rotate-mobile
Attualità

San Giovanni Evangelista, Santa Giustina e l’attuale Duomo: queste le tre cattedrali di Piacenza

Sant’Antonino, la cui prima dedicazione fu San Vittore, non fu Cattedrale ma chiesa cimiteriale

Tra le iniziative culturali che stanno accompagnando le celebrazioni del 900° compleanno del Duomo di Piacenza, oggi ricordiamo la conferenza “EVOLUZIONE STORICA E ARTE DEL DUOMO DI PIACENZA”, tenuta alla Famiglia Piasinteina. Relatori sono stati il dottor Roberto Laurenzano, presidente del Comitato piacentino della Società Dante Alighieri e don Davide Maloberti che, richiamando il recente libro riferito alla nostra Cattedrale “La mirabile impresa”, ha precisato l’origine latina del termine “cathedra” quale sedia autorevole della maggiore autorità religiosa di un territorio, il Vescovo. A propria volta Laurenzano ha evidenziato come la grande espressione di “romanico padano” (con taluni caratteri “gotici” all’interno) del Duomo di Piacenza, sia l’immagine viva di una “unitaria” comunità territoriale che manifesta la propria “identità” specifica in un Tempio “cuore e faro” spirituale di un luogo.

L’edificio iniziato nel 1122 col Vescovo Aldo dei Gabrielli (presto deceduto) e concretamente realizzato dal successore Arduino, l’attuale Duomo, è la “terza” Cattedrale esistita a Piacenza. Secoli prima, nell’anno 756 sull’area dell’attuale Curia, il vescovo Desiderio fece erigere la Chiesa di San Giovanni Evangelista, detta anche “de Domo” che fu “Cattedrale” per quasi un secolo. Pur rimando luogo di culto fino al 1544 nell’855 la chiesa di San Giovanni cedette il titolo di cattedrale alla Chiesa di Santa Giustina, fatta costruire dal vescovo Seufredo nei pressi dell’abside dell’odierno Duomo.

Ma Santa Giustina (anche a causa del materiale di scarsa qualità impiegato nella costruzione) fu distrutta da un terremoto nel 1117. Le due suddette chiese (vedi raffigurazione), erano “nella cinta muraria” di una Piacenza urbanisticamente quadrangolare come impronta romana della sua fondazione.

La tradizione - ha evidenziato Laurenzano - ha però considerato quale prima Chiesa-Cattedrale della città, la Basilica di Sant’Antonino, eretta “fuori” le mura” intorno alla metà del 300 d.C. dal primo vescovo di Piacenza, Vittore, e intitolata al martire San Vittore. Numerosi concordi studi (fra cui quelli di mons. Ponzini, recentemente scomparso, profondo cultore nel settore), hanno però dimostrato l’erroneità della attribuzione derivata dalla sbagliata convinzione dello storico Pier Maria Campi del 1500, secondo cui, agli albori del Cristianesimo, le Cattedrali erano edificate presso sobborghi, defilate dalle mura cittadine. La chiesa di San Vittore (poi intitolata a San Vittore e a Sant’Antonino e in seguito al solo nostro Patrono) sarebbe stata invece una chiesa “cimiteriale” fuori le mura, cosa tipica dell’epoca, con sepolture vescovili, fra cui lo stesso vescovo Vittore e con la traslazione in essa delle spoglie del legionario romano Antonino, cristiano martirizzato nel 302 da Diocleziano.  Laurenzano nella sua intensa conversazione ha anche ricordato la presenza, là dove dal 1857 esiste la colonna centrale della Piazza con la Madonna Immacolata, di un Battistero ottagonale (come anche a Cremona, Parma, Firenze e altrove), per la somministrazione del Battesimo di competenza esclusiva del Vescovo in apposito separato tempietto. Il Battistero conteneva una “vasca paleocristiana” del IV sec. d.C. oggi ubicata nella Cappella di transetto del nostro Duomo, e nella cui acqua a quel tempo veniva “immerso” il battezzando.

Passando all’aspetto artistico del nostro Duomo, “grande fonte di “tesori d’arte”, Laurenzano ha messo in risalto: architettura, affreschi, tele, sculture, bassorilievi, le stesse “formelle” a ricordo delle “Corporazioni delle Arti e Mestieri”: calzolai, ciabattini, carradori, fornai, tintori, merciai, conciatori di pelli, che contribuirono finanziariamente all’ultimazione del Tempio, completato nel 1233, e col Campanile eretto intorno al 1333-35, formelle cui si aggiunsero successivamente quella della “Maternità” e del “Pellegrino gerosolimitano”.

Molti gli artisti di fama che hanno firmato loro opere nel nostro Duomo: il Procaccini, il Carracci, Gaspare Landi, il Franceschini, il Guercino, scultori quali il Montevecchi col gruppo marmoreo della “Crocifissione”, gli artisti da Groppallo autori dello splendido Polittico per secoli rimasto nel più assoluto abbandono, e giustamente valorizzato dal vescovo Scalabrini.  Tra le varie espressioni d’arte le “lunette” sui Portali, le sei absidi laterali al Presbiterio e ai singoli transetti, “facciata e protiri”, con “simbologie” di cariatidi, telamoni e leoni stilofori; elementi tutti, che fanno ‘sì che il nostro Duomo intitolato alla Madonna Assunta, sia davvero la mirabile impresa” riferita da don Maloberti. Simbologia espressa anche nel lungo percorso dal Portale all’abside, caratterizzato da ben 26 imponenti colonne di navata, i cui supremi spicchi gotici di soffitto slanciano verso un cielo di eterna salvezza. L’orientamento stesso della Cattedrale (come di regola per le cattedrali) vede l’ingresso guardare l’Ovest (tramonto e oscurità) e l’abside l’Est, la “Luce” dell’alba, in questo caso, divina.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

San Giovanni Evangelista, Santa Giustina e l’attuale Duomo: queste le tre cattedrali di Piacenza

IlPiacenza è in caricamento