Aboliamo il Natale
È questa la proposta, poi ritirata, da parte delle istituzioni europee di Bruxelles, riguardo alla festa più antica ed anche più sentita da parte della cristianità
È questa la proposta, poi ritirata, da parte delle istituzioni europee di Bruxelles, riguardo alla festa più antica ed anche più sentita da parte della cristianità. In aggiunta come corollario, esisteva anche un’altra proposta. Quella di eliminare l’uso dei nomi cristiani, tipo Maria o Giovanni, considerati troppo selettivi. Quindi meno inclusivi rispetto all’attuale indirizzo della comunità europea che tende a non rimarcare i simboli nominativi di una religione. Che oggi, in un clima di migrazione incontrollata, non rispetterebbe tutte le altre, fra cui in particolare quella islamica. Di fronte a tale evento, una domanda va fatta: perché? Per rispondere bisogna andare un po’ indietro e scomodare Nietzsche, con il suo pensiero filosofico che ai tempi sembrava una provocazione, secondo cui Dio è morto. Una provocazione, dicevamo, che oggi ha assunto un connotato di verità, in riferimento alla nostra società. Se infatti il cristianesimo è in crisi, basta osservare la scarsa affluenza alle messe e la ragione bisogna cercarla in tre fattori principali. Uno di questi è lo stesso propagandato dallo stesso Nietzsche: il nichilismo. Nietzsche infatti riteneva come tutte le verità anche quelle di natura morale proposte dal cristianesimo, fossero in realtà una specie di oppio dei popoli. Nulla, secondo lui, era valido di tutto quanto ci era stato insegnato dalla teologia e perfino dalla filosofia. L’uomo nuovo, doveva quindi emanciparsi da un mondo di verità assolute messe in piedi dalla cultura del tempo, specie dalla religione, al fine di vincere le proprie paure. Questo il suo pensiero, per il quale ogni tentativo di por fine alla paura dell’ignoto, si traduce in un male peggiore. In sostanza in un allontanamento dell’uomo dalla vita reale, creando di fatto un limite alla sua potenza vitale. Anche la stessa etica, sempre secondo il filosofo tedesco, non va tenuta in considerazione. In quanto è solo una menzogna, creata ad arte per attenuare la sofferenza dettata dalla paura della morte. In sostanza l’uomo nuovo non ha bisogno di Dio. Deve andare oltre se stesso, per realizzare il cosiddetto Uber-Mensch, che tradotto vuol significare andare oltre l’uomo in altri termini definito superuomo. Se al primo posto abbiamo messo, nella caduta dei valori cristiani, ben presenti sotto i nostri occhi, il nichilismo di Nietzsche, non vanno dimenticati altri due elementi. Apparentemente di minore importanza, ma che propongono di fatto, la morte di Dio. Nonostante non osino sostenerlo con lo stesso ardore filosofico di Nietzsche. Andiamo allora per ordine. Il primo di questi due, chiamiamoli fattori, è il denaro. Che in termini più in linea con il problema sociale attuale, diventa l’economia. Senza questa il mondo sembra arrestarsi. Nulla più tiene. La stessa arte, come la poesia o la letteratura, non sono niente se non vengono proposti in chiave economica. Il denaro rappresenta, sotto forma di creare un veicolo conoscitivo con gli indispensabili premi in denaro, il volano per far conoscere e apprezzare ogni creatività dell’uomo. La luce in fatto di diffondere, tramite il denaro, ogni forma d’arte, si contrappone al buio della mancata sua visualizzazione. E la sua molla che è meglio chiamare corrente elettrica è, come ripeto, solo il vile denaro. Ma come dicevamo c’è anche un terzo fattore che dà l’ultima spallata, onde far cadere il cristianesimo nell’oblio: la tecnica. La cui realizzazione sul piano pratico è la tecnologia, la quale definisce l’uomo moderno e la cosiddetta civiltà. Senza tecnologia l’uomo diventa un pesce fuor d’acqua. Non è più in grado di cogliere quello che non vede e non sente. In pratica quel mistero che nel cristianesimo lo trascende. Alla tecnologia, bisogna associare la scienza, che