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Giovedì, 25 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Dove va la chiesa? A sinistra

Domanda e risposta nel titolo per evidenziare un aspetto che riguarda non solo la Chiesa, ma la percezione che di questa ha la gente in genere e soprattutto i fedeli. Le cose del mondo cambiano e lo sappiamo, ma che perfino le cose sacre subiscano la stessa sorte delle questioni terrene, lascia alquanto perplessi. Ogni fatto che accade ha una sua causa, ma a volte anche più cause. Nella Chiesa, a proposito del cambiamento, queste ultime sono diverse. Non mi metto nelle vesti dello studioso di teologia, ma rimango dentro i mie panni che mi fanno ad osservare le cose del mondo, per esprimere le mie impressioni sulla nuova impostazione, sia comportamentale di molti preti, sia dottrinale se ci riferiamo al Papa. Cominciamo allora con i comportamenti di molti preti. Abbandonata la tonaca e anche il clergyman,  preferiscono vestire abiti normali con un unico distintivo che li individua presso la gente per quelli che sono: il crocefisso al collo. Ma nemmeno questo è sempre presente o visibile. Confondersi con la gente e condividerne le ansie ed i tanti problemi della vita, costituisce il  loro messaggio comunicativo. In fondo siamo tutti uguali, si dice nei mass media, e la vecchia distinzione crociana fra forma e sostanza è ormai passati di moda. Forse anche per questo, si è affievolita la cultura in quei luoghi, i seminari, dove lo studio costituiva la vera linea di difesa nei confronti delle cose del mondo. Inutile negarlo. Per contrapporre una verità, quella rivelata, a quell’altra relativa che la vita quotidiana ci offre con i suoi allettamenti ed anche i suoi problemi non sempre superabili, bisognava avere due linee difensive: la fede e la cultura religiosa. In modo che la prima influenzi la seconda e questa sia a sua volta influenzata.  Sulla fede non voglio mettere lingua, in quanto trattasi di una convinzione molto personale. A volte piena, sentita e totalizzante, altre volte oscillante perché di tanto in tanto tentata dal dubbio della ragione. Infatti anche i preti come tutti gli altri cristiani, convinti o meno, hanno il dono della ragione che può accrescere la fede ma anche diminuirla. Sul secondo aspetto, vale a dire riguardo alla cultura religiosa, invece qualche cosa va detto. L’impressione ascoltando i discorsi degli addetti ai lavori e soprattutto le omelie, rivela che qualcosa sia cambiato rispetto al severo e spesso affaticante studio professato nei vecchi seminari.  Dove le materie umanistiche e tutto il bagaglio dell’analisi in fatto di sacre scritture e della Bibbia , si estendeva alla comprensione dei testi ebraici, letti ed interpretati nella lingua originale. Tutto ciò rendeva i vecchi sacerdoti persone carichi di sapere e di motivazioni. Ed il sapere, lo sappiamo, influenza il comportamento e questo a sua volta la parola detta dal pulpito. Parlo delle omelie un tempo rigorosamente in linea coi testi sacri, i quali spesso citati, rivestivano le parole di quella sacralità che trovava conforto nelle testimonianze scritte dei padri della chiesa. Ho detto prima che il mondo cambia, cosicchè come la scuola laica, e mi riferisco specialmente al liceo classico, ha un po’ diluito i programmi culturali di un tempo, lo stesso processo sembra si sia insediato anche nei seminari. Le cause dicevamo.  Ebbene prima di tutto, va citata, la carenza di numero dei seminaristi che verosimilmente bisogna aiutare a far compiere tutto il ciclo degli studi, senza guardare troppo per il sottile, onde scongiurare il rischio di perdere per strada qualcuno. Subito dopo vengono quelli toccati dalla fede e dalla vocazione in età adulta, che con altri studi e professioni alle spalle, vengono per così dire sanati attraverso una preparazione ad hoc impietosita e dunque accelerata. Infine da non sottovalutare, la nuova impostazione dei seminari che risentono delle cose del mondo. Non più baluardi di coerenza e intransigenza spirituale nel loro alto carico di preparazione negli studi, rispetto alla più modesta cultura dei laici, ma strutture permeabili alle idee e alle mode. Quelle che vengono dal di fuori dei luoghi di culto e che riguardano i nuovi aspetti della cultura scientifica, la quale  obbliga a rivedere  