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Sanità

«Sovraffollamento del pronto soccorso di Piacenza? Si riaprano quelli di Castello e Fiorenzuola»

Le considerazioni del Coordinamento provinciale su salute e medicina territoriale dopo l'annuncio dell'assessore regionale Donini sull'attivazione dei Centri di Assistenza Urgenza

«Lo scorso 30 maggio l’assessore regionale Raffaele Donini ha incontrato i sindaci in Conferenza Socio Sanitaria per informare e rassicurare sulla situazione della sanità provinciale con particolare riferimento al sovraffollamento del pronto soccorso di Piacenza», scrive il Coordinamento provinciale su salute e medicina territoriale.

«Apprendiamo dalla stampa – dicono - che la soluzione individuata dalla regione prevede l’attivazione di Cau, cioè Centri di Assistenza Urgenza , collocati all’interno delle Case di Comunità, presenti o future, e nei presidi ospedalieri esistenti, col compito di prendere in carico e trattare i codici bianchi e verdi, lasciando al Pronto Soccorso di Piacenza i casi più gravi: codici rossi e gialli».

«E’ una proposta su cui occorre avere precisazioni. La proposta regionale – proseguono - prevede che l’apertura di un Cau sia da realizzare per bacini di utenza di 35-75 mila abitanti. Questo criterio taglierebbe fuori le aree marginali del territorio, proprio quelle che andrebbero maggiormente sostenute».  «L’avvio dei Cauo non vede un impegno della regione in termini di investimento sull'organico medico ed infermieristico, ma viene affidato ai Mmg (medici di medicina generale) e Guardie Mediche i quali dovranno organizzare presenze a copertura delle sedi Cau possibilmente sulle 24 ore (ma anche solo 12 ore). Una scelta questa che appare più una razionalizzazione dell’esistente che un potenziamento, in quanto ridurrebbe la medicina di prossimità (con minore copertura negli ambulatori di MMG sul territorio), costringendo le persone a lunghi spostamenti anche solo per farsi rilasciare una ricetta».

«A sollevare altre perplessità è inoltre il fatto che prevedendo l’apertura di un Cau all’interno di presidi sanitari esistenti dove già opera un Punto di Primo Intervento (Ppi), come Castelsangiovanni, Fiorenzuola e Bobbio, si determinerebbe una situazione di  sovrapposizione di strutture  con funzioni analoghe e concorrenti col rischio che alla fine i Cau si sostituiscano ai Ppi, con l’effetto, anche in questo caso, di produrre una razionalizzazione del servizio non un suo potenziamento».

«Per rispondere al sovraffollamento dell’unico Ps per tutta la  provincia, perché – sostengono - non viene presa in considerazione dalla Regione la riapertura dei pronto soccorso a Castelsangiovanni e Fiorenzuola, potenziando veramente il Ppidi Bobbio con una stabilizzazione della presenza medica.  Una scelta questa che, riorganizzando la risposta ospedaliera nella rete provinciale, (oggi depotenziata) sosterrebbe con maggiore efficacia quel progetto di medicina territoriale che richiede un lavoro di rete tra Case di comunità e presidi ospedalieri, ma anche un abbattimento dei tempi di attesa per visite, esami e ricoveri».

«Certo è che questo richiede un capovolgimento del Piano Socio Sanitario Provinciale e regionale ed una messa a disposizione di risorse soprattutto in assunzioni.  L’assessore Donini in chiusura fa una foto precisa della situazione sulla sanità pubblica: Qui o si privatizza, o si esternalizza o salta il sistema. Io preferisco la quarta opzione, cioè che tutti assieme proviamo a riformare il sistema. Parolesante ma significa per prima cosa metter paletti al dilagare di convenzioni private ed esternalizzazioni  che drenano gran parte delle risorse pubbliche. L’opzione  quattro, che condividiamo, richiede risorse e soprattutto  richiede saperle spendere bene. Un punto di vista da raccomandare a Regione, Ausl e Sindaci della commissione sociosanitaria provinciale».

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