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«Produzioni zootecniche: basta fake news. Allevatori e trasformazione hanno compiuto notevoli progressi nella sostenibilità ambientale»

Nell’aula “Piana” dell’Università Cattolica di Piacenza si sono svolti due importanti incontri dedicati alla filiera del latte, tesi a fare il punto dei risultati su progetti di filiera regionali

«Zootecnia: sostenibilità e benessere non sono obiettivi antitetici, ma un’accoppiata  vincente; anzi, grazie alla sinergia con la ricerca, questo importante comparto economico è caratterizzato da un basso impatto ambientale frutto di un’acquisita consapevolezza dove, di fronte ad un innegabile “riscaldamento globale”, ognuno deve fare la propria parte ed offrire risposte. Pertanto basta fake news, anzi la scienza ha dimostrato che la soluzione migliore è un’intensificazione sostenibile; lo è anche da un punto di vista economico e non solo ambientale. E ben altre attività sono responsabili dell’aumento dei gas serra»

Nell’aula “Piana” dell’Università Cattolica di Piacenza si sono svolti due importanti incontri dedicati alla filiera del latte, tesi a fare il punto dei risultati su progetti di filiera regionali. Quello del mattino era “sull’ impronta carbonica della produzione di latte”, ricerca attuata nell’ambito del progetto” Optigranasost”( Psr Bando DGR 227/2017-Progetto Filiera F80), con capo- fila l’Agriform di Sommacampagna (Vr) a cui hanno partecipato i caseifici sociali Canalone e Santa Vittoria ed i loro soci. 

Scopo del progetto era in pratica la valutazione dell’impatto ambientale della produzione di latte per Grana Padano DOP e della sua trasformazione casearia, ripartendola in cluster (insieme di soggetti come i consumatori o oggetti come prodotti, marche, aree territoriali ndr.) con caratteristiche omogenee, raggruppati in base a determinati parametri, entro i quali si sono programmate linee di intervento migliorative. Una filiera complessa dove la fase di allevamento è quella più rilevante. 

A tale scopo circa n. 40 aziende conferenti a 2 caseifici sociali della provincia piacentina (ovvero Santa Vittoria e Canalone) sono stati sottoposti ad una disamina dei fattori aziendali in grado di incidere significativamente sulle emissioni di gas climalteranti adottando un approccio di tipo LCA.( Il metodo LCA è una procedura standardizzata che permette di registrare, quantificare e valutare i danni ambientali connessi con un prodotto, una procedura o un servizio, all’interno di un contesto ben preciso, che deve essere definito a priori.ndr). Attività che è stata svolta anche presso le strutture cooperative di trasformazione casearia.

Il professor Paolo Bani presentando il progetto, ha sostenuto che «sostenibilità e benessere sono ormai “parole chiave” delle produzioni zootecniche ed ha ricordato che l’impatto ambientale ha effetti potenziali sia sul mercato (non ancora adeguatamente riconosciuto) che ai fini dell’erogazione di contributi».

«La sostenibilità- ha precisato Gabriele Canali economista della Cattolica- è una necessità, una sensibilità che tutti hanno maturato e che deve saper durare nel tempo; la sfida del futuro che la giochiamo ora. Per misurarla utilizziamo ancora pochi parametri; in realtà bisogna sapere coniugare aspetti economici, ambientali ed anche sociali, con un “tessuto” di imprese che sappia coniugarli e lavorare insieme, compreso agricoltori ed ambientalisti. Bisogna produrre non di più, ma meglio, ed oggi affrontare l’effetto climatico è una sfida di conoscenze, una priorità, unitamente al benessere animale, anche se il mercato non riconosce né i comportamenti virtuosi nè penalizza i negativi. Che fare? Ci saranno regole cogenti e vincolanti, ovvero “condizionabilità”, ma è un approccio che genera tensione, con efficacia parziale, perché non è facile controllare l’applicazione delle regole. Certamente la nuova Pac rafforzerà gli strumenti di sostenibilità e chiederà dei risultati e quindi ogni paese membro dovrà darsi una strategia, filiera per filiera. Occorre insomma- ha concluso- una visione integrata, complessiva, che va tradotta in strumenti; il mercato potrà pertanto divenire una sede dove il sistema di imprese può essere riconosciuto (come anche dai consumatori) con una propria identità».

Giulia Ferronato e Luca Cattaneo della Cattolica hanno evidenziato i risultati delle ricerche, frutto di un lavoro che ha coinvolto numerose aziende con i dati poi inseriti in un apposito software. «Nell’impronta carbonica ciò che più ha inciso sono i fermenti ruminali, quindi spandimenti ed acquisti esterni. Ogni azienda deve darsi una propria strategia per diminuirli perché la sostenibilità ambientale è strettamente connessa con il benessere animale; la variabilità dei dati conferma che ci sono ampi margini di miglioramento».

Cattaneo ha poi evidenziato i dati richiesti, suddivisi in 4 sezioni: allevamento, reflui, razioni ed energia ed i fattori che influenzano la “carbon footprim”. «Il biogas può essere una buona soluzione per ridurre l’impatto, come è importante la sanità della mandria. Miglior risultati ambientali sono associati a superiori esiti economici; il foglio di calcolo aiuta a migliorare l’efficienza aziendale».

«Il riscaldamento globale è un dato di fatto- ha detto il professor Bani- e la zootecnia impatta, ma solo del 14,5% e l’impronta carbonica cala- precisano i risultati delle ricerche, ovvero con un metodo scientifico- se aumentano i livelli produttivi. Va garantito il benessere animale, si può intervenire a livello ruminale e migliorare agendo sulla qualità dei foraggi. Si potrebbero aggiungere anche grassi insaturi (oli) per ridurre la produzione di metano, ma possono penalizzare la digeribilità». Ha trattato quindi dei prodotti che possono intervenire direttamente nella fermentazione, ma devono essere validati direttamente in stalla.

Infine il dottor Gian Maria Desenzani di Lattebusche, importante azienda lattiero-casearia tra i fondatori di Agriform, ha parlato dell’esperienza aziendale che ha consentito a Lattebusche di essere eletta miglior azienda d’Italia nella categoria “Responsabilità Sociale e Consapevolezza Ambientale” agli European Business Awards, concorso che premia le aziende che dimostrano grande innovazione, etica e successo. Un riconoscimento che premia le politiche virtuose di sostenibilità ambientale e sociale messe in pratica dalla Cooperativa, in primo luogo la scelta di proteggere la filiera produttiva utilizzando solo latte locale proveniente dalle aziende agricole dei propri Soci allevatori. Inoltre Lattebusche è da anni impegnata a ridurre le proprie emissioni e ad ottimizzare l’uso di risorse quali energia e acqua per la propria produzione.

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