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Giovedì, 25 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Cronaca del futuro religioso da parte di un anonimo

Questa la riflessione di un anonimo sul nostro futuro religioso. Le premesse sono : la diffusione delle sette, la caduta libera del cristianesimo sostituito da una religione fai da te, la diminuzione della natalità occidentale e l’aumento invece dell’immigrazione da parte delle popolazioni musulmane. Ecco allora la cronaca.

Superando i controlli della polizia islamica che è un po’ dappertutto, finalmente arrivo in Piazza San Pietro ribattezzata piazza Allah, il Grande, il Lodatissimo, oltre che il Misericordioso. Lo spettacolo per chi non è ancora assimilato completamente ai canoni di vita (ed estetici) della nuova religione, è impressionante. Cominciamo dalla Piazza. Il colonnato formato un tempo da quattro file di colonne doriche ideate dal Bernini, è stato quasi completamente abbattuto. Ancora residua un piccolo frammento di colonnato sulla sinistra della basilica, mantenuto come caravanserraglio  per ospitare i venditori di scialli, copricapi in lana o seta, vesti e scarpe provenienti da vari paesi arabi, in particolare dalla Siria. Ma in buona parte adibito al ricovero di capre e pecore che di giorno pascolano liberamente nell’ampio semicerchio della piazza, un tempo lastronato in pietra ed ora adibito a pascolo.  Sembra realizzata la profezia di San Malachia, vescovo irlandese del XII secolo a cui nessuno dava credito, ritenendo i suoi ammonimenti, fantasticherie o falsificazioni, supportate in epoche successive da qualche monaco in sospetto di eresia. Dunque si constata come questa incredibile profezia si sia puntualmente avverata. Come d’altra parte l’altra, riguardante la scomparsa del papato. Infatti da almeno due decenni non se ne vede traccia. L’ultimo infatti che ha concluso la serie è stato Petrus Romanus, previsto dagli stessi scritti profetici, il quale con il nome appunto di Pietro, ha concluso il lungo elenco dei papi, cominciato appunto con il primo discepolo di Gesù, oltre duemila anni fa. Mi aggiro intanto, fra la folla dei pellegrini anch’io con il capo coperto dal turbante, il Kefiah e con indosso la lunga veste, il caffetano. Osservo la basilica trasformata dalla nuova cultura a cominciare dall’ampia porta di ingresso demolita e sostituita da una portale ogivale finemente decorato, che termina verso l’alto con un pinnacolo, dove oltre alla semiluna, capeggia la scritta dai caratteri dorati: Allah Akbar, che ormai ricorre in tutti i luoghi pubblici e non solo religiosi. Infatti Allah deve essere veramente grande se ha saputo conquistare tutto il mondo occidentale. Ritornando al nuovo portale che ha perduto la sua originaria eleganza  barocca, a causa della nuova cultura estetico- religiosa che è tutto un ricamo, questa viene ora chiamata Sublime, perché non esiste termine più ineffabile per definire l’ingresso al nuovo tempio. Modificato e trasformato in Moschea, in onore dell’ultimo profeta, che, come si sa, è il vero, l’unico depositario del volere di Dio. Una lunga fila di gente in adorazione, staziona davanti l’ingresso. Alcuni, i più, sono inginocchiati e pregano. Ma poiché i tempi di attesa sono lunghi  per accedere alla celeste Moschea, così chiamata perché rimanda al cielo, alle stelle e alla luna, in questo caso alla semiluna, mi trattengo dall’entrare. Osservo allora gli edifici a ridosso della basilica ed altri fiancheggianti l’antica via Conciliazione, oggi chiamata via del Profeta, Un tempo residenza di papi, di cardinali e di dignitari della Romana Curia. Tuttavia anche queste costruzioni, un tempo espressione dell’arte ineguagliabile del cinquecento e seicento italiano, si sono immiserite. La maggior parte infatti, anche perché gravate da un simbolismo storico e cristiano che ora deve essere cancellato, sono state abbattute. Le rimanenti invece hanno subito un drastico ridimensionamento nella loro mole. Abbassate insomma di più piani e ridotte a modeste casupole tutte sormontate dalla semiluna, per consentire la migliore visione prospettica della Moschea, detta grande, sia per le sue dimensioni imponenti, sia perché ergendosi abbondantemente al di sopra di tutti gli altri edifici, conferisce alla già cospicua mole, una dimensione ancora più maestosa, a perenne gloria del Giusto e Misericordioso Allah. Ai suoi lati, sia a destra che a sinistra, sono stati eretti due minareti alti circa un centinaio di metri, di forma affusolata che quasi alla sommità si allargano in un rigonfiamento a cipolla, per poi proseguire con un terminale a punta su cui campeggia la onnipresente semiluna. Lì , sull’apice, una piccola balconata circolare, consente al muezzin di diffondere ogni giorno, con l’ausilio degli altoparlanti, le sacre preghiere onde raccogliere una gran massa di fedeli. Diversi imam con il loro copricapo bianco e la veste lunga e nera, si notano per la fluente barba bianca che dà loro un aspetto autorevole e nello stesso tempo, o forse proprio per questo, di ispirazione ieratica. Sono i rappresentanti questi, delle nuova religione del profeta che ha sostituito la precedente cristiana. La quale ora si mantiene clandestinamente in luoghi segreti al pari delle catacombe delle origini. Cosicchè in questo repentino cambiamento di fede religiosa, si sono verificati degli scontri e spesso delle uccisioni di quei cristiani irriducibili che hanno preferito, come i loro antichi martiri, la scelta appunto del martirio, piuttosto che rinnegare il loro credo. Nello stesso