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«Sanità critica: più coerenza tra parole e fatti. Liste d'attesa da smaltire e pochi sanitari»

Per rilanciare la sanità locale Cisl Funzione Pubblica di Piacenza si è mobilitata in un presidio che si è svolto davanti all’ingresso dell’Ospedale in via Taverna

«Alle parole devono seguire i fatti. In troppe occasioni la dirigenza dell’Ausl di Piacenza ha esposto piani e obiettivi in linea con una sanità, quella dell’Emilia-Romagna, che vuole essere per qualità punto di riferimento a livello nazionale ma, alla prova, sono poi mancati gli strumenti per mettere in atto le enunciazioni di principio, dimenticando di attuare le assunzioni di personale e mettere a disposizione vere risorse, a garanzia del sistema di salute pubblico».

Così per rilanciare la sanità locale Cisl Funzione Pubblica di Piacenza si è mobilitata in un presidio che si è svolto nella giornata di oggi (28 giugno), davanti all’ingresso dell’Ospedale in via Taverna. «Tutti i piacentini aspettano e vogliono l’abbattimento delle liste d’attese per le visite specialistiche ed altre prestazioni diagnostiche e terapeutiche, ma ciò continua a non avvenire, non basta il promettere da parte di chi ha voce in capitolo. Bisogna che si sia coerenza - avverte Claudia Civetta, referente di settore del sindacato di Via Pietro Cella - tra obiettivi e risorse, tra i tempi auspicati e personale che vi sarà impiegato. La sanità piacentina sta vivendo un momento critico e non solo per l’emergenza Covid che non è conclusa, ma anche per diversi processi di trasformazione in atto. Oggi siamo al paradosso per cui se assumiamo personale cala lo stipendio di coloro che sono già in servizio: è necessario, perciò, un reale cambio di rotta e cioè investire sul personale perché senza il potenziamento dei professionisti il piano regionale di smaltimento delle liste d'attesa è destinato a rimanere 'fantascienza'. Non vorremmo proprio, conclude Civetta, che trascorsa la tornata elettorale, il progetto di una sanità di qualità per tutti finisca nel dimenticatoio». 

Secondo il sindacato non sono solo le risorse economiche che devono essere finanziate («non possiamo dimenticare che è rilevante il costo dell’indennità di malattie infettive estesa a chi lavora a contatto con pazienti covid positivi») ma la vertenza scaturisce dalla necessità di avere risposte concrete e serie anche in tema di programmazione sanitaria, ossia quale modello di sanità si vuole applicare in questa regione per dare risposta alle esigenze degli utenti e a quale modello organizzativo si sta pensando, in relazione, per esempio, alle case della salute presenti sul territorio, o ai posti letto degli ospedali di comunità già attivi. «Dobbiamo - chiarisce Civetta - intenderci soprattutto su come i nuovi modelli organizzativi vedranno il coinvolgimento dei professionisti e quali saranno i fabbisogni di personale necessari a garantire la fattibilità e gli standard richiesti».

Anche per le assunzioni di personale si deve fare di più. «La Regione continua a dichiarare una copertura del turn over superiore al 100%, dichiarando quindi assunzioni in più dal 2020 ad oggi, per cercare di garantire i servizi e la gestione dell’emergenza Covid. E’ importante chiarire intanto quanto del personale dichiarato è effettivamente in servizio in questo momento, ma anche e soprattutto la quantificazione del fabbisogno di personale necessario affinché possano essere garantiti I servizi per la gestione del covid ancora attivi (quali ad esempio le terapie intensive hub nazionali ancora attive, hub vaccinali, doppi percorsi in Pronto Soccorso, ecc), oltre che il fabbisogno di personale che sarà necessario per lo smaltimento delle liste d’attesa e quello in applicazione del PNRR. Ci risulta già adesso che le assunzioni che sono in vista non sono sufficienti e lo dimostra anche la difficoltà di elaborare piani di ferie estive, che si sono fatti solo operando accorpamenti e riduzione di servizi».

Con Claudia Civetta e le delegate ed i delegati dell’Ausl di Piacenza, presente anche il Segretario Generale della Cisl Parma Piacenza Michele Vaghini. «Da tempo le persone si rivolgono a noi estenuate dai tempi lunghi per le visite specialistiche denunciando di essere costrette a rivolgersi alla sanità privata – osserva Michele Vaghini. Purtroppo, questo è un segnale di allarme che evidenzia una carenza di personale ormai endemica. Il presidio di oggi fa parte di una mobilitazione estesa anche su altri territori, tra cui Bologna davanti alla sede della Regione. Oltre ad invitare i cittadini a non spazientirsi, ricordando che il personale sanitario è presente per curarli con il massimo della professionalità, rivendichiamo un percorso che doti di risorse adeguate le lavoratrici ed i lavoratori. Aumentare il personale significa migliorare il valore della produttività, avere risorse per fasce e incarichi e non sguarnire repartii o tagliare temporaneamente o meno posti letto. Il covid purtroppo esiste ancora, con tutte le difficoltà che ha portato, dalle terapie intensive fino ai doppi percorsi al pronto soccorso. Nel mentre, i professionisti contagiati si devono ancora smaltire infinite liste di attesa». «Per questo facciamo un appello alle Istituzioni per contrastatare con efficacia un modello di sanità che rischia di essere sempre più privatizzata. Servono soluzioni urgenti, avendo ben chiaro che la sanità si rilancia partendo dai professionisti».

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