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Sgorbati: «Il welfare non è cambiato? Ci vuole coraggio a dirlo»

L’assessore ai servizi sociali risponde alle critiche delle minoranze: «In questi quattro anni sono mutate notevolmente le modalità d'accesso ai servizi educativi e al welfare. Anche durante la pandemia abbiamo risposto»

«Tutti i servizi sono stati ampiamente modificati durante la pandemia. Non capisco le critiche emerse durante il dibattito sul bilancio. Solo qualche tempo fa, in una commissione, avevamo illustrato tutte le azioni messe in campo dal Comune per affrontare la situazione e la stessa minoranza aveva lodato il comportamento degli uffici, in grado di ri-strutturarsi in due mesi. Abbiamo fatto la rivoluzione, eppure ora arrivano le critiche». Risponde così l’assessore ai servizi sociali Federica Sgorbati alle rimostranze delle minoranze in merito all’attività del Comune – per quanto concerne il welfare – in questi mesi di pandemia e, più in generale, nei quattro anni di Giunta Barbieri. In particolare il Pd ha rimarcato «come non sia cambiato niente, il welfare doveva essere scaraventato da questa Amministrazione». Tutto è rimasto come prima, rileva l’opposizione.

«La penso come l’assessore Passoni – riflette Sgorbati -, sono contestazioni strumentali. Basterebbe pensare a quanto fatto lapronto spesa0-2-2 scorsa estate con i centri estivi, organizzati in tempi record per dare risposta alle famiglie di lavoratori. Il Comune di Parma non li ha avviati, non ci sono riusciti. Dire ora che "siamo al chiodo" perché non abbiamo cambiato niente, mi sembra troppo…».

L’assessore vuole fare una sua disanima sugli ultimi mesi di azione. «Per quanto riguarda l’emergenza Covid in poco tempo siamo riusciti a predisporre nuovi servizi e potenziarne altri. Sono stati rimodulati gli interventi di sostegno al domicilio (anziani e minori), aumentati i pasti al domicilio, potenziato il servizio di quartiere. Il Centro per le famiglie è stato aperto a distanza, le attività socio-ricreative sono andate avanti virtualmente, è stata sostituita la ginnastica per gli anziani con i gruppi di cammino». Inoltre il Comune ha «esentato completamente le famiglie dalle rette dei nidi per i periodi di lockdown» e «aumentato i mezzi per il trasporto disabili». «Ricordo – puntualizza l’assessore – anche la proroga per la presentazione dell’Isee per l’accesso ai servizi educativi al 31 dicembre, per evitare di aumentare le rette a chi non aveva ancora presentato Isee».

E poi c’è stato il “pronto spesa” (680 borse alimentari consegnate a domicilio in due mesi) e i buoni spesa. Il Pd ha ricordato che nella prima fase del lockdown i buoni spesa sono andati a tanti “furbetti” che non avevano i requisiti. Per i dem circa 500mila sono stati così buttati via e difficilmente verranno recuperati. «Andava predisposto un bando – è la giustificazione dell’assessore - nel momento più difficile del primo lockdown. Erano i giorni in cui morivano trenta persone ogni 24 ore, in giro c’era il deserto dei tartari e in Comune lavoravamo con contagiati e dipendenti in quarantena. Eravamo in una situazione spaventosa come tutti. Avremmo dovuto predisporre un bando con tutti i crismi, un’apertura e una chiusura. Ma c’era l’esigenza - che percepivano tutti i comuni – di aiutare le famiglie prima di Pasqua. Abbiamo ricevuto telefonate delicate da parte di molti nuclei familiari. Era impossibile verificare l’Isee di tutti in quella fase, i patronati erano chiusi. Tutti hanno fatto così, non siamo i soli ad aver avuto questo problema».Sgorbati-2

Per far fronte ai nuovi bisogni dell’emergenza socio-economica in corso, Sgorbati si allinea alla posizione dell’assessore al bilancio Paolo Passoni: «Aspettiamo di vedere come decide di intervenire il Governo. Agiremo in seguito con variazioni di bilancio nel corso dei mesi per coprire gli eventuali “buchi” di contributi per le persone più fragili e le categorie più colpite».

Più in generale l’Amministrazione rimanda al mittente le critiche sulla gestione del welfare comunale. «Ci vuol coraggio – aggiunge l’assessore Sgorbati - a dire che non è cambiato nulla. Welfare e servizi educativi hanno visto notevolmente modificare le modalità di accesso». Cosa è stato fatto in questi quattro anni? «Abbiamo rivisto il regolamento degli accessi alle prestazioni socio e socio-sanitarie, quello per i servizi educativi (più attenzione a giovani coppie e disabili), quello per i contributi (regolamento trasversale a più servizi). Rifatto il bando per i trasporti disabili a terapia, il regolamento Isee, quello per la co-progettazione, quello per l’autorizzazione al funzionamento dei servizi 0-3 (tinteggiando sei nidi comunali dopo svariati anni). Rivisto il regolamento per gli affidi familiari, il regolamento per l’accesso alle case popolari (con punteggi più premianti per i residenti). Organizzato il bando per le strutture per minori (con una forbice di costi ben chiari e definiti), trasferito il servizio sociale di base ed amministrativo ad Asp, ripreso una nuova convenzione per il centro antiviolenza (coinvolgendo i tre distretti per quanto riguarda i costi), cambiato la politica di gestione del campo nomadi (con un risparmio dei costi notevole)».

L’assessore insiste. «In questi quattro anni di mandato sono aumentati i posti letto al rifugio Segadelli per i senza tetto. Abbiamo aderito al progetto "Pippi" (esistente da tempo ma a cui il Comune non aveva mai aderito) per intervenire a tutela di minori ed evitare l'accesso in comunità». Piacenza può contare nel frattempo «su un nuovo centro per le famiglie e un nuovo centro riabilitativo di Asp». «Tante cose – è la conclusione dell’assessore al welfare – sono state anche votate dall’opposizione o hanno ricevuto in seguito il loro plauso. Ora mi sembra di assistere ad un film di fantascienza».

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