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Vicino a te non ho paura

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A cura di Luana Carini

La filariosi cardiopolmonare: prevenire è meglio che curare

La filariosi cardiopolmonare (più conosciuta come filariosi o filaria del cane) è una grave patologia che colpisce le razze canine e più raramente quelle feline; la malattia è provocata da un parassita

La filariosi cardiopolmonare (più conosciuta come filariosi o filaria del cane) è una grave patologia che colpisce le razze canine e più raramente quelle feline; la malattia è provocata da un parassita della famiglia dei Nematodi, superfamiglia Filarioidea chiamata “Dirofilaria immitis”: simili a lunghi spaghetti sottili dove la femmina è lunga e affusolata arriva fino a 30 centimetri, mentre il maschio è più piccolo con la coda aspirale. Anche il gatto è un ospite recettivo per Dirofilaria immitis, ma il ciclo biologico è leggermente diverso. Raramente anche furetti, volpi, lupi e altri canidi possono contrarre questa patologia.

Se non diagnosticata e trattata in modo tempestivo, la filariosi può provocare serie lesioni al cuore portando all'insufficienza cardiaca congestizia fino alla morte dell'animale. In Italia la filaria è diffusa soprattutto nelle nostre regioni, si sta spostando velocemente nel Nord Italia, verso la Pianura Padana e le zone collinari.

I vettori sono rappresentati dalle zanzare, ne esistono diverse tipologie: la più pericolosa è la “zanzara culex”  che si ciba di un numero massivo di filarie, colpisce prevalentemente di notte, a differenza di quella tigre che continua il suo pasto durante l'intera giornata.
La filariosi cardiopolmonare non sembra prediligere particolarmente cani di determinate età o razza; è stata però verificata dalle statistiche rilevate nella pratica clinica una leggera prevalenza nei soggetti maschi. Ovviamente, i cani di grossa taglia o quelli che conducono una vita prevalentemente all'aperto sono maggiormente esposti alla malattia rispetto a quelli che vivono soprattutto fra le mura domestiche. Non sono state tuttora dimostrate correlazioni con la lunghezza del pelo dell'animale all'esposizione al vettore.

Il ciclo della filaria consiste in diverse fasi: la zanzara punge un animale (definito ospite definitivo) con larve nel sangue periferico grazie alla presenza delle microfilarie circolanti, le ingerisce attraverso l'apparato buccale ben sviluppato nel vettore (larve al primo stadio, L1). La zanzara consente lo sviluppo del parassita fino allo stadio larvale 3 (L3), che diventano infettanti per l'ospite. Le larve L3 migrano verso l'apparato buccale della zanzara e questa trasmetterà il parassita durante la successiva puntura ad un animale sano, depositando la larva nel sottocute e questa impiegherà ben 4 mesi prima di raggiungere la maturazione completa (L5) e la sede definitiva dell'infezione: cuore ed arteria polmonare. Alcune diventano filarie adulte che possono riprodursi e rilasciare le microfilarie nel torrente circolatorio; le microfilarie (larve L1) giungono ai vasi capillari dove vengono assunti da un'altra zanzara e il ciclo ricomincia. Nella fase finale si ha la morte delle filarie adulte.

SINTOMI

  1. Esiste un periodo asintomatico dove non sono presenti segni clinici, può variare da qualche mese fino diversi anni.
  2. Può subentrare poi la fase sintomatica, con comparsa di tosse lieve, sopratutto sotto sforzo, altamente difficile la discriminazione con una semplice tracheite, quindi a volte viene trascurata o passa totalmente inosservata. I sintomi possono via via peggiorare con gravi conseguenze a carico del cuore, dato che trova una maggiore difficoltà a pompare il sangue a causa della resistenza esercitata dalle filarie adulte. Possono subentrare quindi alterazioni gravi respiratorie, svenimenti, ascite ( fluido libero nell'addome), seguito da un forte dimagrimento ed anoressia.
  3. Nelle fasi acute le conseguenze possono essere molto più seri con presenza di un numero elevato di filarie adulte, subentra una gravissima ipertensione polmonare,emoglobinemia ed emolisi massiva dei globuli rossi, provocando la morte del soggetto.
  4. Quando il verme muore si stacca e si dirige verso il polmone, aumentando in modo esponenziale il rischio di trombi ( dato la dimensione di 15-20 cm).
  5. Esiste infatti una suddivisione clinica dei soggetti positivi alla Filariosi: basso o alto rischio tromboembolico per indirizzarci in maniera più sicura verso la terapia più adeguata, anche se le conseguenze possono essere ugualmente mortali.

DIAGNOSI: Esistono diverse tecniche per diagnosticare la filariosi cardiopolmonare, quelle più comunemente utilizzate dalle cliniche sono:

  1. Microscopici: attraverso una goccia di sangue fresco (possibilmente prelevato alla sera) si ricercano le microfiarie circolanti, ha una bassissima sensibilità.
  2. Test sierologico in cui si cercano gli antigeni circolanti che vengono rilasciati dal metbolismo del parassita, è il migliore per velocità e sicurezza.
  3. Come ogni indagine di laboratorio esistono dei limiti da valutare in base alla casistica e da verificare mediante l'utilizzo di indagini collaterali.
  4. Anche i gatti non sono esenti da tutto questo esordio clinico e, seppure l'incidenza sia circa del 15% , non va mai trascurata un'attenta riflessione per cominciare e concordare con il veterinario curante la metodica migliore per prevenirla. (trattaremo questa problematica a breve in un successivo articolo)
  5. Il trattamento per la filariosi è lungo e indaginoso, con molteplici rischi e controlli seriali. La scelta della metodica migliore da utilizzare deve essere concordata con il veterinario curante in base al grado di infestazione, alla presenza di filarie adulte in arteria polmonare, alle conseguenze cliniche ed ematobiochimiche del paziente.
  6. La migliore possibilità in presenza di numerosi adulti, salvo diversa indicazione, rimane l'estrazione chirurgica effettuata in centri specializzati.

PREVENZIONE

  1. Non esiste migliore cura della PREVENZIONE, basta davvero poco, per salvare la vita del proprio animale! 
  2. Esistono ormai innumerevoli prodotti efficacissimi da utilizzare, in diverse formulazioni e vie di somministrazione, da concordare con il proprio veterinario, in base alle caratteristiche fisiche e all'età del cagnolino. La profilassi deve essere fatta tutti  gli anni coincidere con il periodo primaverile (entro fine Aprile) e terminare con l'autunno (fine Novembre), dipende naturalmente dalle condizioni climatiche, addirittura in alcuni soggetti è consigliato il trattamento tutto l'anno, senza sospensione. 
  3. Fortunatamente la maggiore sensibilizzazione verso questo problema dei proprietari sta portando ad una lieve riduzione dell'incidenza, ma basta davvero poco per mettere a rischio la salute del nostro animale, quindi la PREVENZIONE è l'unico mezzo per salvargli la vita. 
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