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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità Zerba

Zerba, l'isola tra i monti della Val Boreca si scopre ancora più isolata

L'ex storico sindaco Giampaolo Borre': «Anziani più al sicuro qui che altrove per la pandemia, possono svolgere più attività». Ancora per qualche giorno rimangono i villeggianti. Ma il crollo di ponte Lenzino ha allungato le distanze. Claudia Borre': «Spero che si arrivi a una soluzione in tempi più rapidi»

“Zerba, un’isola tra i monti”. È scritto sui cartelli, è sulle magliette di alcuni abitanti del posto e in qualche poster e l’immagine rende bene l’idea. Isola lo è ancora di più dopo il crollo di ponte Lenzino. Le distanze con i servizi si sono allungate. Ma qua rimane comunque Giampaolo Borre'-2un gruppo di coraggiosi e temerari, nel più piccolo comune dell’Emilia-Romagna, ai confini più estremi della nostra provincia. Se si passa per il capoluogo della Val Boreca, a 900 metri di altitudine, una tappa all’osteria “La S’cianza” è d’obbligo, anche solo per un caffè.

A farlo c’è Giampaolo Borrè, 86 anni, dal 1985 al 2004 sindaco di Zerba, prima di lasciare il posto alla figlia Claudia (attuale vicesindaco dopo aver guidato il comune per quindici anni), che è anche la titolare dell’osteria. S’cianza è il nome del posto, ma si è perso il suo significato. Neanche i più anziani riescono a motivare questo nome particolare. L’osteria era dei nonni di Claudia, ed è ripartita nell’estate 2018. Almeno c’è un luogo dove radunarsi e ritrovarsi. All’osteria a mangiare al sabato e alla domenica c’è pieno di gente. Durante la settimana, ovviamente, un po’ meno. «Avevo sconsigliato mia figlia di tenere in piedi un ristorante, non ero molto d’accordo. Però quest’estate ha avuto ragione lei, c’era tanto lavoro, va bene così, siamo stati contenti».

GLI EMIGRATI DI ZERBA SOPRATTUTTO NEL MILANESE

In quanti abitate da queste parti? «Saremo una quindicina di persone in inverno. Ora rimangono su ancora un po’ di milanesi, fino a ottobre almeno. Giovani ce ne sono pochini, poi da quando la Proloco è ferma a causa del Covid di eventi ce ne sono pochi. Tanti figli di emigrati purtroppo non tornano più durante l’estate». «Tra il ’55 e il 1960 – aggiunge la figlia Claudia - c’è stata un’emigrazione di massa verso Milano. Molti hanno fatto i carbonai, o gestivano magazzini di legna. Le donne facevano soprattutto i servizi nelle case dei benestanti. Ma tornavano i tre mesi estivi. Mia nonna andò a lavorare perfino a Roma. Anche mio padre emigrò, ma durò solo Claudia Borre'-3quindici giorni. Non ha resistito molto alla vita in città. Chi ha vissuto qua, chi ci vive, sente di abitare in un’isola, un’isola felice s’intende».

IL CALO DEMOGRAFICO

Nell’osteria di Zerba si vendono anche un po’ di alimentari, le cose più importanti, quelle necessarie. Per le altre spese si va a Ottone. A Zerba sopravvive un altro servizio: le Poste, per tre giorni alla settimana. Negli anni ‘50 ci abitavano 700 persone (350 nel capoluogo). Vent’anni fa, intorno al 2000, erano 150. Ora qualche decina (residenze accertate una settantina, all’ultimo Referendum potevano votare in 66 e sono andati in 30).

LA RISCOPERTA DURANTE L’ESTATE 2020

In famiglia c’erano disaccordi sull’osteria? «Dice a tutti di avermi sconsigliato – sorride Claudia - in realtà ci teneva tantissimo anche lui a far rimanere vivo questo posto». L’estate 2020 ha visto passare di qui tanta gente. «Qua all’osteria c’è stato un grande via-vai, ma anche nel bed&breakfast di Zerba e della vicina Tartago. Il “giro del Postino” è stato calpestato da tante persone».

ORA I COLLEGAMENTI SONO UN INCUBO

Da qua a Piacenza ci vogliono due ore di viaggio, un’ora e mezza se la strada è sgombra. Ma con il crollo di ponte Lenzino le cose sono mutate. «La situazione – parla il vicesindaco Claudia Borre’ - è notevolmente cambiata in pochi giorni da queste parti. Qualche asfaltatura la faranno senz’altro sulla provinciale 186 gestita dalla Provincia di Pavia, però è veramente lungo il percorso per raggiungere la pianura e Piacenza. Fare quel giro lì d’inverno, per noi Zerba-4di Zerba, non è rassicurante». Borre’ vuole essere fiduciosa. «Speriamo che il ministro De Micheli (in visita oggi in Alta Valtrebbia, nda) ci dia buone notizie. O un ponte provvisorio in tempi più stretti (non i sei mesi prospettati) o un ponte definitivo in quel lasso di tempo. Così non può andare. Menomale che non è morto nessuno dal crollo, però ora è difficile accedere ai servizi».

«ABBIAMO SENTITO LA VICINANZA DEI PIACENTINI»

Inspiegabile come possa essere accaduta una cosa del genere. «Anas – riflette l’ex sindaco - sostiene di aver fatto numerosi sopralluoghi Val Boreca Zerba-2e prove, e noi amministratori dobbiamo sempre accettare ciò che ci dicono». E da ristoratrice come ha reagito a questo imprevisto? «Avevamo ancora un mese, quello di ottobre, buono per quanto riguarda il passaggio di gente in Val Boreca, prima della stagione invernale. Dopo quanto successo credo che passeranno in pochi. Anche se tanta gente che conosco mi ha telefonato o scritto per manifestarmi solidarietà, promettendo di fare lo stesso un giro a Zerba a breve... I piacentini ci sono vicini, dalla pianura alla città ci vogliono dare una mano». Ora vediamo se vogliono darla anche le istituzioni.

All’osteria si chiacchiera. «Qua prendiamo un po’ di sole, facciamo passare il tempo». A “far passare il tempo” c’è anche un suo ex assessore, Carlo Rebolini, novantuno primavere. «Compiuti qua a Zerba eh – ci tiene a ribadire – io ci sto sempre, lavoravo nell’Enel». Ma quando è gennaio, è dura abitare qui? «Quest’anno ha iniziato troppo presto a fare “frescolino” – rileva Rebolini - sarà un inverno più freddo del solito». E durante l’emergenza sanitaria forse stavate più tranquilli rispetto ai vostri coetanei? «Io andavo nell’orto a lavorare. Senz’altro si è più al sicuro qua a Zerba. La gente si fa la sua bella passeggiata, gira senza problemi qui, possono tutti stare tranquilli», aggiunge ancora Giampaolo Borrè. «Siamo stati fortunati, non abbiamo avuto questi problemi», è il pensiero dell’ex assessore Rebolini. In questi giorni gli ultimi villeggianti scenderanno dalla Val Boreca. «Qua ci sono ancora “i signori milanesi” – scherza Rebolini indicando alcune signore che vengono all’osteria per scambiare due parole – che ci tengono compagnia. Dico così tanto per dire. Qua siamo tutti “signori”, perché Dio ci ha permesso di vivere a lungo e stare bene. Questo è quello che conta, queste sono le fortune. Mica i soldi».

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