Il 9 febbraio l'open day alla scuola parentale: «Un'istruzione di qualità e attenta ai valori»
Appuntamento dalle 10 alle 12 nella sede di via Torta. Il preside Dionedi: «La maggior parte del personale è volontario. Questo ci consente di tenere le rette molto contenute, permettendo l'iscrizione dei figli anche a famiglie non particolarmente benestanti»
Si terrà sabato 9 febbraio, dalle 10 alle 12, l'open day della scuola libera Giovanni Paolo II. Una scuola cattolica (primaria e media) nata a Piacenza nel 2016 grazie all'impulso di un gruppo di insegnanti e genitori piacentini. Sabato sarà l'occasione, per le famiglie interessate a questo tipo di formazione, per incontrare gli insegnati e approfondire la tematica dell'educazione parentale. L'incontro si terrà nella sede di via Torta 65/A al primo piano. L'open day è stato intitolato "Una scuola che educa la ragione e il cuore".
«La “Scuola libera Giovanni Paolo II” - spiega Carlo Dionedi, preside della scuola - è nata nel 2016 da un gruppo di insegnanti e di genitori in particolare con due motivazioni: l'insoddisfazione verso la qualità del complesso sistema scolastico statale e della qualità dell'apprendimento e il desiderio di fornire a bambini e ragazzi una formazione in linea con i valori della famiglia. Abbiamo iniziato nel settembre 2016 con una pluriclasse di 9 alunni: 6 bambini di prima elementare e 3 di seconda. Nel secondo anno scolastico gli iscritti sono stati 36 e si è avviata anche la Scuola Media. Quest’anno abbiamo avuto 63 iscritti. A breve andremo a regime con tutte le classi dalla prima Elementare alla terza Media. Tuttavia già ora siamo costretti a dividere la scuola su due sedi diverse per ragioni di spazio. Pertanto, anche in previsione futura, siamo alla ricerca di una nuova e unica sede con gli spazi adeguati. Al momento abbiamo individuato alcune possibili soluzioni, ma in ogni caso non avremmo le risorse finanziarie per affrontare una spesa così onerosa».
«Negli ultimi decenni - prosegue Dionedi - l'Italia è scesa in modo costante nella classifica dei 36 Paesi aderenti all'Ocse, per quanto riguarda il livello d'istruzione. I dati più recenti ci dicono addirittura che siamo ormai nelle retrovie per le competenze dei 15enni in base ai test Programme for international student assessment (Pisa). Questi dati sono confermati dalla percezione reale di chi – dalla cattedra o da genitore – vive quotidianamente la vita delle nostre scuole: precariato diffuso con turn over di insegnanti, burn out di docenti, classi sovraffollate, gestione degli studenti stranieri mai univoca e spesso pressapochista, selezione degli insegnanti inadeguata e priva di criteri stabili. A questi problemi, si è aggiunta negli ultimi tempi la consuetudine di affidare ad uno stesso dirigente scolastico diversi istituti: questo fenomeno è decisamente deleterio, anzitutto in quanto ogni singolo insegnante diventa autoreferenziale, non essendo peraltro prevista nessuna seria valutazione del suo operato. Inoltre, il dirigente multi-scuole fa sì, inevitabilmente, che il singolo istituto sia privo di un reale progetto formativo, una sorta di nave senza timoniere. In tutto questo, anche l'alleanza scuola-famiglia rischia spesso di rimanere solo uno slogan; anzi, nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad un serio deterioramento della relazione le due componenti, messo crudamente in evidenza anche da tristissimi fatti di cronaca finiti sui media».
«Quanto all'aspetto valoriale - sottolinea il preside - crediamo che negli ultimi anni in Italia e non solo si siano persi, nella nostra società, i valori fondanti della nostra civiltà, valori essenzialmente radicati da secoli nella tradizione giudeo-cristiana. Per questo abbiamo pensato ad una "Scuola parentale", che nasce quindi da una vera alleanza tra la famiglia e gli attori della scuola. Una scuola che mette davvero l'alunno al centro; una scuola che vuole far appassionare al sapere e al saper fare; una scuola che può scegliere i suoi docenti senza paletti di graduatorie e abilitazioni, ma guardando alle qualità umane e professionali di docenti e collaboratori; una scuola in cui agli insegnanti è richiesta anzitutto passione per i bambini e i ragazzi, passione per la disciplina; una scuola che segue e valuta l'operato dei docenti, che ne cura la formazione permanente, che tiene alta l'asticella nelle valutazioni, sapendo che se a dei giovani si pone un obiettivo alto e si crede in loro, loro si impegneranno a raggiungerlo. Quindi nelle nostre intenzioni c'è una scuola seria e di qualità, con classi poco numerose, in cui ogni alunno possa essere seguito in modo personalizzato. Siamo poi una scuola che, a partire dalla denominazione, apertamente dichiara di fare riferimento ai valori cristiani: il centro quindi è l'alunno in quanto essere umano unico e irripetibile, massima apertura a tutta la realtà e massima accoglienza a chiunque, rifiuto delle ideologie di qualunque natura».
Prosegue Dionedi: «Per quale motivo non chiediamo la parità? Perché avere la parità comporta spese che al momento non ci possiamo permettere: saremmo costretti ad assumere tutto il personale, mentre ora la maggior parte è volontario. Questo ci consente di tenere le rette molto contenute, permettendo l'iscrizione dei figli anche a famiglie non particolarmente benestanti. Inoltre saremmo obbligati ad assumere solo insegnanti in possesso dell'abilitazione, mentre ora possiamo scegliere chiunque in base alla conoscenza della persona e delle sue reali capacità educative, attitudini e dell'adesione al nostro progetto formativo».