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Valdarda / Villanova sull'Arda

Tra amarezza e speranza: ultimo giorno di visite alla casa del maestro. «A Villa Verdi da tutta Italia dopo la notizia della chiusura»

Migliaia di persone a Sant'Agata nell'ultimo week-end di ottobre: da lunedì 31 la casa-museo chiude i battenti al termine di una diatriba giudiziaria sull'eredità

Poche parole, solo quelle per condurre la visita guidata, qualcuna per farsi da sé un augurio sul proprio futuro lavorativo e sul destino di un patrimonio culturale. Poi i “grazie” agli incoraggiamenti dei visitatori e dei turisti che alle 16.45 di domenica 30 ottobre, per l’ultima volta, hanno potuto fare ingresso nella storica e imponente villa dove visse per cinquant’anni il maestro Giuseppe Verdi. Al termine di una lunga diatriba giudiziaria sull’eredità, lunedì 31 dovrà chiudere e alle 13 di domenica centinaia di persone avevano già raggiunto Sant’Agata di Villanova sull’Arda. Altrettante sono state nei giorni scorsi, solo sabato 29 ne sono arrivate 600. «Vengono da ogni parte, dal Veneto, dalla Sardegna, dalla Puglia. Principalmente sono italiani» - ci spiega alla reception una guida. Lei, come altre che lavorano nella casa-museo sono amareggiate, cercano di non darlo a vedere ma si nota: «Arriviamo a fine giornata, domani ci riposiamo e dopodomani realizzeremo che non avremmo più un lavoro, ma soprattutto che questo patrimonio non sarà più accessibile» - aggiunge una sua collega al termine della visita alla quale abbiamo preso parte anche noi.

La proprietà in comune di Villanova venne acquisita da Giuseppe Verdi nel 1848, dopo di che il maestro, decise di costruire la villa che fu completata nel 1880. Originariamente, la casa fu acquistata per i genitori dal compositore, Carlo Verdi e Luigia Uttini, messi nella villa di Sant'Agata per volontà del maestro, ma dopo la morte di sua madre, il padre tornò a vivere a Busseto. Verdi e Giuseppina Strepponi, cantante d'opera con la quale visse da allora prima di sposarsi nel 1859, si stabilirono a Sant'Agata nel 1851. Verdi fece aggiungere due ali alla costruzione originale, completando il tutto con una imponente terrazza sulla facciata, le serre, una cappella e la rimessa per le carrozze sul retro. Verdi e Giuseppina dedicarono molto tempo per l'espansione del parco che supera i sei ettari.

Tra le spiegazioni della guida, le soste per qualche foto e per ammirare le cinque stanze visitabili della casa, il percorso dura circa un’ora. «Prima erano molto frequenti le uscite didattiche delle scuole, alla domenica contavamo sì e no una cinquantina di visitatori. Era necessaria la notizia della chiusura su giornali e televisioni per arrivare all’afflusso di questi giorni?» - si chiede il personale. Come tanti anche i residenti dei comuni limitrofi che, un po’ per affezione al proprio territorio, chi invece per portare i figli a visitare i luoghi del maestro, hanno approfittato dell’ultima giornata di apertura, con attese che, al mattino e al pomeriggio, sono arrivate alla mezz’ora. C’erano anche le tv nazionali, come detto dalle quali in tanti hanno appreso della chiusura del museo, a documentare questa giornata che, nonostante il sole e il caldo fuori stagione, faceva avvertire tutt’altro che spensieratezza e felicità.

Intanto ci si interroga sul destino. Lo ricordiamo, chi la occupa attualmente e gestisce anche la piccola ma visitatissima struttura museale, cioè Angiolo Carrara Verdi, discendente diretto del Cigno, è stato "sfrattato" per decisione della giustizia civile che ha messo fine ad una battaglia legale, tra fratelli, durata 20 anni. La Corte di Cassazione ha infatti deciso che l'eredità di Alberto Carrara Verdi, scomparso nel 2001, deve essere divisa tra i figli in parti uguali (Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo ed Emanuela, quest'ultima deceduta nel 2020). Ma siccome nessuno dei tre è in grado di rilevare le quote dell'altro, la casa-museo dovrà essere messa in vendita. Museo dunque chiuso, anche se per legge c'è un vincolo di visitabilità del bene che diventerà ora un onere del giudice o di chi subentrerà. Il che «da una parte ci lascia tranquilli, dall’altra preoccupa perché non si conoscono le tempistiche di lavori di ristrutturazione di cui necessità la villa».

La Regione Emilia-Romagna è pronta a fare la propria parte, «in modo da garantire il più alto livello di collaborazione istituzionale possibile per Villa Verdi, tanto più in questa fase, così delicata» - avevano fatto sapere alcuni giorni fa il presidente Stefano Bonaccini e l'assessore alla Cultura Mauro Felicori. «Confermiamo il canale aperto con il ministero e la soprintendenza competente, per arrivare all'acquisto da parte dello Stato. Siamo perfettamente consapevoli dell'inestimabile valore storico, architettonico e culturale che questo complessa porta con sé. La Regione intende assicurare prioritariamente, in accordo con il ministero e con i Comuni, un percorso efficace, che porti all'acquisizione del complesso alla proprietà pubblica, auspicando che possa concretizzarsi con l'acquisto da parte dello Stato».

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