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Giugno 1897, sciopero a oltranza alla fabbrica dei bottoni della ditta "Agazzi e Mauri"

In un mondo che va forte, troppo; che pretende di continuare a voltare pagina senza fermarsi a pensare, può valere la pena di riflettere su briciole di fatti accaduti oltre 120 anni fa. C è ne dà l’opportunità, il libro Sei anni di vita piacentina (1894 -1899) giorno per giorno, a cura di Corrado Sforza Fogliani e di Antonietta De Micheli

Il giugno 1897 è caratterizzato da un prolungato sciopero alla Fabbrica dei Bottoni della ditta Agazzi e Mauri

11 - da 'Libertà': trenta operai segantini della Fabbrica dei Bottoni della ditta Agazzi e Mauri e una cinquantina di donne si ponevano in sciopero. I primi, pare, perché vogliono lavorare minor numero di ore, rinunciando ad una maggior mercede; le seconde (e sono le operaie addette alla cucitura dei bottoni sui cartoni) perché sembra si lagnino del fatto che, lavorando esse a cottimo come i primi, il lavoro loro non è sempre egualmente ripartito in tutti i giorni né in tutte le ore del giorno. Il giornale conclude: "Ci consta che la Ditta Agazzi e Mauri ha mandato ai segantini un ultimatum, significando loro che, se per oggi non si fossero recati al lavoro, essi erano tutti licenziati. Sappiamo - informa il giornale - che gli operai segatori stamattina non si presentarono al lavoro.IMG_591-2

12 - Libertà pubblica una lettera firmata da Enrico Berri, presidente del Consiglio direttivo degli operai segatori, volta a illustrare le ragioni dello sciopero. Nella lettera viene confermato che gli operai avevano accettato la proposta della Direzione della Fabbrica di lavorare un'ora in più al giorno (pertanto 12 ore al posto di 11) e che per tale aumento sarebbe stato corrisposto dalla Ditta un compenso supplementare di mercede. Successivamente gli operai, dopo essersi accordati tra loro, scrivevano una lettera al Direttore della Casa Industriale nella quale chiedevano l'esonero dall'ora di lavoro in più rinunciando al sovrasalario per l'ora supplementare.

La Direzione della Fabbrica rispondeva che il lavoro doveva procedere nello stesso modo e alle stesse condizioni di prima e così gli operai, con una nuova lettera, comunicavano di voler sospendere temporaneamente, cominciando dal giorno stesso, l'ora di lavoro supplementare. Presentandosi questa mattina alla fabbrica, gli operai apprendevano l'ordine della immediata sospensione dal lavoro.  La direzione evidenziava che la domanda degli operai "non poteva dannosamente influire sull'interesse della Fabbrica”.  Il giornale commenta: "I rischi che colle ore di lavoro diminuite sarebbero agli operai risparmiati, ne fa sospettare che ci possa essere qualche prevenzione - se giustificata o no, non sappiamo - verso la Ditta, e quando ci sono delle prevenzioni l'intendersi è difficile. Ma noi, così pensando, ci sbaglieremmo: le prevenzioni - che non potrebbero essere che figlie di mali consigli di qualche salvatore del popolo di professione - non esisteranno che nella nostra mente; e in tale convinzione facciamo voti che, nell'interesse di tutti, della Ditta Agazzi e Mauri che procaccia lavoro a tante famiglie e dei nostri bravi e buoni operai, si componga un conflitto determinato da cause così facilmente eliminabili".

13 - da 'Libertà' Ieri gli operai segatori della Fabbrica dei Bottoni furono dal Prefetto, che promise d'interporre i propri buoni uffici per toglier di mezzo il conflitto. Poi dal Prefetto ci fu pure il sig. Agazzi, rappresentante la Fabbrica. Ma purtroppo non s'era a tutto ieri potuto concludere nulla. L'opera però per arrivare ad un accomodamento continua e speriamo che oggi essa abbia ad apportare migliori frutti.

14 - da 'Libertà': "Lo sciopero dei bottoni non è finito ancora. Ieri si ripeterono le trattative già in corso e per quanto il Prefetto sia intervenuto, pure a nulla si addivenne, per quanto le cose abbiano accennato a prendere una buona piega, tanto che oggi, forse, gli operai torneranno al lavoro, nell'interesse di tutti.

15 - da 'Libertà': "La Fabbrica dei bottoni chiusa; 400 operai senza lavoro. Ieri sera i reggenti la Fabbrica dei Bottoni appresero agli operai tutti, di qui e della succursale di Ponte dell'Olio, che, con oggi, la Fabbrica era chiusa ed essi erano licenziati. Tale determinazione estrema fu presa dalla Ditta Mauri e Agazzi, perché essa aveva motivo di credere che una altra sessantina di operai avrebbe oggi fatto causa comune cogli operai segatori e colle operaie già in sciopero. Ed ecco 400 operai circa - tra Piacenza e Ponte dell'Olio - senza lavoro, del qual fatto devono davvero aver motivo di rallegrarsi coloro che, non sapendo che cosa voglia dire lavoro e capitale e salario ed avendo appreso a pronunciare qualche sproloquio da libri mal fatti, si sono dati a far l'apostolo del più stupido odio di classe.