tempo tuttavia, si è fatta strada una concezione interreligiosa da parte di buona parte del residuale clero cristiano, quello da sempre favorevole al dialogo, che in nome di una comune fede  nello stesso Dio, ha assunto una posizione di compromesso. Sostanzialmente questa. Accettare il nuovo credo islamico, come una evoluzione del vecchio, il cristianesimo, ma senza rinnegare  completamente quest’ultimo. In sostanza credere in Allah, ma  con il permesso di non dimenticare la figura quanto meno storica di Cristo. Una posizione teologica questa, che troverebbe conferma in base ad una diversa interpretazione delle parole di  Giovanni, che riportando il discorso di  addio di Gesù ai discepoli, lasciò detto:” Io pregherò il padre perchè vi lasci un Consolatore che rimarrà  con voi per sempre “. Frase questa del Consolatore poi diventata, secondo il cristianesimo, lo Spirito Santo, interpretato però in modo diverso dagli islamici. Che l’hanno infatti corretta  nel superlativo: Lodatissimo, attraverso una più accurata e veritiera traduzione dalla lingua greca. E poichè Maometto di nome fa Muhammad o anche Ahmad, che vuol dire appunto il Lodatissimo, questa sarebbe la giustificazione teologica verso una accettazione della nuova religione, da parte di questi teologi cristiani, pur di ottenere in cambio la non completa cancellazione della loro antica fede. A questo punto gli irriducibili cristiani rimasti, potrebbero gridare all’eresia, ma questo non è più il tempo della libertà religiosa, né dei diritti civili. La piazza infatti pullula di  guardiani della fede con tanto di scimitarra al fianco che non è solo un’arma simbolica, in quanto rappresenta il mezzo più nobile per mozzare qualche testa, seduta stante, a chiunque faccia professione di infedeltà. La piazza, dicevo, brulica di persone. Gli uomini si riuniscono in piccoli gruppi con la testa avvolta nel Kefiah ed il corpo coperto da una tunica che arriva fino ai piedi. In questo periodo, siamo d’estate, questo lungo peplo appare di colore bianco ed è costituito da un tessuto leggero, tipo cotone o lino. Parlano a volte in modo concitato con voce ondulante tipicamente aspirata secondo  il loro costume, ma che dico, secondo la nuova lingua che tutti dobbiamo imparare per non rischiare emarginazioni sociali e punizioni anche corporali. Ondulante, dicevo, a proposito della voce, perchè i toni sussurrati che sembrano confidenziali, si alternano ad altri gridati, tipici  dell’incostanza dei moti dell’animo di queste persone. Le donne invece non fanno gruppo e silenziosamente ed in modo isolato, si dirigono verso i numerosi banchi di generi alimentari, situati  soprattutto ai margini della piazza. Anch’esse vestono secondo i loro costumi tradizionali. Ma quasi nessuna indossa il burqa, destinato solo ad una ristretta minoranza, sostituito invece dal niqab che lascia almeno scoperti gli occhi. Questo per le donne più integraliste. Le altre indossano invece il tradizionale velo nero, detto chador, che copre  capo e fronte per poi ricadere sulle spalle. Solo le più giovani portano un velo- foulard che lascia intravvedere il viso, generalmente dai lineamenti regolari ed armonici, solcati da due occhi neri e fiammeggianti, apparentemente dimessi perché quasi sempre rivolti verso il basso. Capita però che quando modificano la loro inclinazione, alzandosi a livello d’uomo, le fiamme di fugaci sguardi, accesi da improvvisa curiosità, divampano per un attimo, per poi ritornare prontamente a spegnersi abbassandosi, causa la ricomparsa di pensieri diventati usati. Misteri questi delle donne arabe. I banchi di genere alimentare che con i propri odori saturano l’aria, rappresentano, come detto, la meta di queste donne, tutte avvolte da tuniche lunghe ed ampie che scendono verso la caviglia e non lasciano intravvedere né curve né sporgenze di corpi. I quali più che vedersi devono essere immaginati per accendere sentimenti e passioni, tipiche della mentalità araba, maschile o meglio maschilista. Odori si diceva che oltre l’aria, saturano anche il naso incapace di decifrare quella complessa miscela di sensazioni odorose che producono un effetto grave e greve, causa una mescolanza di ingredienti, in cui si riconoscono rispettivamente il dolciastro della frutta secca, quali noci, datteri , fichi, mandorle e pistacchi. Segue la nauseante esalazione delle carni, rappresentate da agnello, pollo, manzo e cammello.  Quindi l’acre vellichio dei formaggi bianchi e fermentati, dello yogurt, della panna un po’ rancida, dell’olio di oliva e del succo di limone mescolato al prezzemolo, all’aglio, alla cipolla e alla menta. E poi l’aroma dei pani, della farina, del semolino. Gli effluvi esotici delle numerose spezie, quali, timo, sesamo, curry, zafferano curcuma, cumino, cinnamomo. Infine la grezza freschezza dei legumi, lenticchie, favi, ceci e degli ortaggi quali i cetrioli, melanzane e zucchine , per finire con il succoso ed arioso profumo della frutta fresca fra cui mele, fichi e melograni .A questo punto la cronaca clandestina del futuro religioso, per ragioni di sicurezza, deve interrompersi e ritirarsi verso la clandestinità.  Senza dimenticare di citare in extremis, la frase dell’apostolo Luca quando si chiedeva se il Figlio dell’uomo, troverà ancora la fede, quando con la parusia ricomparirà sulla terra. A cose viste, questa cronaca  non può fare a meno che registrare tutto il dubbioso interrogativo di questa profezia. Per intanto Salam. 

Cronaca del futuro religioso da parte di un anonimo

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