione del 22 aprile scorso, dalla Polizia Mineraria e Agenzia regionale sicurezza del territorio e protezione civile. Al sopralluogo erano presenti anche la Buzzi Unicem e la Geamin (la società che si occupa delle estrazioni per conto della Buzzi Unicem). L’ispezione risponde ai dubbi del comitato. «La delimitazione fisica dell’area oggetto della concessione mineraria - si legge nel documento - non è stata superata dalle recenti attività denunciate, così come il taglio delle alberature. Tutte le aree poste in essere recentemente ricadono all’interno dell’area della cava». I tecnici non hanno ravvisato anomalie nell’utilizzo della cava da parte della ditta “Buzzi Unicem”, che da qua estrae la marna cementizia per il suo stabilimento di Vernasca.

Ma un nuovo esposto è pervenuto a Regione, Provincia, amministrazioni locali e forze dell’ordine nelle scorse ore. Stavolta a nome dell’associazione “Valore Valnure”, composta dalle cantine vinicole della zona: “Baraccone”, “Barattieri”, “Cascinotta”, “Corte Guarinona”, “Il Ghizzo”, “Il Maiolo”, “I Perinelli”, “La Tosa”, “Marengoni”, “Uccellaia”. L’associazione si fa portavoce di altre perplessità, in merito all’ampliamento della cava. «L’allargamento – si legge nel documento - comporta un importante innalzamento delle polveri sottili Pm10 e aumento della produzione di Co2 a causa delle attività estrattive e logistiche. La cava allo stato attuale occupa già gran parte della collina a discapito dell’area boschiva, un ampliamento produrrebbe quindi la distruzione totale della collina che, ancora oggi, i titolari della concessione mineraria non hanno provveduto a recuperare attraverso la piantumazione di terreno boschivo. Piantumazione che la Buzzi Unicem era tenuta a fare per legge e non ha mai fatto».

Cava Albarola-4

L’associazione ricorda che in quel territorio – tra Vigolzone e Rivergaro – operano tante cantine vitivinicole e aziende agricole biologiche. «Sacrificare una collina per un’attività di estrazione mineraria significa compromettere un territorio a discapito dell’ambiente e della salute delle persone». Sempre secondo gli imprenditori, i cento anni di attività estrattiva in quest’area hanno «già molto danneggiato il territorio», «di per sé molto fragile». “Valore Valnure” ricorda inoltra che la Regione ha dato parere positivo alla proposta di “Dichiarazione di notevole interesse pubblico paesaggistico di Villa Barattieri e boschetto Barattieri e di Villa Peirano”, ambedue adiacenti alla cava ad Albarola. «Proprio l’azienda Barattieri – prosegue nell’esposto l’associazione – sarà una delle aziende vitivinicole maggiormente danneggiate, per stessa ammissione della Buzzi Unicem, dalle emissioni del cantiere».

Fa sorgere qualche timore anche il passaggio dei camion per la sicurezza del ponte di Pontedellolio del 1844: i «più di cento camion al giorno» sono un problema anche per l’inquinamento. In sintesi, nel documento inviato alle autorità, l’associazione chiede che gli enti verifichino lo stato degli interventi di ripristino ambientale e di recupero della cava nell’ambito della precedente concessione, scaduta nell’estate 2020. Inoltre auspicano un vincolo paesaggistico per il territorio, respingendo la richiesta di ampliamento della cava, invitando ad estrarre la marna dalla zona mineraria di Vidalto, vicina allo stabilimento di Vernasca della Buzzi Unicem.

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