Questo diciamo perché, vista la speciosità per non dir altro della ragione addotta per legittimare il primo sciopero, nessuno ci leva dalla testa che quella possa esser sorta spontanea nei cervelli dei nostri buoni operai, nel cui cuore non può albergare cattiveria alcuna. Ed ecco un conflitto che non si sa quando potrà esser tolto di mezzo, dal momento che, stato addotto non essendo un motivo vero, serio, che lo giustifichi, non può presentarsi nemmeno una via d'uscita che accontenti tutti; tale via si finirà per trovarla e noi ce lo auguriamo nell'interesse di tutti; ma essa non potrà che consistere nella sottomissione incondizionata degli operai scioperanti - ci si perdoni la crudezza del nostro dire - ma a noi questa sembra la verità, e la verità non si pasce di lenocinii di forma, il che non aumenterà certo il prestigio della loro causa.

Segue una lettera, a firma di 200 operai, nella quale gli stessi si dicono addolorati di vedere chiudere lo stabilimento "da cui traevano il giornaliero sostegno per essi e per le loro famiglie; attestano di essere sempre e senza forse stati ben trattati e ricompensati degnosamente dai loro principali, e di non avere assolutamente bisogno di opporre resistenza di sorta ad essi, né di volersi iscrivere in nessuna Borsa, avendo sempre trovato efficace borsa nei loro bisogni e nelle loro controversie la Ditta Mauri-Agazzi e c.".

19 - da 'Libertà': A tutto ieri ancora nessun accordo e così gli opifici di Piacenza e di Ponte dell'Olio rimangono chiusi. Il che vuol dire che 400 operai sono da una settimana senza lavoro e siccome sono su per giù 7000 lire la settimana che la Ditta Agazzi e Mauri spende, sono circa 7000 lire sottratte alla classe lavoratrice. Sappiamo che il sindaco ha scritto una lettera agli operai segatori consigliandoli a venire ad un accordo.

20 da 'Libertà': Un giornale cittadino ha rotto ieri una lancia in favore degli operai scioperanti della Fabbrica dei Bottoni e non ha esitato ad affermare che la responsabilità del fatto deplorato cade intero sulla Ditta industriale. Gli operai non possono essere obbligati, si dice, a lavorare più di undici ore per giorno: è inumano, è immorale pretendere da essi un lavoro maggiore. Ed è vero, noi siamo dello stesso avviso: ma perché gli operai segatori allora concessero di lavorare dodici e poi da un momento all'altro vollero sopprimere l'ora in più?  Anche noi osserva 'Libertà', viviamo in mezzo agli operai e ci sentiamo onorati nel rimanerci, noi conosciamo i loro bisogni e le loro aspirazioni, i loro sacrifici, le loro sofferenze e i loro dolori; non credano essi nemmeno che, nel trambusto delle rovinose concorrenze, il capitale la sciali sempre da gran signore alimentato dal loro lavoro. Chi conosce la storia della Fabbrica dei Bottoni sa che le vittorie di oggi furono precedute da durissimi sacrifici di ieri; sa che oltre 300 mila lire forse furono seppellite in poco tempo sotto quelle macchine, che ora, non mandano più all'aria il loro virile ed allegro saluto. E chi può dire in quanta parte quel capitale perduto sprigioni la sua energia nella vita tollerabile della industria dell'oggi?

26 - da 'Libertà': "La fabbrica dei Bottoni stamane si riapre. La ditta Mauri ed Agazzi si era dichiarata disposta ad assumere ancora tutti gli operai di prima, purché ne facessero domanda e si uniformassero alle precedenti condizioni. Per la quindicina di operai mancanti, la Ditta avrebbe provvisto assumendo personale nuovo".

1 – Luglio: 'Libertà' pubblica una lettera degli operai segatori della ditta Mauri e Agazzi indirizzata al sig. Angelo Agazzi nella quale vien detto: "Persuasi che la Direzione o la Ditta, per un equivoco spiegabile, abbiano creduto di veder nella condotta di essi operai intendimenti offensivi, affermano che essi, nel costituirsi in sezione presso la Camera del Lavoro, hanno voluto soltanto conformarsi all'universale movimento di solidarietà operaia senza il menomo sfregio alla Direzione o alla Ditta, le quali essi dichiarano di non aver voluto offendere mai in tutto il corso della presente vertenza.

Giugno 1897, sciopero a oltranza alla fabbrica dei bottoni della ditta "Agazzi e Mauri"

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