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Hai mai assistito a violenza o cyberviolenza? Il 41% di 346 adolescenti piacentini risponde sì

I risultati dello screening sulla violenza di genere rivolti a ragazzi e ragazze di Piacenza e provincia tra i 13 e i 19 anni. Per il 64% i social di fondamentale importanza nelle relazioni, Instagram e Tik Tok i più utilizzati

Ti è mai capitato di assistere direttamente a un episodio di violenza/cyberviolenza? Il 41% di 346 adolescenti di Piacenza e provincia risponde. Un numero che colpisce, contenuto nella fotografia dei ragazzi e delle ragazze di età compresa tra i 13 e i 19 anni, scattata dallo screening sulla violenza di genere condotto da tre ricercatrici dell’Università di Bergamo, nell’ambito del progetto Teach sul nostro territorio.

Un’indagine svolta attraverso un questionario online somministrato tra marzo e giugno scorso a 346 giovani piacentini dei quali il 61% di sesso femminile e il 58% liceali - età media 16,2 anni – con l’obiettivo di «cercare di capire come sono fatti questi ragazzi, come utilizzano i social, che tipo di lessico conoscono relativo alla violenza di genere e alla cyber-violenza, se le associano ai reati, ma anche il tipo di comunicazione e di dialogo che hanno rispetto alla violenza, dove se ne parla e se in modo sufficiente» spiega la ricercatrice Silvia Masiero. «Una fase molto “pre” a cui seguirà un approfondimento, con un questionario rivolto ai ragazzi e alle ragazze che parteciperanno al progetto di peer-education, ed in particolare ai maschi. Uno dei focus del progetto - sottolinea - è coinvolgere la componente maschile, proprio perché la si ritiene alleata e non una componente che si debba sentire a volte un po' accusata e si chiederà loro di rispondere a delle domande prima della formazione tra pari e poi in fase successiva».

                                       Presentazione Progetto Teach1-2

Risultati, illustrati nel corso della conferenza di presentazione del progetto promosso dal Centro Antiviolenza di Piacenza, a cui guardare «come occasione per creare consapevolezza sul tema e farci delle domande» sottolineano le ricercatrici. Tra i punti del questionario le fonti di informazione usate dagli adolescenti piacentini per informarsi e farsi un’opinione: al primo posto nelle risposte i social media (95%) e siti d’informazione su internet (84%) e gli amici (82%) ma il 71% si rivolge anche a persone adulte che pensano ne sappiano più di loro, percentuale che comunque evidenzia un 29% che non lo ritiene necessario. A telegiornali e radiogiornali si rivolge il 66%. 

Il social più utilizzato è Instagram (il 92% dei ragazzi ha un account), seguito da Tik Tok (66%), Pintarest e Snapchat (entrambi il 45%) Telegram (44%) e Facebook (38%) con una media di 3,9 account per adolescente. Solo il 3% risponde di non avere account sui social media. Il 50% dei ragazzi e delle ragazze ha risposto di trascorrere più di 3 ore al giorno sui social, ritenuti di fondamentale importanza nelle relazioni per il 64% di loro. L’83% dei giovani dedica la maggior parte del tempo libero ad amici e amiche, uno spunto per proporre alternative al ruolo dei social nelle relazioni. Tra i temi del questionario anche le parole che i giovani associano alla violenza di genere, alla cyber violenza e la conoscenza di alcune delle sue specifiche. Se il significato di cyberbullismo è chiaro al 97% dei giovani che hanno risposto alle domande e riconosciuto come reato dall’84%, altre forme sono risultate essere meno note, come lo slut shaming (conosciuto dal 34%) Deep fake (33%) e sextortion (28%).

I giovani piacentini confermano che della cyberviolenza si parla (l’87%), in primis sui social (85%), a scuola (76%) e in televisione (70%), ma poco in famiglia (21%). Alla domanda “pensi o sai se nella tua città e provincia ci siano casi di violenza/cyberviolenza il 44% ha risposto «sì, ma non ne sono a conoscenza». Dalle risposte emerge anche l’esigenza di sentir parlare di più di violenza sulle ragazze (il 58%) e di violenza sui ragazzi (70%) di cui il 72% pensa che se ne parli troppo poco. Dove si dovrebbe parlare maggiormente di cyberviolenza? A scuola (82%), in famiglia (39%) e tra amici (35%). Il 60% dei giovani ha risposto che se si trovasse ad essere vittima di cyberviolenza si rivolgerebbe ai parenti, il 56% ad amici ed amiche, il 47% alla polizia e il 16% ai docenti, quota che pone la domanda su cosa si può fare in questo senso a scuola.  Al quesito sulla responsabilità della violenza il 72% risponde che è di chi agisce, ma il 18% ritiene che sia più di chi agisce e in parte di chi subisce. Scarsa la conoscenza del Codice Rosso, di cui non ha mai sentito parlare il 43%, mentre il 36% ne ha sentito parlare ma non sa di cosa si tratti. In ultimo la domanda «ti è mai capitato di assistere direttamente a un episodio di violenza/cyberviolenza? A cui ha risposto sì il 41%. Numeri che si offrono come punto di partenza per domande e approfondimenti per gli adulti, che dei social hanno poca conoscenza  - osservano– lo sforzo deve essere anche quello di guardare a queste esperienze attraverso i loro occhi, anche per potervi introdurre una prospettiva critica».

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