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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tre quaderni-guida per conoscere la vegetazione lungo il Po, le farfalle e gli icnofossili del territorio

Il Museo Civico di Storia Naturale e la Società Piacentina di Scienze Naturali hanno curato la pubblicazione di tre “quaderni” di carattere scientifico didattico dedicati ad alcuni aspetti dell’ambiente naturale del nostro territorio

Il Museo Civico di Storia Naturale e la Società Piacentina di Scienze Naturali hanno curato la pubblicazione di tre “quaderni” di carattere scientifico didattico dedicati ad alcuni aspetti dell’ambiente naturale del nostro territorio. La stampa di libri - che saranno a disposizione di 100_1996-2docenti e ricercatori delle scuole - è stata possibile grazie al risultato di una parsimoniosa azione di risparmi sulle spese correnti di gestione della struttura museale di via Scalabrini e in particolare sui costi dell’allestimento mostre. Decisiva è stata poi la scelta degli autori dei volumi Enrico Romani, Cristina Bertonazzi e Andrea Baucon, di prestare la loro opera in completa gratuità; così fatto le ricercatrici della Società di Scienze Naturali Linda Mazzoleni e Giulia Mazzocchi. Al gruppo è andato il ringraziamento della Presidente della Società Piacentina di Scienze Naturali Annarita Volpi e dell’Assessore alla cultura Jonathan Papamarenghi che ha detto: “La differenza tra un Museo di Eccellenza e un Museo semplice contenitore di memorie, la fanno coloro che operano all’interno delle strutture e a Piacenza siamo particolarmente fortunati perché la dottoressa Volpi con tutti i suoi collaboratori sta promuovendo un’attività molto intensa fruita principalmente dai giovani ma che è rivolta a tutte le età. Opere come queste presentate oggi, frutto dell’impegno di valenti autori, sono uno strumento importante di conoscenze del Museo e del territorio perché sono testimoni di una realtà dinamica capace di offrire la visione dell’offerta culturale propria del nostro territorio”.

“PIANTE DEL POdi Enrico Romani, dedicato alle 50 specie più comuni

Il fiume Po e le sue pertinenze (golene, lanche, stagni, fossati, argini) evidezia, anche su brevi scale temporali le alterazioni alle quali è soggetto; basti pensare al profondo rimaneggiamento provocato dalle grandi piene o agli effetti troppo spesso deleteri delle attività umane: escavazioni, messa a coltura delle aree golenali, inquinamento ed eutrofizzazione, realizzazione di opere negli alvei, ecc. Studiare o anche solo osservare con occhio attento le piante che crescono lungo il fiume, ci fornisce un primo e valido strumento di comprensione delle dinamiche che caratterizzano questi ambienti. Il libro fornisce attraverso la presentazione di una cinquantina di specie vegetali, una prima chiave di lettura del patrimonio naturalistico del nostro fiume. Molte di queste specie non sono indigene, ma sono arrivate da noi, negli ultimi anni o in tempi più remoti, da altri continenti, soprattutto dalle Americhe o dall'Asia. Alcune sono diventate così invasive da entrare in forte competizione con la vegetazione naturale e da compromettere la riproduzione delle piante autoctone (es.: Sicio e Amorfa). Le specie sono presentate in schede organizzate in ordine alfabetico, utilizzando il loro nome comune italiano; alla fine una tabella indica le corrispondenze fra nome scientifico e nome comune.

“FARFALLE. Conosciamo quelle del nostro territorio” di Cristina Bertonazzi, fotografie di Gianfranco Colombo

Le farfalle costituiscono un ordine piuttosto omogeneo di insetti chiamati Lepidotteri che significa letteralmente "ali a squame". Attualmente sono state classificate e descritte circa 165.000 specie (di queste alcune migliaia fanno parte della fauna italiana).  La loro presenza o la loro assenza rappresentanoun importante "termometro" dello stato di salute dell' ambiente in cui vivono. Negli ultimi anni le farfalle stanno diventando sempre più rare. Le cause sono la distruzione dei loro ambienti, l'uso indiscriminato di pesticidi chimici e di erbicidi che portano alla scomparsa delle piante nutrici dei bruchi. La finalità di questo quaderno è quella di accompagnare i lettori in un percorso di conoscenza nei confronti delle principali specie di farfalle diurne presenti nel nostro territorio, con la speranza che l'interesse e la passione nei confronti di questi bellissimi insetti possa aiutare la loro sopravvivenza.

“ICNOFOSSILI DEL PIACENTINO” di Girolamo Lo Russo; consulenza scientifica Andrea Baucon  

Il termine "fossile" è spesso associato a resti di animali e piante vissute migliaia o milioni di anni fa e conservatisi, in particolari condizioni, fino ai nostri giorni. Resti fossili di animali che vivevano in antichi mari, pesci, molluschi, crostacei fermati bloccati nella pietra come in una 100_1992-2istantanea drammatica della loro vita. Ed è questo che vediamo impressa nella pietra, la loro immagine. In questo ci aiuta la presenza di parti che possono fossilizzarsi come ossa, denti, gusci. Tra le tracce che riescono a fossilizzarsi troviamo piste, orme, gallerie, incisioni, fori tutti quei segni che mostrano un'attività biologica. La cosa indispensabile è che il substrato abbia caratteristiche tali da poter mantenere per più o meno tempo memoria dell'attività dell'organismo.

Un tranquillo fondale lacustre, una infida palude, una buia pianura degli abissi marini, un terreno reso molle da un improvviso acquazzone sono i luoghi più comuni dove rinvenire eventuali tracce di vita. Teniamo presente che vi sono animali composti solo di parti molli che non avranno mai il privilegio di fossilizzarsi e che l'unico ricordo che potremo avere di loro saranno solo le tracce che ci lasceranno. Riconoscere le tracce non significa necessariamente sapere quali animali le hanno lasciate infatti solo in rari casi possiamo essere sicuri di collegare una pista o una traccia all'organismo che le ha prodotte e questo si ha quando lo troviamo al termine delle tracce.

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