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Tragedia del Frecciarossa, Mario e Maurizio: fratelli macchinisti per passione

Mario Di Cuonzo, morto insieme al collega Giuseppe Cicciù, aveva anche un fratello, Maurizio, che svolge lo stesso mestiere a Piacenza dove vive. E' un macchinista della linea regionale

Entrambi macchinisti, entrambi innamorati del proprio lavoro. Sono Giuseppe Cicciù, 52enne di Reggio Calabria, e Mario Di Cuonzo, 59enne, i due morti del Frecciarossa deragliato giovedì 6 febbraio, in mattinata, tra Livraga e Ospedaletto lodigiano. Di Cuonzo aveva anche un fratello, Maurizio, che svolgeva lo stesso mestiere a Piacenza dove viveva. E' un macchinista della linea regionale.

Il convoglio poi deragliato era partito alle 5.10 dalla stazione di Milano Centrale ed è uscito dai binari alle 5.35. Secondo quanto appreso, la motrice si sarebbe staccata dal resto del treno, avrebbe urtato un carrello merci presente su un binario parallelo, avrebbe percorso altri 300 o 400 metri e si è schiantata contro un casotto Trenitalia. La carrozza 1 invece si è ribaltata.  Per anni Ciccìù aveva fatto parte della Fit Cisl, lottando spesso per la sicurezza sul lavoro e per i ritmi e i carichi di lavoro.

Di Cuonzo era invece iscritto alla Fit Cgil ed era tra i massimi esperti in Italia in tema di Frecciarossa, essendo stato tra i primi macchinisti dei treni ad alta velocità.  Sul treno c'erano 28 passeggeri e cinque membri dell'equipaggio. Pesantissimo il bilancio. Oltre i due ferrovieri morti, altre 31 persone sono rimaste ferite. Quattro sono ricoverate in codice giallo - tra Lodi, Cremona e Pavia - e 27 in codice verde, tra gli ospedali di Lodi, Melegnano, Crema, Piacenza, Codogno, Rozzano e Castel San Giovanni. Le condizioni più gravi sono quelle di uno steward che era a bordo del treno e che si è rotto il femore.  

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