rotate-mobile
Attualità

«Sarasini un leader, non un capo, amato da tutti i suoi “ragazzi”»

Sgomento tra gli agenti di Polizia Locale piacentini per la scomparsa a soli 60 anni di Paolo Sarasini. Palumbo: «Si è sempre messo a disposizione»

La scomparsa di Paolo Sarasini, commissario di Polizia Locale, a soli 60 anni, ha lasciato sgomenti tanti agenti che lo hanno conosciuto nel corso della sua vita professionale. Sarasini era il responsabile l’Area servizi specifici (Nost, monumentale, commercio e polizia ambientale) della Polizia Locale della nostra città ed era molto impegnato nell’attività sindacale. Miriam Palumbo, segretaria del sindacato Sulpl, ha provato a tracciare un ricordo del compianto collega.

Non è facile esprimere l’inesprimibile. Ma farò un tentativo per raccontare chi è Paolo. Paolo è la persona più buona, umile, disinteressata, leale, altruista, generosa, intelligente, che abbia mai conosciuto. Paolo è talmente speciale, da essere per pochi. Non tutti sono in grado di coglierne l’essenza. Io sono una privilegiata, perché ho ricevuto il dono di poter percorrere un tratto di strada accanto a lui e di entrare a far parte del suo mondo; gliene sarò grata per sempre: un mondo favoloso, magico, fatto di passioni, di sogni, di ideali… quelli veri, che se inseguiti possono elevare l’animo umano e renderlo migliore. Un mondo, quello di Paolo, intriso dei suoi valori, nel quale trova spazio anche il suo adorato latino e le sue carte magiche. Questa eredità di valori e di affetti non deve andare perduta; la custodirò gelosamente e ne farò tesoro, per far vivere nel tempo i suoi ideali. Anche a lavoro, e la presenza e la commozione di tanti colleghi ne sono la dimostrazione, per la maggior parte di noi era un punto di riferimento indiscusso: un leader, non un capo. Era amato da tutti i suoi “ragazzi”, come ci chiamava lui; e sono certa di interpretare ed esprimere i sentimenti di tutti i colleghi, quelli sinceramente affezionati. Nella vita personale, lavorativa, sindacale, ha sempre messo a disposizione di tutti, tutto se stesso. Per quasi due anni ha lottato con tutte le sue forze contro un’atroce e ingiusta malattia, ma affrontata sempre con coraggio, con profonda dignità, benevolenza, pazienza, con infinito spirito di sopportazione e con speranza. Addirittura in più di un’occasione è stato lui a darci coraggio, e mai, ci ha negato quel suo sorriso, che era un porto sicuro. Paolo amava la vita più di ogni altra cosa; mi diceva sempre che lui non aveva paura della morte, ma che gli dava fastidio perché non gli avrebbe permesso di fare tante cose che aveva in programma; Paolo aveva ancora tanto da fare, da insegnare, da dire, da raccontare, da vivere!

Sapete, in Paolo c’è della poesia: ha il dono di incoraggiare, guidare, spronare le persone a cui vuol bene, cerca di tirare fuori il meglio, cerca di renderle migliori e pronte ad affrontare la vita. Lui c’è sempre, ma un passo indietro. Prima che se stesso, vengono gli altri. Di Paolo preferisco parlare al presente perché, come tutti gli angeli continuerà a starci accanto per il resto del nostro cammino, con il suo stile unico, con discrezione e in punta di piedi, così come è andato via. Quest’anima bella vivrà per sempre nel ricordo e nel cuore dei suoi affetti. Un grazie di cuore a tutti gli amici che con un gesto o con una parola hanno fatto sentire la loro vicinanza ed in particolare a Manuel e alla Croce Rossa di Bobbio perché hanno mostrato grande sensibilità.

Miriam Palumbo

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Sarasini un leader, non un capo, amato da tutti i suoi “ragazzi”»

IlPiacenza è in caricamento