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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

E’ l’ora dei conti (e di Conte)

Dicono che la matematica non sia un’opinione. Vero. Ma lo diventa quando leggendola, attribuiamo alle cifre significati diversi in base alle nostre convinzioni che nulla hanno a che fare con le leggi matematiche. Le quali nella loro chiarezza stanno lì immobili e sicure, perché convinte che niente e nessuno possa cambiarle di significato. Invece no, perché dobbiamo fare i conti (sembra un paradosso questo) con la politica. Una cosiddetta branca della scienza questa (altro paradosso con la matematica) che invece cambia, se non i numeri ed i conti, la loro interpretazione. Nulla di nuovo, per la verità, perché anche la psicologia aiuta a modificare le carte in tavola, intese in questo caso, come numeri. Mi riferisco all’esempio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, che risente del nostro stato d’animo. Il livello del liquido nel contenitore, è sempre uguale e non cambia, ma si modificano le nostre valutazioni a seconda del nostro temperamento, legato alle emozioni del qui e ora. Insomma se siamo ottimisti, il bicchiere ci sembra quasi pieno o in fase di riempimento, se viceversa l’umore risente troppo delle nostre preoccupazioni, lo feriamo regalandogliene un’altra. Ed il bicchiere ci appare miseramente vuoto. Politica e psicologia vanno dunque d’accordo e spesso la matematica batte in ritirata. Lo vediamo anche oggi con l’insediamento del nuovo governo, chiamato giallo verde, due colori che infatti non impensieriscono. Il giallo perché neutro o quasi, il verde perché rimanda alla speranza e quindi ad un futuro che potrebbe virare dal verde al roseo. I conti dicevamo. Quelli proposti si riferiscono alla flat tax e al reddito di cittadinanza che secondo le stime presupporrebbero lo sborso di una cifra di un centinaio di miliardi, uno più uno meno. Ma questo particolare poco importa, come pure poco credito ha (in questo caso nel senso matematico) il nostro indebitamento che ha ormai raggiunto cifre astronomiche difficilmente traducibili in numeri. Basti dire che ognuno degli italiani contrarrebbe un debito pubblico di circa 40 mila euro a testa non appena messo in culla. Quisquilie. Dalle statistiche risulta che gli italiani sono poco forti in matematica, viceversa più votati alle materie letterarie, filosofiche e psicologiche che alla politica prestano il fianco in modo da far quadrare, se non i conti, le nostre convinzioni. Secondo le quali come ebbe a dire Flaiano, le cose nel nostro paese se sono gravi, anche in termini numerici, in realtà non sono serie. I conti infatti per farli quadrare c’è sempre tempo e noi che non amiamo prenderci la responsabilità di fare i calcoli, preferiamo dilungarli all’infinito e affidarli alla sorte. Meglio ancora allo stellone italico di andreottiana memoria, che ci toglie l’ansia dell’oggi per farci credere che le cose cambieranno in meglio domani, anche se non sappiamo come. Dai conti passiamo al governo Conte, un avvocato anche lui poco avvezzo alla matematica e per la verità poco addentro pure alla politica, di cui finora è risultato immune o quasi. Sui conti (la matematica) non è probabile, vista la sua cultura professionale, che voglia farsi una preparazione con dei corsi accelerati, ma sulla politica la cosa cambia , se non altro perché il suo ruolo istituzionale lo costringerà a rimediare alla sua attuale carenza. Per la verità una prima prova, l’ha dimostrata, superandola, nel suo discorso di insediamento alle Camere. Parlata asciutta, senza enfasi, dai toni non eccitati, quasi calmi, ha preferito dilungarsi nel tempo (un’ora e 12 minuti il discorso al Senato) ed enumerare temi, quelli che verranno trattati dal prossimo governo, furbescamente, anzi politicamente, senza addentrarsi in ognuno di questi. Nessun