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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Come volevasi dimostrare

Le elezioni amministrative in genere non sono mai andate bene per il centrodestra. Ma questa volta, si tratta di un vero K.O.

Le elezioni amministrative in genere non sono mai andate bene per il centrodestra. Ma questa volta, si tratta di un vero K.O. Le ragioni sono già state analizzate dai vari commentatori politici, oltre che dai segretari dei partiti perdenti, che non voglio citare per non ripetere quello che già abbiamo più volte letto ed ascoltato. Quale la scelta sbagliata e tardiva di candidati poco conosciuti al grande pubblico e l’impressione data dai partiti del centro destra, di andare ognuno per la propria strada. Dando la dimostrazione che più che la vittoria del candidato fossero più interessati ad una competizione interna, che desse l’effimero senso della vittoria a chi guadagnasse il maggior numero degli elettori.  Tutto vero questo, ma c’è qualcosa in più cui indirizzare la mia analisi. E la ragione è nella parola liberale. Infatti tutti o quasi i partiti, meno quelli statalisti ad oltranza che pongono lo stato al vertice della loro convinzione (una specie di fede) e da cui pretendono la soluzione di tutti i problemi, dicevo tutti o quasi i partiti, si definiscono liberali. Cosa voglia dire questa parola non è chiaro. Infatti non si tratta tanto di una ideologia che ci rimanda ad un modo di intendere le cose dove l’individuo rivendica il suo ruolo indipendente, mettendosi quasi in contrapposizione con lo stato, ma semplicemente in quanto si prende della parola liberale solo la sua radice. Dunque il nuovo mantra che corre di bocca in bocca, è la parola libero e poiché la libertà è un valore assoluto, che trascende ogni altra qualità dell’uomo, ecco che questa parola diventa il passepartout da parte dei politici, per presentarsi in pubblico con l’intenzione di convincere e di ottenere consensi. Dunque quando tutti si definiscono liberali, nessun lo è veramente. Questa la mia conclusione. Se esistono dubbi, esaminiamo la condotta di Forza Italia da parte del suo mentore e fondatore Silvio Berlusconi. Un vero liberale, pur in un periodo di emergenza   come richiede la condizione della sanità attuale, non si scandalizza se qualcuno ha idee diverse dalle proprie, sull’uso dei vaccini e di conseguenza sul green pass. Perfino il filosofo Cacciari che non è di ideologia  liberale, dimostra di essere nei fatti più libero di Berlusconi. Non si erge a giudice, ma nello stesso tempo non costringe chi non è d’accordo. Questo, si badi bene, non vuol dire sostenere una posizione di principio contraria al vaccino, ma indipendentemente dalla propria idea, riconoscere ed accettare che qualcuno possa averne diverse. La logica più volte sostenuta, secondo la quale, in fatto di salute, vale più il diritto pubblico che non quello privato, non può soddisfare un vero liberale. Altrimenti la contraddizione è palese. Dunque riepilogando, si può essere sostenitore del vaccino, ma senza l’obbligo di costringere e tacciare di offese antidemocratiche chi non lo è. Infatti a questo proposito con la democrazia bisogna andarci piano. È vero che in questa condizione, decide il criterio di maggioranza, ma  questo cardine democratico, non prevede la coercizione  dei dissidenti a meno di una loro chiara volontà di sopraffazione e di violenza. Dunque per il democratico e liberale Berlusconi , in linea di principio ,non si può escludere la sua condizione democratica, ma nemmeno sostenere che questa sia totalmente liberale. Da questo punto di vista bisogna convenire che in questa vaghezza ed abitudine di dichiararsi liberali, senza  magari avere tutta la consapevolezza di questa ideologia, sono stati più coerenti sia Salvini che la Meloni. Entrambi hanno espresso riserve sul  green  pass e pur vaccinandosi, hanno almeno  riconosciuto la libertà da parte di una minoranza di avere idee diverse e non in linea con quella maggioritaria del governo alla cui presidenza si è insediato Mario Draghi. Essere multati per questo o perdere il lavoro non rappresenta infatti la vera natura di un liberale che vuole così essere, senza per questo dichiararlo con baldanza in pubblico. Ma ritorniamo alle elezioni con questa certezza, legata al fatto che fra le cause prima citate, c’è anche quella di aver dato credito ad una minoranza che per diverse ragioni non si è fidata del vaccino e men che meno di sottoporsi liberamente al green pass. In pratica questa condizione è stata elettoralmente perdente. Come è perdente oggi l’ideologia liberale, quella vera che non è solo liberale di nome, ma soprattutto nei fatti e nei comportamenti. Quella che pone l’individuo come possessore di un valore non sopprimibile e che ,sec il pensiero di John Locke, riconosce a questo stesso individuo, un valore autonomo. Tramite la netta convinzione di limitare l’azione dello stato in base ad una fondamentale distinzione fra pubblico e privato. Dunque nonostante oggi tutti o quasi, come già detto e ripetuto, si definiscano liberali, il pensiero liberale è più che mai in crisi. Dappertutto e non solo in Italia, si riconosce il potere allo stato, da cui si pretende la elaborazione del pensiero e la conseguente decisione sui comportamenti cui dobbiamo attenerci.  Lo dimostra l’attuale governo, gestito da una persona carismatica e di grande capacità, in merito soprattutto ai temi economici finanziari, ma paradossalmente appunto per questo poco o per nulla criticabile. Appare evidente che chi lo appoggia conquista consenso ed in chiave elettorale lo ha dimostrato. Chi invece è all’opposizione, vedi la Meloni, ne ha subito elettoralmente un danno. Come pure chi invece pur facendo parte del governo, ma mantenendosi in posizione critica e non subalterna, è preso fra due fuochi. Che ardono da parte di chi è all’opposizione, mentre i cosiddetti alleati di governo non perdono occasione per soffiare sul fuoco, demonizzano il dissidente Salvini, diventato per questo spregevole e anche fascista, per la colpa di tenere il piede in due scarpe. Poiché stanno cosi le cose e poiché al di là delle definizioni, non siamo in un clima liberale, ma di sostegno, qualunque cosa capiti, al potere pubblico, potremmo ancora meglio definire questo asservimento al potere più in linea con una mentalità socialista. Per i dubbiosi si è visto bene come sono andate le elezioni e perchè hanno avuto questo esito. Ha vinto infatti su quasi tutta la linea il centro sinistra, mentre del centro destra, guarda un po’, si salva solo il liberale a parole Berlusconi, con Forza Italia. Sintesi finale. La cultura liberale è ardua  e forse anche poco adatta al clima attuale, dove ognuno  preferisce pendere da mamma stato piuttosto che mettersi in gioco e andare incontro ad un futuro incerto e carico di responsabilità. Prevalendo la mentalità corrente di attribuire un carattere salvifico allo stesso stato. Se poi dal liberalismo passiamo al libertarismo, una dottrina questa che accentua in modo ancora più marcato la libertà individuale, anteponendola al potere dello stato, la situazione rischia di diventare oggi ancora meno praticabile. La conclusione è quella di non definirsi liberali per non ingannare noi stessi e gli altri. Le elezioni lo hanno dimostrato.          

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