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«Senza senso lo stop a crociere e impianti sciistici: con le giuste misure di sicurezza le vacanze si possono fare»

La testimonianza di Nicola Foletti dell’agenzia “Maracaibo Viaggi” di Piacenza: «Perdita di fatturato dell’80-90%. Inutile restare aperti senza avere prodotti da vendere. Il 13% del Pil italiano viene dal turismo»

Manca poco alla fine di questo tormentato 2020, segnato fin da marzo dalla pandemia da Covid-19. Se dopo lockdown, decreti e restrizioni varie la speranza di tanti cittadini era quella di una semi libertà per il periodo natalizio, l'ultimo Dpcm emanato dal premier Conte ha interrotto i sogni festivi di molti.

Nel gruppo dei delusi rientrano anche i vacanzieri invernali, ma soprattutto le agenzie di viaggio e l'intero settore turistico, in ginocchio da marzo e mai più ripreso: con le norme del 3 dicembre, infatti, è stato decretato anche lo stop delle crociere e la chiusura degli impianti sciistici, ultimi prodotti vendibli e spendibili in questo complicato periodo invernale.

«Con grande dispiacere, e penso di poter parlare per tutto il settore turistico, sono state introdotte dal Governo delle misure non adeguate e che non tengono conto del buon senso», afferma Nicola Foletti dell’agenzia “Maracaibo Viaggi” di Piacenza. «Mi riferisco in particolare a tutti gli sforzi fatti dal mercato crocieristico per la messa in sicurezza, con tamponi prima, durante e dopo il soggiorno a clienti e personale, tracciabilità con gps che veniva consegnato a ogni cliente che permetteva di ricostruire ogni spostamento per segnalare eventuali casi di contagio ed escursioni guidate con tappe ben definite: avevamo puntato tutto sulla crociera, uno dei pochi prodotti ancora vendibili in quanto unica zona verde d’Italia, dove era possibile fare in totale sicurezza tutto quello che è stato vietato nella quotidianità, come un aperitivo alle 18 o una cena alle 21. Ogni nave aveva ponti Covid in caso di elementi positivi durante il viaggio, ed avevamo stipulato assicurazioni che garantivano rimborso e rimpatrio».

Anche per gli impianti sciistici, la situazione è paradossale: «Lo Stato impone ai cittadini di non poter andare a sciare nelle regioni italiane poichè gli impianti sono chiusi, ma si può andare all'estero in paesi come Svizzera o Slovenia, e se si rientra dopo il 6 gennaio non vige neanche più l'obbligo di quarantena stipulato dal Decreto. Oltre al danno la beffa, in quanto si vieta agli italiani di spendere i propri soldi in Italia».

Nonostante le nuove limitazioni natalizie, nemmeno questo nuovo decreto è esente da punti poco chiari: «La parola d’ordine ancora una volta è contraddizione totale. Faccio l’agente di viaggi da 14 anni e mai nessun evento terroristico o calamità naturale ha creato uno tsunami di questo tipo. Il nostro settore è in reale lockdown da Marzo, con una breve finestra di luglio e agosto su vendite in Italia. In questi giorni stiamo ricevendo domande di persone disperate, che per vari motivi devono recarsi all’estero e alle quali non possiamo rispondere, perché i famosi motivi di “assoluta necessità” definiscono il tutto e il niente. La confusione è totale e anche noi non sappiamo da che parte girarci, visto che ogni disposizione reperibile è fonte di mille interpretazioni. È una giungla in cui districarsi è praticamente impossibile», si sfoga. «Applicando la legge ad oggi non si poteva e non si potrebbe viaggiare. Il premier Conte ha parlato di quarantena obbligatoria per chi rientra dall’estero nel periodo che va dal 21 dicembre al 6 gennaio, ma la domanda è: perché, si poteva andare all’estero per turismo? A noi non risultava in nessun modo in quanto, contrariamente ad altri paesi come la Gran Bretagna, non sono stati creati corridoi turistici», continua. «C’è ancora poca chiarezza su tante cose: per una norma del genere chi rientra il 7 gennaio, sarà esente da quarantena? A questa domanda vorrei che qualcuno rispondesse e ci facesse capire se si può fare qualcosa, perché altrimenti è inutile restare aperti senza avere nessun prodotto da vendere, come un ristorante aperto ma con la cucina chiusa».

