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Scalabrini santo, tanti gli episodi che testimoniano il suo carisma

Il prezioso e raro articolario del 1936 con episodi relativi a quello che fece monsignor Scalabrini

Con la notizia della prossima elevazione a Santo dei Migranti del Beato mons. Giovanni Battista Scalabrini, eletto vescovo della Diocesi di Piacenza a fine 1875 con ingresso in cattedrale ad inizio 1876, abbiamo rivolto l’attenzione all’articolario del 1936 per introdurre la causa di santità quando era Servo di Dio.

E’ la prima raccolta sistematica storica della sua “Vita e Virtù” raccolta succintamente in articoli ascoltando testimoni e utili per esser approfonditi dagli addetti ai lavori. Il prezioso testo riservato a coloro che si occuparono della causa, è ricco di curiosità di prima mano, composto di ben 385 articoli che delineano la vita, episodi di virtù, carattere umano e cristiano di mons. Scalabrini.

Il raro testo è stato predisposto dal Postulatore (colui che si occupa di raccogliere i dati e presentarli in Vaticano) padre Francesco Prevedello missionario Scalabriniano di S. Carlo per gli emigrati italiani. Ogni numerazione tratta in poche righe di particolari fatti che dimostrano le doti del Vescovo ed alcuni sono meritevoli di attenzione, così ecco quello che ci ha colpito del testo dopo che il 5 maggio del 1936 il vescovo mons. Pellizzari introdusse in Diocesi la causa di Beatificazione e Canonizzazione.

Al n. 28 si ricorda l’ingresso di mons. Scalabrini in cattedrale a Piacenza il 13 febbraio 1876; al n. 34 “un freddo eccezionale gettò nella miseria centinaia e centinaia di famiglie nell’anno 1879” e il Servo di Dio (così è chiamato colui per il quale si dà inizio ad una causa di santità) faceva distribuire “ben quattromila minestre giornaliere”, che non è poca cosa sia dal punto di vista economico che organizzativo.

Al n. 36 appare come “Zelante del Culto dei Santi” e volle la “ricognizione del Corpo di S. Antonino” (la ricognizione serve per garantire l’autenticità, vederne lo stato di conservazione e prelevarne alcune parti da conservare come reliquie) con “feste straordinarie e solenni” e ovviamente “ne compilò i relativi atti”.

Leggiamo al n. 43 che “I grandi restauri della Cattedrale” dell’anno 1901 rimangono come “un monumento perenne della sua pietà e del suo amore per l’arte”; con una disposizione inserita anche nel Sinodo, al n. 49 si ricorda che proibì ogni Festa religiosa e patronale “quando la festa era profanata da balli pubblici” e quest’uso rimase in auge perlomeno a tutto il 1950.

Nel 1895 fece “feste imponentissime per funzioni, prediche, processioni” come leggiamo al n. 53 per la ricorrenza dell’VIII Centenario delle Crociate, e fatto curioso “secondo il desiderio del Papa”.

Dalla prima visita diocesana Pastorale mons. Scalabrini “si rese conto che sono ben 28.000 i suoi diocesani all’estero” e ascoltò suppliche “perchè vivevano e morivano come bestie” e questo è nero su bianco al n. 65.

Incuriosisce questo aspetto ricordato al n. 110 cioè che “Appena alzato e vestito, aveva la santa abitudine, sebbene piovesse, nevicasse, o investisse la tormenta fredda, di aprire la finestra e impartire un’ampia benedizione alla Città e Diocesi...” e al n. 132 “per suo impulso e aiuto molte Chiese di città e diocesi furono restaurate”.

Un episodio avvenuto a Bettola nell’ottobre del 1896 per il IV centenario dell’apparizione della Madonna della Quercia, al n. 140 si legge che “al momento di uscire con la processione pioveva a dirotto... il Servo di Dio volle che si uscisse ugualmente, redarguendo gli uomini modicae fidei” (uomini di poca fede) che resta un bell’insegnamento.

Al n. 178 la storia umana del Vescovo fa presente che “rimise in onore le Confraternite”; al n. 183 si cita dal testamento la sua “disposizione che dopo morto tra le mani gli fossero posti gli strumenti per la celebrazione della S. Messa e così fu sepolto” ed ancora oggi il suo beato corpo è esposto in cattedrale a Piacenza con tra le mani un calice.

Al n. 192 si narra di un miracolo che ottenne dalla Madonna “...un giorno nel passare il Trebbia nei pressi di Rivergaro, fu sorpreso da una travolgente fiumana d’acqua dovuta a torrenziali piogge in montagna, la quale minacciava di ingoiare nelle sue onde la barca...” e mentre la gente aspettava sulla riva terrorizzata lui fissò lo sguardo sul Santuario mariano del Castello sovrastante il paese “e raggiungeva tranquillo l’altra sponda” e tutti gridarono al miracolo.

Leggiamo della sua generosa attenzione per la gente al n. 197 dove l’inverno rigidissimo del 1879 “gettò nella miseria e fame moltissime famiglie... vendette i suoi cavalli e biancheria... e fino a primavera distribuì a migliaia le minestre giornaliere nel pianterreno dell’Episcopio...”.

Al n. 201 scopriamo che nell’anno 1903 a Piacenza fondò “L’Opera delle Mondariso per tutelarne gli interessi morali e materiali”; e sempre per tutelare la povera gente al n. 208 si ricorda che nel 1898 “gli operai del Bottonificio dichiararono lo sciopero” e il Vescovo in prima persona, ripacificò il proprietario ed i lavoratori.

Al n. 265 si ricorda “quando un’accozzaglia di energumeni in occasione della morte di Vittorio Emanuele II fece al Servo di Dio una dimostrazione ostile... li perdonava e li benediceva di cuore, addolorato”. Al n. 283 si mette in luce che “Prova di intrepida fortezza diede nel combattere la Massoneria...” a quel tempo apertamente anticlericale.

Era assai zelante nel girare in lungo e largo la Diocesi piacentina dove veniamo a sapere al n. 285 che “...per ben cinque volte visitò la Diocesi, spingendosi in località che da quasi 300 anni, non avevano visto ombra di Vescovo...”.

Al n. 351 si ricorda che morì nel 1905 “Al mattino del primo giugno dopo brevissima agonia” ed al n. 361 si legge che quattro anni dopo la sua morte “Nel 1909, 18 aprile, la Venerata Salma fu trasportata in Duomo e fu una vera apoteosi”.

Al n. 362 “Il corteo che si svolse dalle porte della Città al Duomo assunse proporzioni imponenti, si calcolarono non meno di 20.000 persone...” cifra notevole se pensiamo che Piacenza contava circa 37.000 abitanti.

Questi sono alcuni degli estratti meno conosciuti del libro introduttivo la causa per “Beatificazione e Canonizzazione” che ci mostrano in modo conciso le notizie di prima mano che si raccolsero qualche anno dopo la sua morte, circa la vita del beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini entrato nelle memorie e glorie piacentine.

Umberto Battini

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