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La presentazione ai sindaci

Nasceranno i “pronto soccorso” per i codici meno gravi

Il piano per accorciare i tempi d’attesa. L’assessore Donini: «Né privatizzazioni, né esternalizzazioni, il sistema va riformato altrimenti salta». Verranno organizzati i Cau (centri assistenza urgenza) in provincia, per i codici bianchi e verdi

«O si privatizza, o si esternalizza, oppure salta il sistema». Ma c’è anche una quarta opzione: «Si ragiona tutti insieme per riformare il sistema regionale dell’emergenza-urgenza». Così Raffaele Donini, assessore regionale alla sanità dell’Emilia-Romagna, ha spiegato ai sindaci piacentini della Conferenza socio-sanitaria, le intenzioni dell’ente per i prossimi mesi. Sul tavolo c'è la volontà di rivedere un problema storico. 

I disagi da risolvere sono noti a tutti: i tempi d’attesa (svariate ore) al pronto soccorso dell’ospedale di Piacenza, così come nei presidi di tutta la Regione. Disagio legato alle condizioni di lavoro nei Ps, che portano molti medici a rinunciare e scegliere altre strade professionali. Una vera e propria fuga, verso altri settori della medicina. 

«Rispetto ad altre regioni - ha rilevato Donini - ci siamo imposti un limite per le esternalizzazioni, che non sono poi neanche efficaci. Ne abbiamo fatto un uso parsimonioso, la soluzione non può essere questa. Ma ovviamente non vogliamo neanche vedere smantellare il sistema dell’emergenza-urgenza, d’altronde siamo la terra nella quale è nato il 118 e quella che presenta le performance migliori nell’emergenza-urgenza, con una media di 16 minuti d’intervento per una chiamata».

I pronto soccorso sono intasati dai codici bianchi e i codici verdi, i problemi di lieve entità: rappresentano il 70% del carico di lavoro che devono sopportare i pronto soccorso. Ovviamente il carico aumenta nei fine settimana e nei giorni festivi, quando i medici di famiglia riposano e le guardie mediche non sono al lavoro manca un filtro. Tutti si rivolgono così ai Ps.

«L’obiettivo della nostra riforma – ha spiegato l’assessore Donini – è quello di far rimanere i codici verdi e i codici bianchi nelle strutture territoriali». Nasceranno i Centri di Assistenza e Urgenza, i Cau, che saranno distribuiti capillarmente sul territorio, con la creazione di equipe medico-infermieristiche, le Uca, che opereranno direttamente a domicilio del paziente. Si tratta di strutture diffuse in grado di rispondere, giorno e notte, alla gran parte dei bisogni e delle urgenze delle persone, anche laddove non abbiano caratteristiche di vera e propria emergenza. Liberando contestualmente i veri e propri pronto soccorso per le necessità dei codici più gravi.

I Cau saranno dotati uno studio medico virtuale, collegato con l’ospedale cittadino, per seguire le condizioni dei pazienti o per l’impiego di strumenti digitalizzati. Serve un accordo con le categorie dei medici, ne stiamo parlando. «Impiegheremo medici di famiglia e guardie mediche in questi centri. Il tema che pongono i sanitari del sistema di emergenza-urgenza non è remunerativo, è di qualità del lavoro e della vita. Ci sono professionisti che fanno 4 notti alla settimana, così non si può andare avanti».

Della riorganizzazione del sistema regionale di emergenza urgenze se ne sta occupando Raffaella Francesconi, direttrice del pronto soccorso di Cesena. «L’intenzione è quella di tenere i Cau aperti h24. Ogni centro si occuperà di un bacino di cittadini che può andare da 35mila a 75mila abitanti, ma ci sarà elasticità. In un Cau saranno presenti un medico, un infermiere e anche un Oss. I luoghi deputati ad ospitare i Cau sono i pronto soccorsi territoriali, i punti di primo intervento e le Case di Comunità. Questi presidi saranno dotati degli strumenti diagnostici, potranno fare elettrocardiogramma e esami di laboratorio». «La riforma – ha commentato Paola Bardasi, dg Ausl di Piacenza - è una grande opportunità. Abbiamo purtroppo perso 18 medici dal 2018 a oggi nella nostra provincia, nell’emergenza urgenza. Ma con orgoglio non abbiamo comunque richiesto medici a gettone o ricorso a cooperative».

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