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Una targa ricordo per il 25° della beatificazione di monsignor Scalabrini

Il multiforme apostolo dei migranti presto sarà proclamato Santo

Mercoledì 1° giugno ricorre l’anniversario della morte del beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini (Fino Mornasco, 8 luglio 1839 – Piacenza, 1º giugno 1905). Alle ore 18.30 nella nostra Cattedrale il vescovo mons. Adriano Cevolotto presiederà la messa nella festa liturgica che quest’anno assume grande e particolare rilevanza perché nei prossimi mesi - come ha annunciato papa Francesco - mons. Scalabrini, che fu vescovo nella nostra città per 30 anni, sarà proclamato Santo.

Il programma delle celebrazioni di mercoledì inizia alle ore 18.30 con la messa, animata dai cori delle chiese cittadine di San Savino e San Carlo. La funzione sarà trasmessa in diretta web sul sito www.diocesipiacenzabobbio.org e sul canale YouTube della diocesi https://www.piacenzadiocesi.tv

Vi prende parte anche una delegazione di Missionari scalabriniani provenienti da diverse nazioni, giunta a Piacenza per conoscere da vicino i luoghi in cui operò il Fondatore della loro congregazione.

Al termine, alle 20.15, nel chiostro della Casa Madre degli Scalabriniani in via Torta, ha luogo l’inaugurazione di una targa collocata alla base della statua di mons. Scalabrini, vescovo di Piacenza dal 1876 al 1905, opera dello scultore Paolo Perotti. Insieme al logo del 25° della beatificazione, avvenuta a Roma con Giovanni Paolo II nel novembre 1997, vi sono riprodotte le parole di Scalabrini: “Fare patria dell’uomo il mondo”.

Diverse particolarità della figura di mons. Scalabrini sono state ricordate nella Sala degli affreschi della Curia vescovile durante la conferenza stampa, condotta da don Davide Maloberti, da mons. Luigi Chiesa, vicario generale della diocesi, padre Mario Toffari, vicepostulatore della causa di canonizzazione per l’Europa e l’Asia, suor Milva Caro, responsabile provinciale delle Missionarie di San Carlo (Suore Scalabriniane) per l’Europa, padre Alessandro Gazzola, superiore della comunità scalabriniana della Casa Madre, già superiore generale della congregazione.

Ne sintetizziamo diversi passaggi:

La decisione del vescovo Scalabrini di fondare Congregazione di Missionari sacerdoti e laici che proteggessero i migranti soprattutto nei grandi porti dell’America del Sud, dove sbarcavano, non fu né una scelta causale, né un'esigenza organizzativa: era una scelta che nasceva dalla profonda visione dell'uomo alla luce ell'Incarnazione di Dio in Gesù Cristo.

Una bella sintesi sulla visione della persona umana, propria dello Scalabrini, la si trova nella sua Omelia di Natale del 1894: "Gesù viene sulla terra per farci vivere della sua vita. Io sono venuto, dice Egli stesso, affinché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. L'unione di Gesù con l'anima cristiana, ecco il fondamento di tutto l'ordine soprannaturale. Per essa l'uomo si eleva fino alla partecipazione della natura divina e in essa eleva tutto il creato".

Ed ecco allora che lo Scalabrini, considerando le condizioni del lavoro del suo tempo,

diventa profeta nelle sue proposte sociali: "Vedendo tutte quelle miserie .... mi pareva che il male non provenisse tanto dalla volontà dei singoli, quanto dal modo con cui il lavoro era organizzato e pensavo fosse un bene per tutti poter trovare delle condizioni più eque. Se il lavoro avvalora il capitale, perché non dovrà avere una più larga compartecipazione agli utili, tanto da assicurare al lavoratore vitto sufficiente, sano e sicuro? Se il lavoro è una legge fisica e un dovere morale, perché non dovrà diventare un diritto legale? Se l'istruzione è un dovere, perché non si lascia il tempo all'operaio di istruirsi, limitando l'età e le ore di lavoro? Se l'igiene è un obbligo sociale, perché si permettono, senza dovute cautele, lavori che avvelenano e accorciano la vita? Se l'integrità personale e la previdenza sono due conquiste della civiltà moderna, perché non si assicura, contro eventuali disgrazie, la vita del lavoratore, e non si provvede in maniera decorosa alla sua vecchiaia impotente?".

Questa visione dell'uomo, indusse lo Scalabrini a diventare l'Apostolo dei Migranti. Le migrazioni erano e sono una necessità naturale. Più volte a Scalabrini era capitato di sentir dire dai suoi Piacentini: "O emigrare o rubare" per la mancanza di lavoro e di prospettive in Italia. Egli stesso era a conoscenza, ad esempio, che a Ferriere - come scrive Giuseppe Berti - "c'era il grave abuso di genitori che affidavano i fanciulli ad estranei per essere condotti all'estero, dove spesso divenivano vagabondi perché abbandonati".  Sempre il Berti ricorda che i piccoli proprietari agricoli di Bedonia emigrati lasciando la coltivazione delle terre alle sole donne.