ed aggiornare certe convinzioni religiose, rendendole meno certe. Cosicchè l’impressione è quella di una contaminazione, sia in fatto di fede attraverso le nuove aperure nei confronti di altre religioni, quella protestante in primis, sia in fatto di considerare il mondo per quello che è e non per quello che dovrebbe essere o diventare secondo le scritture. Un doppio sincretismo allora si è fatto strada nella cultura della nuova Chiesa. Da una parte la necessità di ammorbidire le proprie convinzioni attraverso l’accettazione di quelle altrui, con una particolare attenzione verso il neopaganesimo della dea terra. Dall’altra, una forma di compensazione nei confronti della vecchia turris eburnea dei seminari, troppo acculturata, da cui deriva la vocazione a scendere dal pulpito, per mettersi a contatto delle cose del mondo e a condividerne le sorti. In riferimento soprattutto all’ecologia, oggi cultura dominante, ed a tutte quelle esigenze economiche che questa società edonistica, basata sul  profitto, ed oggi entrata in crisi, non può più soddisfare. Crisi economica, ma non solo. Il mondo globalizzato ha cambiato il volto di ogni singolo paese. Ci si può spostare facilmente e le migrazioni sono diventate di massa. Non solo per motivi umanitari legati alle guerre, ma semplicemente per migliorare le proprie condizioni economiche. Lo ricordano le tante immagini che la pubblicità ci propina, urbi et orbi, in quanto ognuno ha l’opportunità, attraverso un semplice smartphone di mettersi in contatto con chiunque, al fine di cogliere il messaggio  virtuale che  illustra la possibilità o l’illusione di una vita migliore. In tutto questo contesto, diventa sempre più difficile mantenere fermo il concetto del sacro e preservarlo dalla mescola con il profano. Gli esempi sono sotto i nostri occhi e una confusione fra vecchi e nuovi insegnamenti, sta invadendo la Chiesa. A cominciare dal Papa, diventato famoso per quel: chi sono io per giudicare, il quale fra immigrazione libera anzi indiscriminata, non sembra valutare gli eventuali disagi sociali che il fenomeno produce.  Inoltre l’apertura verso altre religioni, quella islamica in particolare, oltre al già citato protestantesimo, senza una chiara discriminante dottrinale, sembra confondere i fedeli più che convincerli che le cose anche in fatto di fede siano sempre immodificabili, come un tempo sembravano. Per ultimo la esposizione, durante il sinodo amazzonico, in occasione della processione in San Pietro, del simbolo della madre terra , il Pachamana, accanto ai simboli cristiani, offre una interpretazione di un  tutto uguale, in fatto di sacralità ,che sembra voler sconfessare principi, scritture,  tradizione e simbologie.  Al Papa fanno seguito altri religiosi fra cui, per citare il più recente, il cardinale di Bologna Matteo Maria Zuppi che  nel suo libro di prossima pubblicazione, scende dal piedistallo dottrinale  per immergersi nel flusso delle opinioni politiche. Queste le idee manifestate. Essere contro il sovranismo, il populismo e la cultura di destra che si macchia del peccato di chiudere i porti e, secondo il porporato, non lesina la bestemmia quando sostiene: “prima gli italiani” in merito all’assegnazione della casa. I casi che dimostrano quanto detto circa la posizione della Chiesa, ma non tutta per la verità, autorizzano a pensare che sia tutta presa dal desiderio di rivolgere il suo magistero solo verso la terra. La dimostrazione più autentica ce la dà don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro (Pistoia) che ha trasformato la sua chiesa in un dormitorio per immigrati. Con l’esito che la messa si rivolge al popolo fatto soprattutto di islamici, i quali si offendono quando assistono al versamento del vino nel calice durante la consacrazione, mentre i pochi presenti, rimasti di fede cristiana, non sanno più cosa dire e fare. Ebbene a proposito della Messa la formula di chiusura, l’ite missa est, non si accompagna ad un canto sacro tipo: Salve Regina, ma ad un perentorio Bella Ciao. Dove va allora questa Chiesa?  Come ho detto nel titolo va a sinistra ed è buona cosa gridarlo, sperando, così facendo, in una  sua resipiscenza come del resto nei secoli  la stessa Chiesa ci ha abituati.           

Dove va la chiesa? A sinistra

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