Ai miei ventisette elettori
Con una certa fatica, ma non troppa, per la verità, mi sono guadagnato ben 27 preferenze. Deluso? Vi sembrerà strano, ma con tutta sincerità non lo so neppure io. Anzi non lo sono. Infatti è inutile negare una mia caratteristica che per la politica e non solo, può essere considerato un mio grande difetto: sono soprattutto un idealista e sostanzialmente un seguace del detto: chi è libero è tutto suo. La politica mi interessa, ma solo per studiarla e studiandola perdo poi interesse per non riuscire a comprenderla. Intendiamoci. La politica fa parte del nostro modo di vivere ed ognuno deve viverla. Ma un conto è avere interesse per la politica che pone al primo posto i grandi obiettivi di libertà e fiducia verso l’uomo con le sue capacità individuali di crescita e sviluppo, un altro è la politica che nella pratica si misura su pesi e contrappesi che ognuno porta avanti per sostenere visioni personali non disgiunti da interessi, pure loro spesso viziati da angolature troppo ristrette. Detto questo non voglio darvi l’impressione di voler criticare qualcuno. Anzi sapendo bene come è la politica, voglio ringraziare i miei 27 elettori che si sono ostinati a votare uno che nella vita ha fatto ben altro e che si ostina a vedere le cose secondo un’ottica, poco pratica, molto concettuale e forse anche per questo illusa di speranze. Dunque dopo queste mie premesse, qualcuno di voi, cari elettori, mi potrebbe dire perché ti sei presentato. La risposta non avendola, non posso darvela. La vita è quello che è, e a volte diventa persino noiosa affrontarla secondo la logica ideale. Perdersi nel numero per poi ritrovarsi solo o quasi, può rappresentare a volte un nuovo stimolo a proseguire vita e politica senza rimanervi invischiato. E in questo un piacere c’è: i vostri 27 voti che rappresentano la decisione di persone libere che hanno votato chi non ha mai lisciato il pelo ad alcuno. Insomma grazie a voi mi ritrovo con una piccola pattuglia di illusi più che di delusi. E poi il numero 27 non solo ci unisce ma ci capisce sia sul piano simbolico che di quell’idealismo cui accennavo prima. Cosa ci dice infatti questo numero? Che, chi si comporta bene sarà ( quando e come non viene specificato) premiato con onore. E in fin dei conti questa considerazione, se vera, non è poi così male. Ma c’è di più. Il numero 27, cari elettori, dal piano simbolico entra in quello del mito e da questo in quello etico- religioso . Esprime due significati opposti in cui ognuno può muoversi per manifestare la propria libertà, senza limiti precostituiti, se non quelli che si trovano nella propria coscienza. Esso ci rimanda quindi sia al diavolo che all’acqua santa. Al primo quando ci lasciamo guidare dagli istinti, allorché il principe delle tenebre, che si ripresenterà sotto le sembianze dell’anticristo, dovrà impiegare ben 27 anni per completare la sua opera devastatrice sull’uomo e su quell’ abitat, per lui sempre più innaturale, causa l’inquinamento, che è la terra su cui muove i suoi primi e ultimi passi. Al secondo, che si riferisce quindi all’acqua santa, cui è legata l’ antica tradizione ebraica e cristiana. Ventisette infatti sono i segni dell’alfabeto israeliano, e dello stesso numero i libri del nuovo testamento della Bibbia. Inoltre è a 27 anni di età che iniziò a predicare Gesù. Dunque cari elettori ce n’è in abbondanza per sentirsi gratificati. E poi se togliamo la e iniziale otterremo con la stessa identità fonemica la parola lettori al posto di elettori, e qui ci vengono in aiuto, a mo’ di consolazione, due calibri da novanta. Il Manzoni che di lettori pensava di averne 25 e Giovannino Guareschi che con il suo club dei ventitré in quel di Roncole a Busseto, si rivolgeva ai suoi 23 lettori del Mondo Piccolo. Ebbene voi superate, almeno sul piano fonemico, lo ripeto, entrambi questi mostri sacri della nostra letteratura, rispettivamente di tre e quattro unità, quindi non dovete sentirvi delusi, come io non lo sono. Siate allora felici e se volete persistere nella vostra scelta andate a votare il 25 di questo mese, sapendo già da che parte mettere la croce sulla scheda. Non avrete nemmeno il disturbo di mettere la preferenza. Ed ora dopo i ringraziamenti lasciatemi ire, vale a dire lasciatemi andare per la mia strada che non sarà quella del Comune. In compenso vi faccio una promessa. Fatta questa mia comparsa, non ne farò un’altra. Se non altro perché come disse il Carducci non sarà più il tempo e l’età. Chiudo allora con un sentito grazie ed una stretta di mano ad ognuno di voi, perché in quel numero ristretto in cui ci siamo mossi, possiamo dire di conoscerci un po’ tutti. E se poi in seguito qualcuno di voi dovesse prendere il testimone, sinceramente non so cosa augurargli. Faccia quel che gli “ditta” dentro la sua voglia di fare. Liberamente. A quel punto sarò io a dover ricevere i suoi ringraziamenti.