I giornali dell'epoca sottolineavano episodi particolarmente dolorosi: "Ieri l'altro con la corsa da Genova delle 10.35 giunsero alla nostra stazione di Piacenza una carovana di contadini, fra uomini e donne e ragazzi appartenenti alle provincie venete. Laceri e affamati, colla disperazione dell'anima, quei disgraziati ritornavano, più poveri di quando se ne partirono, ai loro paesi che avevano abbandonato nella speranza di trovare in Genova un imbarco per l'America...

Né i viaggi per le Americhe erano migliori. In una conferenza dice lo Scalabrini: "Stivati peggio di bestie, in numero assai maggiori di quello che permetterebbero i regolamenti e la capacità dei piroscafi, essi fanno quel lungo e malagevole tragitto, letteralmente ammucchiati, con quanto danno della morale e della salute ben può ognuno immaginario". Scalabrini stesso perse un fratello vicino alle coste dell'Argentina.

Ma Scalabrini non si fermò alla denuncia: egli indusse la politica a ripensare le leggi delle migrazioni e non fu un caso che lo stesso presidente degli Stati Uniti volle riceverlo nel viaggio che Scalabrini fece in America.

Mentre sognava di fare "Patria dell'uomo il mondo", raccomandava anche agli emigrati di conservare quella fede profonda che ogni persona umana mutua dalla sua appartenenza alla propria stirpe e che riceve, quasi preziosa eredità, dalla trasmissione affettuosa di chi gli ha dato anche la vita in questo mondo e/o di chi, fin da bambino, gli è stato vicino per regalargli un senso eterno della vita.

Diceva agli emigrati italiani: "Osservate i costumi del Paese che vi ospita; conformatevi ad essi in quanto vi è possibile. Imparate l'inglese, ma non dimenticate la vostra dolce lingua materna". A quella lingua era affidata la possibilità di lodare Dio secondo lo spirito e la tradizione mutuata dal loro indimenticabile Paese.

Non sarà solo la congregazione Scalabriniana ad avere un santo, ma tutta la diocesi piacentina. Un dettaglio non da poco, che dà ulteriore spessore alla notizia di qualche giorno fa della canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini, che fu vescovo nella nostra città per 30 anni.

Scalabrini, per usare le parole di papa Francesco, era un pastore con addosso l’odore delle pecore. Visitò infatti le 365 parrocchie della sua diocesi, raggiungendone oltre la metà a dorso di mulo. “Far diventare patria dell’Uomo il mondo” era la sua visione, che vedeva la migrazione dei popoli come un fenomeno naturale, da difendere e sostenere.

Mercoledì 1° giugno, festa liturgica del beato Scalabrini, alle 18.30 verrà celebrata una messa solenne in cattedrale (che sarà trasmessa in diretta via web sul canale YouTube della diocesi) presieduta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto. Vi prenderà parte anche una delegazione di Missionari scalabriniani provenienti da diverse nazioni, giunti a Piacenza per conoscere da vicino i luoghi in cui operò il fondatore della loro congregazione.

Al termine, verso le 20.15, nel chiostro della Casa Madre degli Scalabriniani in via Torta, avrà luogo l’inaugurazione di una targa collocata alla base della statua di mons. Scalabrini, vescovo di Piacenza dal 1876 al 1905, opera dello scultore Paolo Perotti. Insieme al logo del 25° della beatificazione, avvenuta a Roma con Giovanni Paolo II nel novembre 1997, vi sono riprodotte le parole di Scalabrini: “Fare patria dell’uomo il mondo”.

ercoledì 1° giugno alle ore 18 e 30 nella Cattedrale di Piacenza il vescovo mons. Adriano Cevolotto presiede la messa nella festa liturgica del beato Giovanni Battista Scalabrini che nei prossimi mesi sarà canonizzato da papa Francesco.

La celebrazione, animata dai cori delle chiese cittadine di San Savino e San Carlo, viene trasmessa in diretta web sul sito www.diocesipiacenzabobbio.org e sul sul canale YouTube della diocesi https://www.piacenzadiocesi.tv. Vi prendono parte anche una delegazione di Missionari scalabriniani provenienti da diverse nazioni, giunti a Piacenza per conoscere da vicino i luoghi in cui operò il Fondatore della loro congregazione. Al termine, alle 20.15, nel chiostro della Casa Madre degli Scalabriniani in via Torta, si terrà l’inaugurazione di una targa collocata alla base della statua di Scalabrini, opera dello scultore Paolo Perotti. Insieme al logo del 25° della beatificazione, vi sono riprodotte le parole di Scalabrini: “Fare patria dell’uomo il mondo”.

Il programma è stato presentato in Curia, durante la conferenza stampa condotta da don Davide Maloberti, da mons. Luigi Chiesa, vicario generale della diocesi, padre Mario Toffari, vicepostulatore della causa di canonizzazione per l’Europa e l’Asia, suor Milva Caro, responsabile provinciale delle Missionarie di San Carlo (Suore Scabriniane) per l’Europa, padre Alessandro Gazzola, superiore della comunità scalabriniana della Casa Madre, già superiore generale della congregazione.

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