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Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità Coli

«Al pascolo non mi manca nulla, volevo questa vita all'aria aperta»

Il 25enne Simone Bruseghini ha scelto di fare l'allevatore di capre, spostandosi con il suo gregge al pascolo sulle montagne tra Coli e Farini. «Contento della decisione, mi sento libero»

«Qua non mi manca nulla, sto bene all’aria aperta». Se ci si reca al Passo Santa Barbara o a Sella dei Generali, non è così difficile incontrare il 25enne Simone Bruseghini. Il giovane ha scelto di fare l’allevatore di capre in montagna. Il pastore in questi giorni si muove al confine tra il Comune di Coli e quello di Farini, poco distante dalla frazione di Pradovera. In questa vasta area in altura alleva e vende i suoi formaggi. «Abito ad Averaldi racconta lui stesso, in un assolato pomeriggio domenicale - nel territorio comunale di Coli, da nove anni, ma sono di Erba, in provincia di Como. Di questa zona del Piacentino è originario il compagno di mia madre. Dopo tre anni di lavoro in un’azienda agricola di Piozzano ho capito che volevo fare l’allevatore, che questo era il mestiere giusto per me. Così ho aperto un’attività mia, dopo che comunque la mia famiglia aveva le pecore. Io, invece, ho preferito allevare capre e solo da qualche mese faccio il pastore».

Simone e Roy-2

Simone comunque sottolinea che senza l’apporto dei familiari sarebbe impossibile fare questa attività. «Se hai qualcuno che ti aiuta è sempre meglio, d’altronde la passione per gli animali e l’allevamento ce l’hanno anche loro. Lo faccio da un po' ma non ho tanta esperienza, per il momento gestisco 65 capre adulte e 30 “novelli”, che hanno tra i due e i quattro mesi». D’inverno le capre pascolano intorno alla casa di Averaldi. A controllarle sui monti, insieme a Simone, anche il cane “Roy”, molto solerte nel far rispettare i dettami del capre-2pastore.

«Sono contento della mia scelta - prosegue Simone - è il primo anno che mi ritrovo da solo al pascolo, ma tanto casa mia è qua vicino, a dieci minuti di strada. Vado su e giù su queste montagne, mi piace questa attività. I clienti chiamano me o i parenti al cellulare, o passano loro, o glielo portiamo noi il formaggio. E nel fine settimana tanta gente passa da queste parti e si ferma». La vita di Simone, nel giro di poco tempo, è cambiata notevolmente. Inoltre, la sua compagna Elisa, 26enne di Como, aspetta una bimba.

Ma qual è la “giornata tipo” del pastore? «Mi sveglio alle 5 e poi si inizia a mungere. Alle 7 porto le capre al pascolo, dove rimangono fino alle 11. Le riporto al pascolo dalle 14 alle 17 e si munge di nuovo. Alla sera vengono chiuse in un recinto dalle reti elettriche e poi si va a dormire. Almeno una persona rimane a dormire qua vicino alla capre, in una roulotte. Solitamente io ci sto dal lunedì al venerdì con la mia compagna, nel fine settimana mia madre e il suo compagno». I lupi preoccupano? «Sì, ma per fortuna non ci sono stati episodi. capra-2Anzi, neanche li abbiamo mai visti con i nostri occhi. Ma dovrebbero esserci».

Passo Santa Barbara, Sella dei Generali e l’Aserei sono luoghi apprezzati da molti. «Purtroppo la gente arriva qui e non trova niente. Non c’è un rifugio, manca un punto di ristoro, non ci sono neanche i sentieri segnalati e messi in ordine. Un sentiero ha bisogno di manutenzione nel corso del tempo. Alla fine le poche attività che possono nascere dal niente sono legate al settore turistico, eppure non si fa nulla per attirare visitatori. Un po’ di organizzazione potrebbe portare più gente, a piedi o in mountain bike». Mentre parla Simone fa notare che siamo proprio in mezzo a un sentiero non segnalato, che può conoscere solo chi è del posto. «Dalle mie parti, a Erba, la gente arriva in massa alle pendici delle Prealpi. Sa che prendendo un sentiero arriverà in un certo punto e che un rifugio è pronto ad aspettarli. Penso che l'Aserei lo meriterebbe un posto del genere, è un monte molto panoramico per vedere bene il territorio».

Simone ha anche provato a candidarsi di recente per gestire la "cosa pubblica" a Coli, non venendo eletto. «Ho le mie idee, volevo dare una mano. Purtroppo i comuni non hanno i soldi di cui necessitano per proporre qualcosa. La Regione e lo Stato dovrebbero aiutarli di più, perché qua la gente che scappa è più di quella che arriva».

Un pastore non “stacca” mai. « Le “feste” non esistono , si ha solo un po' più di tempo a disposizione d'inverno perché si munge meno. Ma sabato e domenica sono giorni uguali a tutti gli altri, cambia poco. Potrei, alla sera, uscire, ma sono abbastanza stanco e so già che devo alzarmi alle 5. Non potendo fare tardi, non esco. Ora, però, sta per arrivare la bambina quindi il problema si pone ancora meno».

«VOGLIO ARRIVARE AD AVERE DUECENTO CAPRE»

In molte zone della montagna piacentina è difficile far pascolare, anche per la gelosia di alcuni proprietari terrieri. «Qua non ho avuto problemi, è una bella zona di pascolo, vanno un po' ovunque le mie capre». Simone giura di non contarle. «Non lo faccio mai, dopo un po' che le conosci basta dare uno sguardo al gregge per capire subito quando ne manca una . Mi cade l'occhio sul gruppo e mi accorgo se qualcuna si è allontanata». Ora ne ha 65, l'obiettivo è crescere e arrivare a 200. «Anche aumentando il gregge le porterò sempre al pascolo, dove stanno bene. Non ho in mente di fare un allevamento intensivo, voglio rimanere qui. Non mi interessa produrre quattro litri di latte a capra. Mi interessa che il latte e il formaggio siano buoni».

Consiglieresti a un coetaneo questa professione? «Ci ​​vuole tantissima passione - replica il 25enne - altrimenti non si resiste neanche qualche giorno. È troppo, troppo, troppo impegnativo per chi non ne ha. A me, però, qua non manca nulla. Sono libero da tutto e da tutti, mi piace questa vita all'aria aperta, fatta di libertà».

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