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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il ricordo / Calendasco

Quando Luciano Ricchetti affrescò la chiesa di Calendasco

Cinquant'anni fa il noto artista piacentino abbellì un'altra chiesa della diocesi locale

Era il tempo del post-Concilio e le chiese si stavano adeguando ai nuovi criteri: ad esempio la santa messa "coram populo", davanti al popolo non più “di schiena”. Ed in questo rinnovamento anche estetico delle chiese, vennero ritinteggiate le mura, coprendo così i vecchi dipinti e decorazioni e si commissionarono nuovi e ottimi affreschi.

Nella diocesi piacentina in quegli anni ci si affidava ad un pittore riconosciuto e di provata arte: il professor Luciano Ricchetti, il quale mise mano a poderosi affreschi di carattere religioso in tanti edifici sacri.

A Calendasco l'arciprete parroco don Federico Peratici gli commissionò tre imponenti affreschi: quello absidale, e i due laterali nella navata della chiesa. Tra i due iniziò anche un rapporto epistolare, circa il tema pittorico da porre in atto, al quale partecipò quale mediatore anche un amico fraterno di don Peratici cioè mons. Teodoro Pallaroni di Podenzano.

Ho potuto ritrovare e quindi visionare già qualche anno fa il materiale inedito originale di questo scambio d'opinioni circa la realizzazione degli affreschi nella chiesa del borgo natale di S. Corrado Confalonieri.

Don Peratici tenne anche un "diario" preciso e dettagliatissimo circa tutto l'iter che portò alla realizzazione degli affreschi. Scrive infatti: "Durante l'estate del 1970 il prof. Luciano Ricchetti accompagnato da Don Teodoro Pallaroni e Mons. Luigi Tagliaferri, della Commissione diocesana di arte sacra, è venuto a Calendasco per vedere in loco la sistemazione dell'abside...".

Dopo tutto in iter di incontri finalmente nel 1971 "il giorno 10 maggio" venne montata dai muratori l'impalcatura "per consentire al pittore di compiere tutto il lavoro...". Difatti si erano concordato di dipingere tutta la grande parete dell'abside, poi la grande Natività e la Risurrezione sulle pareti laterali ed anche gli Angeli musicanti sopra all'organo.

Sono interessanti le lettere originali, firmate da Luciano Ricchetti circa tutta l'opera preparatoria per definire il lavoro, scritte al parroco del borgo: "Ora la stagione è propizia per dare inizio agli studi ai bozzetti ed ai cartoni preparatori" dei poderosi affreschi. In altra lettera, sempre con la grafia rapida e corsiva il prof. Ricchetti scrive: "Egregio Reverendo le spedisco due idee di mattina per la parete centrale dell'abside... prima di dare inizio al bozzetto definitorio sarà bene accordarci in modo che riesca di suo pieno gradimento...".

L'idea iniziale proposta era di dipingere "1 S. Corrado Confalonieri in evidenza 2 S. Antonino 3 S. Giustina Vergine martire 4 Vergine addolorata 5 S. Savino vescovo con lettera (quella dedicatoria al Po) 6 S. Stefano diacono protomartire".

Alla fine però si decise di dipingere quello che vediamo attualmente: un maestoso Cristo in croce, con ai lati la Madonna sostenuta da S. Giovanni apostolo, S. Antonino col vessillo piacentino, dall'altra parte sotto alla croce un forte S. Corrado (Patrono secolare) quindi S. Rita da Cascia e S. Savino vescovo, colui che ha "portato" il cristianesimo nella terra piacentina.

Già in una lettera scritta dalla curia il primo febbraio del 1971 a don Peratici da mons. Tagliaferri si legge: "... Ma per la scelta dei Santi vedi tu, che siano di divisa possibilmente differente, ciò conferisce maggior varietà pittorica... Ti scrivo per avvertirti dell'entusiasmo del prof. Ricchetti, penserà lui a farti vedere il tutto.".

Nel 1972 sono iniziati quindi i lavori per affrescare le pareti laterali della chiesa, dalla Relazione di don Peratici: "il 20 settembre, mercoledì, Ricchetti inizia l'affresco (della Natività) tracciando le nubi, il cielo in alto e i due angeli di sinistra... 27 settembre mercoledì. Particolarmente in vena il pittore traccia la Madonna, il Bambino, S. Giuseppe e completa le strutture della capanna".

E quindi già al 2 di ottobre si comincia "per la seconda opera: la Risurrezione", che è sulla parete di destra entrando nell'edificio sacro, anche qui possiamo sapere che "11 ottobre, mercoledì. Vengono fatti dei piccoli ritocchi sia alla Natività come alla Risurrezione e le due opere sono così pronte per la ammirazione domenicale dei parrocchiani".

L'arciprete decide anche di far dipingere tutta la chiesa, coprendo i vecchi affreschi realizzati verso fine 1800 inizi '900 dal pittore piacentino Giuseppe Botti. Purtroppo vengono coperti affreschi con episodi della vita di S. Corrado, che oggi giacciono sotto allo scialbo.

Tra i ricordi spunta quando io ancor bambino, nei pomeriggi mi spingevo in chiesa tra i banchi, per vedere tutto questo lavorio: sul ponteggio absidale c'era un uomo con un cappellino tondo ed un grande grembiule grigio che dipingeva. Ogni tanto "sbucava" don Federico che guardandomi stupito ammirava da lontano tra i banchi con me, l'insieme del lavoro, poi scambiava due parole con Ricchetti e spariva nella piccola porta della sacrestia.

Una curiosità da portare a conoscenza: il prof. Luciano Ricchetti ormai in vecchiaia, pochi anni dopo dipinse nell'abside della chiesa di Santa Teresa di Piacenza, un Cristo in croce. Era uguale a quello realizzato a Calendasco, solo leggermente più piccolo e con tratti più decisi, energici.

La storia dell'arte piacentina passa anche per questi ricordi diretti e schietti, che per mezzo di carte originali fortunatamente arrivate fino ad oggi, ci consentono di entrare "nel vivo" di queste pitture che festeggiano ormai i cinquant'anni e diremmo "proprio ben portati".

Umberto Battini

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