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Giovedì, 18 Aprile 2024
Eccellenze piacentine

L'Emilia-Romagna è la capitale della qualità italiana: il cibo è anche cultura

La nostra regione conta, in tutto, 44 prodotti tra Dop ed Igp.Tavola rotonda a Expo. Con il Distretto dei salumi suini ad hoc per i Dop piacentini

Con il “Distretto del cibo salumi Dop piacentini” sarà possibile avere a disposizione suini allevati, macellati e trasformati nella provincia di Piacenza, dunque con una filiera che opera coesa ed in sintonia, garantendo sicurezza, qualità, tracciabilità, tutela ambientale, insomma completamente “sostenibile” e nel contempo supportando i produttori nel loro sforzo per la valorizzazione dei loro Dop e per l’export. Ne guadagnerà tutto il territorio piacentino grazie alla sinergia tra diverse filiere  come tra i differenti Distretti, fiori all’occhiello di uno straordinario made in Italy che tutto il mondo ci invidia e tenta - male - di imitare.

Ne gioverà anche il turismo enogastronomico, paesaggistico, storico monumentale, quello di prossimità sviluppatosi appena dopo la pandemia, agevolerà occupazione come la formazione, coinvolgendo istituti superiori e università. Sarà insomma l’ulteriore conferma che l’Emilia-Romagna con i suoi 44 tra Dop ed Igp, è la capitale della qualità italiana, la riprova che il cibo è anche cultura.

La nostra regione gioca un ruolo da protagonista con le eccellenze che la collocano tra le regioni leader in Europa e la prima in Italia se consideriamo le denominazioni d’origine del solo settore cibo, per un volume d’affari che si aggira attorno ai 3,5 miliardi di euro. Per parlare dell’istituzione dei Distretti del cibo di cui Piacenza, grazie a quello dei salumi, è stata la prima città in regione ad istituirlo, si è svolta nella “Sala Gatti” di Piacenza Expo, una tavola rotonda per la presentazione del progetto “Sviluppo del Distretto del Cibo Salumi DOP Piacentini per la sostenibilità economico-ambientale della filiera e del territorio”.

All’incontro cui hanno preso parte  Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza e presidente della Provincia, Antonio Grossetti (presidente Consorzio di Tutela Salumi Dop Piacentini), il direttore Roberto Belli, Stefano Repetti progettista strutture d’allevamento suinicole, Luca Quintavalla progettista del piano di lavoro del progetto,Luca Fabbri della Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo, Alessio Mammi Assessore Agricoltura Regione Emilia-Romagna e Gian Marco Centinaio sottosegretario Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

«Il nostro - ha ribadito il sindaco - è un mondo economico caratterizzato da produttori eccezionali, che non si è mai fermato neppure durante il Covid. C’è il nostro pieno impegno a valorizzare tutto il territorio». Ha inoltre auspicato che anche l’Università Cattolica faccia parte integrante di quel progetto, con le altre città emiliane, per la costituzione dell’Università internazionale del cibo. «Ben lieti - ha confermato l’assessore Mammi - di coinvolgere anche Piacenza in questo proposito formativo».

«Questo ulteriore strumento a disposizione del Consorzio di tutela dei salumi Dop piacentini – ha spiegato il presidente Antonio Grossetti – è un’idea che abbiamo sostenuto da anni e permetterà finalmente di perseguire in modo concreto la costituzione di una filiera produttiva collegata ai salumi Dop tutta piacentina, per la quale il Consorzio si sta prodigando da lungo tempo». «Infatti, - dice - attraverso specifici Accordi di Distretto tra i diversi attori che partecipano al sistema produttivo dei salumi Dop e che operano nel territorio piacentino, sarà possibile la costruzione di specifici percorsi di filiera condivisi, con la possibilità di partecipare a bandi nazionali destinati al finanziamento di progetti comuni, in grado di rafforzare lo sviluppo economico e sociale del territorio». «Una materia prima di altissima qualità, giustamente remunerata con una tracciabilità totale sulla filiera; su questo progetto - ha spiegato Grossetti - abbiamo trovato il convinto sostegno di tutte le istituzioni, dalla Regione al Mipaf».

Di questo strumento in più per unire la filiera ha trattato, per quanto riguarda gli aspetti tecnici Quintavalla. Ha spiegato che coinvolge otto salumifici (Giordano, San Carlo, Gagliardi, Grossetti, Val d’Ongina, San Bono, Emilia Ovest, La coppa) e cinque allevamenti (Itaca, Penelope, Parmigiani, Dallavalle, Rizzolo). Significa valorizzare il territorio, promuovere sinergia con altre filiere (per esempio il vino, la ristorazione, il turismo), con la formazione (scuole e università).

