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Progetto Cabios: come ridurre il rilascio di sostanze inquinanti e migliorare la qualità delle acque e del suolo

Le attività di progetto sono state realizzate in 4 aziende tra loro consorziate per la produzione di biogas e partner del Gruppo Operativo Cabios, ovvero la Società agricola Colombarone di Paraboschi e Carini, l'Azienda Agricola Eridano di Zermani F.lli S.S., l'Azienda Agricola Serena Tranquillo, l'Azienda Agricola Rossi Giorgio e Rossi Maurizio e il Centro Ricerche Produzioni Animali – CRPA SpA

Come attivare un sistema innovativo di gestione dell'agro-eco-sistema per ridurre il rilascio di nitrati ed erbicidi nei corpi idrici, migliorando la qualità delle acque e aumentando la qualità fisica, biologica e chimica dei suoli: questo l'obiettivo del gruppo operativo Cabios (Conservation agriculture and Bioenergy buffer strips for water and soil quality improvement), finanziato dalla Regione Emilia Romagna tramite il  Psr regionale 2014-2020.

I risultati del progetto da poco concluso sono stati oggetto di un incontro che si è svolto nell’aula “Piana” della Cattolica di Piacenza. «Aveva lo scopo- ha evidenziato il coordinatore Stefano Amaducci della Cattolica- di monitorare l'efficienza agro-ambientale di un pacchetto innovativo di pratiche proprie dell'agricoltura conservativa abbinato all'irrigazione con ala gocciolante interrata. Gli indicatori misurati hanno permesso di quantificare l’impronta carbonica delle varie pratiche e la riduzione del rilascio di sostanze inquinanti insieme al miglioramento della qualità delle acque e del suolo».

Le attività di progetto sono state realizzate in 4 aziende tra loro consorziate per la produzione di biogas e partner del Gruppo Operativo Cabios, ovvero la Società agricola Colombarone di Paraboschi e Carini, l'Azienda Agricola Eridano di Zermani F.lli S.S., l'Azienda Agricola Serena Tranquillo, l'Azienda Agricola Rossi Giorgio e Rossi Maurizio e il Centro Ricerche Produzioni Animali – CRPA SpA.

Di efficienza agro ambientale, fasce tampone e agricoltura conservativa ha trattato Andrea Ferrarini della Cattolica mentre della subirrigazione ha relazionato Sabrina Rossi del Consorzio Agrario Terrepadane. Alessandro Agostini di ENEA si è occupato dell’ impronta carbonica dei sistemi agricoli (dalla gestione del suolo alla produzione di biogas), mentre le conclusioni sono state tratte da Stefano Nannetti della  Regione Emilia-Romagna.

«Il progetto- è stato evidenziato-  ha coinvolto quattro aziende agricole con tre tipologie di suolo: franco-limoso, argilloso-limoso e franco, consorziate tra loro per la produzione di biogas e si è basato sull'integrazione di tecniche di agricoltura conservativa in combinazione con irrigazione con ala gocciolante interrata (Sdi) per l'ottimizzazione della concimazione azotata, attraverso la distribuzione puntuale e localizzata della frazione liquida del digestato e con la realizzazione di fasce tampone bioenergetiche lungo i margini dei campi. Le tecniche di gestione conservativa del suolo hanno previsto la non lavorazione, la semina su sodo e l'inserimento di colture di copertura (cover crop) in successione alla coltura principale. Il sistema è stato comparato con un sistema convenzionale gestito con le normali pratiche di aratura, erpicatura, sarchiatura, irrigazione e semina». 

Le prove sono state svolte tra il 2017 e il 2019. I monitoraggi effettuati sulla soluzione circolante dei suoli a diverse profondità hanno evidenziato, per le fasce tampone con miscanto rispetto a quelle inerbite con specie spontanee, una buona e un'ottima capacità di contenimento rispettivamente del flusso dei nitrati e degli erbicidi verso i corpi idrici superficiali e sotto superficiali.

L'introduzione della minima lavorazione e delle cover crop ha fornito risultati contrastanti. Infatti, rispetto al sistema convenzionale si è rilevato un maggior contenimento della lisciviazione dei nitrati e degli erbicidi pre e post-emergenza nei suoli a tessitura più fine, mentre si è riscontrato un incremento della concentrazione del glifosate e del suo principale metabolita.

Grazie alla subirrigazione, l'efficienza d'uso dell'azoto e dell'acqua irrigua, valutata attraverso l'analisi della biomassa delle varie colture in rotazione, ha registrato un aumento del 30% (kg sostanza secca/m3 acqua) e la riduzione del 30% dei costi energetici.

Nelle aziende di Cabios, in generale, l'agricoltura conservativa ha mostrato nel breve periodo (due anni) un aumento significativo della qualità dell'acqua e del suolo in termini biologici, con un aumento significativo della biomassa microbica, dell'attività di mineralizzazione dei nutrienti, dell'N potenzialmente mineralizzabile e disponibile per le piante e del numero di lombrichi. Per contro si è evidenziata una riduzione della qualità fisica del suolo legata al maggiore grado di compattazione, che può condizionare le rese su sodo di colture più sensibili come il mais.

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