contrariamente a quanto si crede, non ha un fine specifico, se non quello di scoprire sempre di più e sempre meglio quello che ancora non è conosciuto. Ma non tanto con lo scopo, come nel cristianesimo, riferito a quel concetto escatologico che rappresentava il fine ultimo della vita. La scienza non si pone questo assunto, non le interessa. Infatti il fine, poiché è sempre mutevole ed in costante divenire attraverso lo sviluppo scientifico, non e mai una certezza. Quindi senza un fine la scienza e la tecnica diventano unicamente mezzi, in grado di dare all’uomo l’idea di una onnipotenza in potenza. L’esito, quello di umanizzare il divino e quindi mettere il cristianesimo nell’angolo. Per non dire mandarlo all’inferno, realizzando così l’eterogenesi dei fini, attraverso una contraddizione in termini che da religiosi diventano atei, proponendo il senso dell’assurdo. Se quanto detto corrisponde alla condizione attuale, ecco spiegato il tentativo di abolire il Natale da parte delle nuove linee giuda di Bruxelles. Tuttavia quel che sembra non è detto sia il vero. C’è qualcosa che non torna e che riguarda il senso di mistero che riguarda il sacro, che al di la e al di sopra delle comodità rendono l’uomo inappagato e non contento di se stesso. Qualcosa di indefinito lo trascende e non rende nemmeno giustizia al tempo. Senza un fine escatologico come ci insegna il cristianesimo, lo stesso tempo diventa un non senso. Una fenomenologia che si consuma e poi finisce senza quasi farsene accorgersene. Nonostante questo, l’uomo per quanto si senta divinizzato (il che ci rimanda al super uomo nietzschiano), prima o poi è assalito dal senso della solitudine. Cosicché la constatazione che tutto passi senza un fine, si trasforma in un senso di insoddisfazione che diventa frustrazione per l’uomo tecnologico. In quell’istante, le vie di uscita sembrano non più esistere. E lo stesso denaro, non consente di cogliere quel mistero che in un preciso istante coglie ogni uomo in misura proporzionale alle sue soddisfazioni materiali. Ed anche questo fa parte delle assurdità del mistero. Non valgono a quel punto le ragioni ed i torti. Tutto il corredo del benessere umano, di fronte ad una crisi dei valori che scienza e tecnologia propongono, non riescono a spegnere quell’irrazionale che sta dentro ad ognuno di noi. Ecco allora che in questo irrazionale molti riscoprono il vero senso del cristianesimo. La possibile soluzione riguarda il fatto che in un preciso momento della vita, urge lasciare che il cuore abbia il sopravvento sul limite che la ragione pascalianamente non consente. Dalla quale però, dipende il senso di protervia quando ci alziamo troppo rispetto alle nostre sopravvalutate qualità. Di tutto questo è testimone un frate francescano del XIII secolo, un certo Guglielmo d’Ockham, quando cita la vecchiarella che va in chiesa a scaldare la panca senza porsi problemi di natura teologica che nemmeno si sogna. A lei infatti non interessa l’esercizio della ragione che sta al difuori dei piccoli problemi quotidiani e di quanto il cuore le detta. Infatti la sua piccola umanità, le basta e la consola. Ed è per lei più che sufficiente per darle quella forza che non si aspetterebbe alla luce della sola ragione. Infatti è proprio qui che abita il mistero. E poiché scaldare la panca, pur al tempo del covid, non è ancora vietato, anche con lo smartphone in tasca, ognuno durante la messa può provare. In questo modo è possibile che ritrovi il Natale che è bene chiamare Santo per tutto quello che di religioso comporta. Il Verbo che si è fatto carne diventa allora l’inizio e nello stesso tempo la fine per l’uomo. L’alfa e l’omega della vita che quelli di Bruxelles non colgono, troppo presi dalle tre condizioni che prima ho citato. Lasciamoli nelle loro convinzioni, prima o poi si ricrederanno. Intanto noi non possiamo far altro, con la forza della più tenace convinzione, che salvare Il Natale.