Il contratto di distretto offre l’opportunità di tagli di alta qualità garantita, valorizza quelli secondari così come agevola le componenti di servizio per i consumatori (affettati, vaschette). Vuol dire nuovi allevamenti piacentini con elevatissimi standard ambientali, salubrità totale e benessere animale. Per i salumifici rappresenta una spinta all’innovazione, all’efficientamento, alla sicurezza sul lavoro, minor uso di sale. Gli investimenti previsti sono di oltre 47 milioni, 32 per le aziende agricole e 14 per i salumifici, con il 30% del contributo riconosciuto. Sono stati individuati precisi indicatori verificabili e misurabili, per una produzione annua di circa 42.000 suini.

«Vuol dire anche - ha detto - crescita produttiva: +27% di fatturato, +67% di export e +35% di affettato. Inoltre aumento occupazionale: oltre 200 persone che vanno ad assommarsi ai 2000 già presenti». «C’è - ha rimarcato Repetti - un approccio olistico (cioè di sistema), con controllo accurato dalla nascita fino alla trasformazione, per tutelare la qualità della produzione. Si punta all’eliminazione totale degli antibiotici fin dalla nascita, i sistemi di alimentazione riconoscono ogni singolo animale, gli allevamenti avranno l’abbattimento fino all’85% di ammoniaca ed altri odori, il trattamento dei reflui consentirà produzione energetica  e concimi organici».

Della sinergia tra Distretti ha trattato Fabbri che ha riconosciuto il fattivo contributo di Centinaio a questo risultato con un’approvazione in Finanziaria di 139 milioni per i Distretti italiani che sono di sette tipologie. Ha auspicato un maggior numero di bandi per la formazione, indispensabile per lavorare sulla qualità. Un concetto pienamente condiviso da Mammi per il quale «i progetti ci sono, le risorse anche ma servono le persone. Piacenza è terra di primati. Il paese si trova in una tempesta da cui si deve uscire con interventi urgenti che vanno uniti per sostenere le imprese. Per noi emiliano-romagnoli il cibo è cultura: abbiamo un patrimonio sociale, ambientale e territoriale, prodotti non delocalizzabili che vanno valorizzati, tutelati (no al Nutriscore) e promossi».

«I Distretti del cibo, istituiti con la legge 205 del 27 dicembre 2017, costituiscono - ha ricordato Centinaio - un nuovo modello di sviluppo per l'agroalimentare italiano. Nascono infatti per fornire a livello nazionale ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso. Si tratta di uno strumento strategico mirato a favorire lo sviluppo territoriale, la coesione e l'inclusione sociale, favorendo l'integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale».

«I Distretti - ha detto - hanno tra le finalità anche la sicurezza alimentare, la diminuzione dell'impatto ambientale delle produzioni e la riduzione dello spreco alimentare. Tra gli obiettivi vi è anche quello di salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale, oltre a valorizzare le produzioni agroalimentari di qualità favorendo l’integrazione di filiera». E ancora: «In base alla legge nazionale i Distretti sono realtà legate al territorio, con un’identità storica omogenea frutto dell’integrazione fra attività agricole e attività locali, nonché di produzione di beni o servizi di particolare specificità. La Consulta è dunque strategica per operare compatti: è necessario darsi una  mission e lavorare per la sua riuscita. In piena pandemia - ha ricordato - l’Italia ha esportato per 52 miliardi».

«Questo perché - ha rimarcato - noi esportiamo sogni, qualcosa in più del prodotto alimentare perché il nostro cibo racconta una storia. Dobbiamo insistere su questa strada». Centinaio ha auspicato che «l’agricoltura non venga mai più intesa come fonte di inquinamento, ma anzi (checché ne pensi una certa parte dell’Europa a Bruxelles) è qualità, sostenibilità benessere animale, tutela e salvaguardia dell’ambiente, perché sono gli imprenditori i custodi del territorio. Questo concetto deve essere ben chiaro. I Distretti sono l’essenza di tutto questo e promuovono il turismo di prossimità. Ma è necessaria più formazione per la sempre maggiore tecnologia impiegata che coopera a produrre con sempre maggiore qualità e sostenibilità».

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