rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità

Quando si pensò di costruire un tunnel ferroviario sotto al Po

Nel 1927 il progetto per un tunnel sotto al Po a Le Mose, con la stazione spostata a San Lazzaro

Negli anni ’70 in televisione ebbe un successo incredibile il programma “Portobello”, dove in una puntata un signore presentò, con tanto di cartina alla mano, l’idea di spianare un intero monte. La teoria era che eliminando il Passo del Turchino ligure si sarebbe creata una quasi eterna corrente ventosa che dalla Liguria, riversandosi sulla Pianura Padana, avrebbe risolto per sempre il problema della nebbia.

Ma solo cento anni fa, precisamente nel 1927, venne lanciata l’idea di progetto niente di meno che di un tunnel ferroviario sotto al Po. E non per scherzo, perché se ne interessò e fu coinvolto l’Ordine degli Ingegneri di Milano. Ecco allora nel dettaglio la clamorosa notizia, così come venne riportata dalla cronaca anche nazionale e che in effetti ha del curioso a rileggerla oggi. In prima pagina e trattata più volte, la notizia appare su “La Scure”, quotidiano fascista di Piacenza, così come descritto nell’intestazione in quel 1927.

Durante l’ottimo “Primo Congresso del Po” tenuto dal 10 al 30 giugno a Piacenza nel Palazzo Farnese, con annessa una imponente Mostra, venne ventilata questa idea dall'ingegner Luigi Santarella, già professore nel Regio Politecnico di Milano al dipartimento Costruzioni di Ponti.

L’ipotesi del prof. Santarella era dovuta al fatto che a Piacenza “l’attuale Ponte ad un binario più non risponde alle esigenze del traffico ferroviario”, per cui c’è anche la necessità di una nuova stazione dei treni “spostata in una posizione più adatta”: la nuova Stazione era da farsi a San Lazzaro alle porte della città ad est.

Tra i motivi di fare un tunnel a due binari sotto al Po anche il fatto “della vulnerabilità del ponte, minacciato dall’aviazione nemica in caso di guerra”, ma ovviamente una facile obiezione mossa dall’opposizione fu che sarebbe bastato bombardare i due ingressi e la stessa stazione ferroviaria, per metterli fuori uso.

La notizia fece talmente scalpore che venne trattata con il linguaggio enfatico di quel tempo, dove leggiamo che “il Sindacato Fascista degli Ingegneri Milanesi è venuto incontro a Piacenza” e quindi “la mano nobilissima e generosa di Milano si è protesa verso quella di Piacenza… perché il tunnel sotto il Po risponde in modo assoluto alla risoluzione attuale dei problemi contingenti e di quelli del domani”.

Fatto sta che la notizia divenne di portata nazionale e sul quotidiano di Genova “Il Secolo XIX” apparve un articolo a sostegno dell’opera con una disanima puntata sul fattore strategico militare per dar validità al progetto.

Nel lungo articolo leggiamo che “Militarmente, Piacenza è il nodo più importante lungo la valle padana attraverso il quale si svolgono le comunicazioni ferroviarie e stradali” e quindi la conclusione è che “la difesa del Po a Piacenza è dunque più efficiente se il fiume è attraversato da una galleria sotto il letto anziché da un ponte sopra al livello”.

Insomma, un pieno e incontrastato sostegno al progetto del tunnel che però portò, sempre in quel 1927, ad un’accurata perizia affidata a Piacenza all’ingegnere Pio Cavalli. Così venne fatta la comparazione tra il realizzare un nuovo ponte ferroviario sul Po a doppio binario oppure il tanto osannato tunnel nel fiume dalle parti di Le Mose.

La stima dell’ingegner Cavalli (documentazione conservata all’Archivio di Stato a Piacenza) calcolava che per realizzare il tunnel si sarebbe speso tra otto a sedici volte in più del costo del ponte di ferro e mettendo in preventivo che ci sarebbero voluti almeno nove anni di lavoro, oltre al dato oggettivo che erano da metter in conto problemi per la tenuta stagna e la manutenzione.

Non deve sorprendere se la relazione del prof. Santarella, promotore dell’idea e del progetto, prevedeva per il costo dell’opera circa 100 milioni di lire contro i 479 preventivati dal Cavalli, e alla fine di quell’anno la decisione ufficiale fu di costruire il ponte, con buona pace di chi credeva nel progetto di tunnel.

Al di là del tempo storico nel quale si verificò questa sorprendente ipotesi, che porta con sé tutta l’enfasi del credere in progetti ambiziosi, resta la documentata e curiosissima notizia, quasi incredibile, del tunnel sotto al Po a Piacenza, che come una piena autunnale, è passata senza recar danno.

Umberto Battini

La copertina dell'opuscolo del 1927-2

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Quando si pensò di costruire un tunnel ferroviario sotto al Po

IlPiacenza è in caricamento