numero, sempre a proposito della matematica, è stato citato, perché come detto i numeri non fanno parte della sua cultura. Viceversa una genericità di propositi e di buone intenzioni lo hanno sorretto nel suo lungo esercizio oratorio. Se fosse stato un politico di lungo corso, avrebbe dimostrato tutta la sua capacità nel dire senza dire, un po’ alla stregua di un De Mita che nel parlare senza farsi capire ha rappresentato il meglio del politichese italico, immerso nel bizantinismo della forma e nell’oscurità della sostanza. Ma appunto perché Conte non ha questi precedenti di scuola, il suo discorso, mi fa pensare, come sia adatto al ruolo. Infatti per la sua calma, il suo modo elegante di presentarsi, la bella e curata persona ed i toni del linguaggio tranquillizzante, senza pendere troppo da una parte o dall’altra, (men che meno dalla matematica), il personaggio ha suscitato un misto di ammirazione convinta da parte dei sodali governativi e una poco convinta opposizione da parte degli avversari politici. Presi forse in contropiede da questa figura atipica che buca il video per le qualità già espresse e che alla fine non riesce a risultare del tutto antipatico agli stessi avversari. Entriamo allora nel merito delle sue parole per fare un po' di semantica. Nessun accenno infatti alla rottamazione e al rottamatore per eccellenza, ( Renzi )ormai fantasma di se stesso, mentre gli accenni al cambiamento sono stati dati senza enfasi e senza soprattutto autocompiacimenti. Come a dimostrare che se il cambiamento è auspicabile non tutto il cambiamento lo è. Sul piano fisico individuale poi rappresenta una calamità causa l’invecchiamento. L’ipocrisia di non essere per niente cambiato, quando si incontra un amico di lungo corso, la dice lunga. Ma lo abbiamo già detto, la politica è un’altra cosa. E ritornando al discorso di Conte, il tono monocorde, ma fermo, inframezzato da applausi e da continui aggiustamenti dei due microfoni a dimostrazione della volontà di farsi udire più qualche aggiustamento con la mano dei capelli fluenti, di un colore corvino causa la loro ricaduta sulla fronte, in realtà hanno offerto di lui una l’immagine non sbiadita e per niente succube dei due viceministri al suo fianco, come avrebbero voluto alcuni oppositori. Se la matematica non è una opinione, anche l’opinione di questa figura ha sinceramente stupito e forse anche convinto appunto perché non in linea con le attese di un signor nessuno che avrebbe dovuto parlare, secondo i più, per riferire opinioni altrui, senza dimostrare alcuna autonomia di pensiero. Troppo presto per valutarlo. Nuove prove lo attendono a livello internazionale (primo appuntamento il G 7) e nuove provocazioni e critiche in campo nazionale. Una di queste mi ha già colpito. Richiesto se si sentiva un collega di Renzi, in quanto da questo ultimo considerato tale, perché entrambi eletti Presidenti del Consiglio per nomina, senza il consenso di una elezione, così ha risposto con tono calmo, ma belligerante: Perché anche lui è un professore? Poca roba, lo so, ma potrebbe essere anche sufficiente per sgombrare il sospetto che Conte sia una pedina in mano ai due dioscuri, Di Maio e Salvini. Vedremo, il futuro ce lo dirà. Intanto mi tengo il mio proposito iniziale. Di numeri non ne ha parlato e il sospetto che sui conti, lo stesso Conte possa cadere è reale. Ma l’arte della politica in Italia è molto sofisticata e per tanti aspetti indecifrabile. E lui ha già dimostrato di poterla imparare. Che questo sia un merito è tutto da dimostrare, ma bisogna dimostrare anche il contrario, che la matematica alla fine sappia sconfiggere la politica. Tutto il nostro passato dimostra che non è cosi e gli esempi lo stanno a dimostrare. Ma fino a quando? La risposta è in politichese: Finché dura. 

E’ l’ora dei conti (e di Conte)

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