L’ennesima batosta per un settore in tremenda sofferenza che, da marzo ad oggi, non ha mai smesso di leccarsi le ferite di un’estate altrettanto drammatica, complicata anche da alcuni problemi di informazione: «L’estate 2020 è stata un totale disastro: guardando ai nostri numeri, siamo ad una perdita intorno all’80-90% di fatturato», confessa. «Purtroppo tutti gli sforzi messi in campo non sono serviti in quanto - al di là dei voucher che ci sono stati imposti - ci siamo trovati di fronte a situazioni molto particolari, anche a causa della cattiva informazione dei media: dai governatori delle regioni che non volevano gli stessi turisti italiani - nonostante lasciassero invece aperti canali con stati extraeuropei come la Russia - a presunti obblighi di quarantena in paesi come Grecia, Croazia o Spagna, quando invece veniva solamente chiesto di compilare un modulo online per l’ingresso. Spesso ci siamo scontrati con clienti che richiedevano un biglietto aereo che noi, rispettando i decreti, non potevamo emettere: non essendoci controlli, però, le persone si organizzavano da sole ed è successo più volte di ricevere foto e selfie dai clienti una volta al gate dell’aeroporto o direttamente dalla loro destinazione in stati extraeuropei, perdendo anche di credibilità. Anche il bonus vacanze non è stato assolutamente d’aiuto, per non parlare di tutti i matrimoni che sono stati rimandati e con essi anche i viaggi di nozze».

Ristori e aiuti garantiti per l’intero comparto, che però non sono ancora arrivati: «Siamo ancora in attesa del decreto “Salva Italia”, ristoro del primo lockdown e che doveva essere erogato entro il 15 novembre. Inoltre non abbiamo un ministero e molte tipologie di lavoratori e di codici Ateco non vengono prese in considerazione, venendo esclusi da qualsiasi tipo di aiuto: vorrei ricordare che l’Italia vive di turismo e il nostro settore produce il 13% del Pil», afferma. «L’unica agevolazione che abbiamo avuto dal Governo è stato il posticipo delle tasse, quando in realtà avrebbero dovuto creare l’anno fiscale bianco, come fatto in altri stati europei: il Covid è arrivato in Italia a febbraio, ma le agenzie avevano a che fare con il problema già da prima, trovandoci il problema sia in casa che in destinazione. Una pandemia è peggio di uno tsunami, un attentato o una primavera araba, e abbiamo avuto problemi con tutti quei paesi stranieri in cui il Coronavirus non era ancora arrivato, per cui non capivano la situazione che si stava andando a sviluppare».

«Speriamo che tutte le misure che avevamo messo in atto per prepararci al Natale e al Capodanno, per quanto riguarda il mercato crocieristico, servano per poter far ripartire almeno questo settore a Dpcm scaduto, nella normale stagione del turismo invernale, l’unico fruibile in Italia in questo periodo», conclude Foletti. «Noi ci siamo e siamo pronti: naturalmente ci siamo già mossi per creare vacanze in sicurezza per tutte le mete primaverili ed estive. I protocolli di sicurezza adottati per l’estate 2020 sono stati formidabili, con l’erogazione gratuita di servizi altrimenti a pagamento - come il servizio al tavolo, ombrellone e lettino assegnato ogni settimana e distanziamento garantito. Utilizzando il buon senso e tenendo quei comportamenti che ormai fanno parte della vita quotidiana si può fare tutto, anche le vacanze».

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